2023-08-01
I controlli sul Reddito partiti solo tre anni dopo i primi bonifici. L’Anci: mancano i dati
Le verifiche di Pasquale Tridico a scoppio ritardato. L’allarme lanciato dai Comuni: tempi lunghi per gli accertamenti sugli aventi diritto.«Sono in corso contatti tra l’Anci e il ministero del Lavoro per cercare di risolvere alcuni problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto (il cui termine ultimo è dicembre): in diversi casi il Reddito potrebbe quindi essere revocato e poi riattribuito. È quanto si apprende dall’Anci. L’Inps non avrebbe inoltre potuto mettere a disposizione tutti i dati dei beneficiari e ciò ha creato difficoltà ai Comuni nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili». È questo l’assist, forse non esattamente volontario, che ieri l’Anci ha lanciato attraverso le agenzie di stampa alle indagini in corso da parte della Corte conti sui meccanismi di controllo sulle richieste di accesso al Reddito di cittadinanza.Una conferma ulteriore che non solo qualcosa non ha funzionato, ma che il problema potrebbe ripresentarsi anche rispetto ai criteri usati per stabilire chi ha ancora diritto al Rdc da parte dello Stato e chi invece può e deve essere avviato verso il mondo del lavoro. E soprattutto, andranno stabiliti dei nuovi criteri di controllo per evitare che con l’assegno di inclusione che sarà introdotto sarà introdotto dal primo gennaio dell’anno prossimo, si ripetano le truffe che hanno caratterizzato il Rdc. Ricordiamo che per accedere alla nuova misura e famiglie dovranno dimostrare di avere un Isee entro i 9.360 euro e un reddito familiare sotto una certa soglia (per i single deve essere inferiore ai 6.000 euro, mentre in caso di famiglie più numerose può essere più alto), mentre il patrimonio mobiliare dovrà essere inferiore ai 6.000 euro.Con il reddito di cittadinanza, istituito nel 2019, i controlli a monte sono scattati molto in ritardo, in alcuni casi quasi alla fine del mandato come presidente Inps di Pasquale Tridico. La Verità ha potuto visionare una comunicazione interna all’Istituto che porta la data del 25 novembre 2022, nella quale si legge: «A partire dal corrente mese di novembre 2022, su tutte le nuove domande di Reddito di Cittadinanza presentate all’Inps, si tiene conto, in fase istruttoria, dell’esito delle verifiche effettuate confrontando il nucleo familiare autodichiarato in Dsu e quello risultante nelle banche dati dell’Anagrafe della popolazione residente (Anpr)». E ancora: «Nel caso in cui da tale confronto emerga una qualunque discordanza sulla composizione del nucleo, la domanda di Rdc viene posta automaticamente in sospensione al fine di consentire alle sedi territoriali competenti l’accertamento dell’effettiva non veridicità del nucleo medesimo […]». Solo «in una seconda fase, previa pubblicazione di apposito messaggio, il controllo su tale discordanza sarà esteso anche alle prestazioni già in pagamento». Il documento stabilisce anche in modo netto le responsabilità sui controlli: «Sarà dunque onere della Sede Inps competente accertare che il nucleo autodichiarato nella Dsu sia o meno mendace». Il documento recepisce le indicazioni contenute nella «direttiva del direttore generale n. 2 del 7 giugno 2022», che «prevede l’attuazione di controlli preventivi all’erogazione del reddito di cittadinanza, attraverso la valorizzazione delle informazioni contenute nei diversi archivi utilizzati dall’Istituto». Nelle stesse settimane, il 3 novembre scorso, mentre il nuovo governo aveva appena annunciato i nomi di viceministri e sottosegretari ed era ancora impegnato nella definizione delle loro deleghe, il Cda Inps ha proceduto a nominare o confermare nel ruolo tutti i dirigenti di prima fascia in scadenza: 40 poltrone, con retribuzioni che possono arrivare fino a 240.000 euro. Una scelta che, almeno per garbo istituzionale, poteva essere rinviata alla piena presa di possesso di uffici e dossier da parte del nuovo ministro Calderone. La decisione ha di fatto consolidato una squadra che godeva della fiducia dei vertici in carica in quel momento, Tridico in testa. Pochi giorni dopo, il dg dell’istituto, Vincenzo Caridi (nominato nel febbraio 2022 dall’allora ministro del Lavoro Andrea Orlando), ha avviato le procedure per il conferimento di tutti gli incarichi dirigenziali di livello non generale: oltre 200 incarichi. Una pratica risolta in poche settimane, visto che il direttore generale dell’ente il 15 dicembre 2022 ha proceduto ad attribuire tutti gli incarichi e ad assegnare tutti i dirigenti alle rispettive strutture centrali e territoriali, a partire dal primo gennaio 2023, completando il processo di riorganizzazione complessiva approvato da Tridico e dal Cda in piena crisi di governo. Ricordiamo che nell’ottobre scorso La Verità aveva svelato che sulla scadenza del mandato di Tridico (che doveva durare 4 anni) si era scatenato un piccolo giallo, legato al fatto che la prima nomina è avvenuta in una fase di transizione senza che l’Istituto avesse un Cda, che è stato invece nominato durante il Conte 2 e che si è insediato il 15 aprile 2020. Per Tridico quindi c’era in ballo un anno in più di mandato a seconda che il calcolo del quadriennio parta dal 2019 o dal 2020. E, così, il 4 agosto, con le Camere sciolte il coordinamento legale dell’Inps aveva messo nero su bianco un «parere legale in ordine alla durata della nomina del presidente, prof. Pasquale Tridico» (che verrà poi contraddetto dall’Avvocatura dello Stato), in base al quale il calcolo partiva dal 2020 e lo invia a Caridi. Un attivismo che, unito a quello delle nomine, nei corridoi di via Ciro il Grande aveva suscitato non poca perplessità.
Jose Mourinho (Getty Images)