
Dal Sole 24 Ore arriva l'ennesimo allarme sull'«incertezza» che pesa sui mutui. Ma gli italiani sono solo prudenti: se il differenziale balla, loro sanno come tutelarsi.Qualunque cosa accada, l'essenziale è che gli italiani abbiano paura. A volte sembra questo l'approccio dei mainstream media. Intendiamoci bene: nessuno chiede (ci mancherebbe altro) letture edulcorate o chiavi interpretative di minimizzazione o sottovalutazione degli eventi: ma nemmeno il contrario. Se ogni giorno annunci la fine del mondo, e poi - regolarmente - la fine del mondo non arriva, l'unico effetto è una perdita generale di attendibilità dell'allarme. Ieri Il Sole 24 Ore ha scelto come apertura della prima pagina il titolo: «L'incertezza fa paura: corsa ai mutui a tasso fisso». Incasellando in una cornice di paura un articolo (fa piacere sottolinearlo) corretto, documentato, fattuale, staremmo per dire ineccepibile, firmato da Vito Lops, che riassumiamo subito, e che a sua volta evocava dati e statistiche di Mutuionline.it, il sito osservatorio che analizza e compara le offerte di mutuo esistenti. E che veniva fuori? Quattro cose. Primo: che per l'acquisto della prima casa gli italiani, a larghissima maggioranza, stanno puntando su mutui a tasso fisso, fino all'89% dei nuovi prestiti ipotecari e al 92% sulle operazioni di surroga, mentre fino a 4 anni fa il variabile aveva il 60% delle preferenze. Secondo: che il costo del variabile è oggi piuttosto basso (in media un mutuo variabile di 20 o 30 anni costa lo 0,83%, contro l'1,92% medio del fisso). Terzo: che essendo i variabili così bassi, ragionevolmente potranno salire in futuro. Quarto: che anche i mutui a tasso fisso sono ai minimi di tutti i tempi, sotto il 2% e in qualche caso sotto l'1,5%.E allora come interpretare le scelte degli italiani? È certamente legittimo (come fa il titolo del Sole) ragionare sull'incertezza del futuro che spinge tutti alla scelta più tranquillizzante. Però è altrettanto legittimo obiettare che si tratta di un comportamento perfettamente razionale da parte di cittadini e risparmiatori: so che i mutui variabili molto probabilmente avranno tassi in salita, vedo che oggi i fissi sono molto convenienti, e quindi scelgo la seconda opzione. Tra l'altro, per anni si sono fatte campagne per invitare gli investitori a scelte informate e prudenti, e non si vede perché sorprendersi se i comportamenti vanno effettivamente in questa direzione. Da tempo un po' tutti hanno ammonito contro le scelte di investimento emotive e disinformate, e ora ci lamentiamo se gli italiani puntano sulla razionalità e sulla sicurezza?Abbiamo riportato questo caso come testimonianza di un fenomeno più generale, assai curioso e frequentissimo anche in ambienti teoricamente liberali, e che dunque dovrebbero essere vaccinati contro gli approcci faziosi e propagandistici. Nelle lunghe settimane in cui sembrava che il governo fosse pronto allo scontro con la Commissione europea sul deficit e sulla manovra (scelta giusta o sbagliata: non importa ai fini del ragionamento), si descriveva un'apocalisse imminente e inevitabile: ecco, arriva la procedura d'infrazione, i mercati ci puniranno subito, falliranno le aste dei titoli, anzi (peggio!) i titoli saranno classificati come «junk». E l'ombra del default già aleggiava sui palinsesti televisivi e radiofonici, oltre ad allungarsi minacciosamente sulle pagine dei giornaloni.Ora che (anche qui: giusto o sbagliato non interessa) le cose sembrano aver preso una piega diversa, con la possibilità di un compromesso - vedremo di che tipo - tra Roma e Bruxelles, è come se, in qualche redazione, in qualche circolo, e nelle echo chambers dei social network, spirasse un venticello di delusione. Ma come, non c'è più il default? Ci hanno tolto l'argomento? Tocca rifare la scaletta della trasmissione, e forse pure il palinsesto dei programmi? Ecco, ci siamo permessi di sorridere (senza malizia), ma il problema c'è. Serve equilibrio. L'Italia è un Paese grande e forte, un Paese del G8, la seconda economia manifatturiera dell'Ue: chiunque la governi, e chiunque sia all'opposizione pro tempore. Forse varrebbe la pena di abbandonare i millenarismi, gli apocalittismi, e di concentrarsi tutti su un unico tema: la crescita. Sta lì il vero rischio per l'Italia. È valso per il vecchio centrodestra, per il vecchio centrosinistra, per i tecnici, e ora anche per i gialloblù: la vera sfida è evitare di restare prigionieri degli «zero virgola», di una crescita anemica, di un Pil che stenta. Tutti - a partire dai media di opinione - dovrebbero offrire alla discussione pubblica ricette «sviluppiste»: a seconda delle culture e degli orientamenti, più orientate ai tagli di tasse o agli investimenti pubblici. Ma sarebbe il caso di discutere di questo: invece che terrorizzare lettori, telespettatori, radioascoltatori.
Stefano Benni (Ansa)
L’autore di «Bar Sport», poliedrico e ironico come i suoi personaggi, è morto a 78 anni.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
Cristiana Ciacci unica figlia dell’Elvis italiano e la sofferenza per la separazione dei genitori: «Seguire lui ai concerti era il solo modo per stargli vicino. Mamma lo lasciò prima che nascessi. Lei era hostess. E io stavo con le tate».
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.