2019-06-03
Roberto Calderoli: «Contratto di governo? Io ci credo ancora. Ma diamoci dei tempi»
Il vicepresidente del Senato: «Con certi grillini non si può parlare. Agli altri dico: fissiamo un cronoprogramma sulle cose da fare».Roberto Calderoli è un veterano della militanza politica e insieme dell'impegno istituzionale. Leghista da sempre, tre volte ministro, otto volte parlamentare, è un vicepresidente del Senato apprezzatissimo trasversalmente per la correttezza e l'efficacia quando siede sullo scranno più alto di Palazzo Madama. Ha accettato di conversare a tutto campo con La Verità: di politica e anche della vita, che resta - fortunatamente - una cosa più grande della politica. Senatore, si legge che è iniziata la fase due del governo, con Matteo Salvini premier de facto. È vero?«Ma no, queste sono le sciocchezze di alcuni giornali che creano queste fantasie, sperando - ci provano da un anno - che Lega e M5s rompano».Facciamo un check up a tutti i protagonisti. Luigi Di Maio, pur confermato dal voto sul sacro blog, esce ammaccato. Riuscirà ad accettare il nuovo ruolo di junior partner?«Francamente, a me di tutto questo interessa fino a un certo punto. Mi interessa invece moltissimo aver partecipato alla scrittura di un contratto di governo di cui sono assolutamente convinto, e che vorrei fosse rispettato. Semmai, mi preoccupa il fatto che in Italia si voti in continuazione, cosa che crea ansia e nevrosi… Non a caso avevamo puntato sull'election day. E invece qui ci sono elezioni ogni mese: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Sicilia, poi le europee…».E quindi le fibrillazioni diventano costanti.«Eh, tutto questo non aiuta a lavorare senza distrarsi. Aggiunga una campagna elettorale con l'assurdo (mi assumo la responsabilità di quel che dico) di un sistema proporzionale con ben tre preferenze. È demenziale: così hai attriti con i partiti di opposizione (e va bene), attriti con quelli di maggioranza, e pure attriti dentro ogni partito!».In una situazione «normale», i grillini avrebbero negoziato con Salvini sul terreno delle proposte. Ok Matteo, accettiamo le tue tre proposte, ecco le nostre due… Non sarà che invece (manette a parte) scarseggiano un pochino di proposte potabili? «Mah… Loro hanno una parte di classe dirigente con cui si può parlare, ragionare e anche lavorare. E non sono necessariamente quelli in prima fila o quelli che appaiono di più. Poi c'è una parte più ideologica (forse per età, non a caso spesso sono membri della Camera) che a volte antepone l'ideologia ai fatti. Pensi all'autonomia: quando mi dicono che creerebbe Regioni di serie A e Regioni di serie B, mi viene da dir loro: “Ma avete letto il testo?"».Lo dico a chi è ormai un veterano delle istituzioni e della politica. Non è che i grillini sono arrivati impreparati alla prova del governo? Per stare all'opposizione, gridare può esser sufficiente. Ma se sei in maggioranza, prima o poi arriva il conto del non essere pronti.«Vede, l'errore sta nel concetto dell'“uno vale uno". Chi è preparato deve contare di più. Lo ripeto: loro hanno delle potenzialità, spero le esprimano».E veniamo a Salvini. È stato il trionfatore delle elezioni. Adesso però deve evitare le sabbie mobili romane, la melina di alleati e palazzi…«La melina abbiamo già dovuto affrontarla. Eppure, nonostante la melina, in un anno abbiamo fatto cose straordinarie: immigrazione, cambio della Fornero, l'avvio della flat tax per le partite Iva, la legittima difesa, la pace fiscale… Salvini ha agito davvero da ruspa. Tra l'altro, doveva vederlo qualche giorno fa a Bergamo: è salito davvero su una ruspa, era tanto grande che faceva paura a vederla».Un cronoprogramma e delle scadenze serrate potrebbero aiutarvi a rendere più cogenti gli impegni? A giugno si fa questo, a luglio quest'altro, e così via?«Ecco, questo è un mio rimpianto rispetto a quando abbiamo scritto il contratto di governo. Io volevo inserire un cronoprogramma assolutamente dettagliato (i primi 100 giorni, il primo anno, eccetera), purtroppo non ci sono riuscito. Dico: facciamolo ora, o almeno mettiamo in fila la sequenza delle priorità».È possibile gestire un governo senza avere i ministri dell'Economia e degli Esteri? «Quando abbiamo costruito l'assetto di governo, un anno fa, non era una soluzione momentanea. Era l'assetto per 5 anni».Rapporto con l'Ue. Come spiega la pervicacia della Commissione uscente? Hanno gli scatoloni in mano, e invece prendono iniziative provocatorie verso l'Italia.«Lei conosce la favola della rana e dello scorpione. Attraversando lo stagno, pure allo scorpione converrebbe che la rana non morisse. E invece la punge e dice: “È la mia natura". È nella natura di questa Ue il colpo di coda. La verità è che è cambiato qualcosa rispetto a uno Stato fondatore determinante anche in termini di Pil, come siamo noi, che oggi esprimiamo una visione diversa da Bruxelles, e loro reagiscono così…».Intuisco che, se si deve andare a uno scontro, è meglio farlo sulla flat tax, quindi su un grande choc fiscale, anziché su qualche zero virgola.«Prim'ancora della flat tax, il punto è che tu devi dare la possibilità a un governo che ha impostato il suo programma di realizzarlo. Poi saranno gli elettori, dopo 5 anni, a dare il loro giudizio. Ma non puoi avere una letterina ogni tre mesi, peraltro relativa al passato: la mandino a Paolo Gentiloni».Esaminiamo i mesi passati. Successi indiscussi su immigrazione e sicurezza, non a caso premiati dagli elettori. Ma non è stato un errore rinviare lo choc fiscale? Non era meglio giocarsi la prima finanziaria già «alla Donald Trump»? «Eh, ma noi abbiamo preso in mano il governo non a gennaio 2018, ma solo a giugno 2018, quindi era naturale che la prima manovra servisse essenzialmente a correggere la rotta. Dopo di che, già l'avvio di flat tax su piccole imprese e professionisti ha prodotto un risultato, con la creazione di numerosissime nuove partite Iva, mentre - su un altro piano - si otteneva la stabilizzazione di moltissimi contratti che sono divenuti a tempo indeterminato. Quindi non si tratta di un travaso dal lavoro dipendente a quello autonomo» Varrebbe la pena di riprendere in mano le riforme istituzionali, per avvicinarci a un sistema più «decidente», ad esempio sul modello presidenziale?«Abbiamo deciso di fare interventi puntuali: per la riduzione del numero dei parlamentari, per l'abolizione del Cnel (io stesso ne sono proponente e relatore). Invece di riforme complessive, difficili da valutare per l'elettore, e non a caso due volte respinte nei referendum, è meglio puntare su questioni singole e chiaramente giudicabili dai cittadini. Poi, come opinione personale, io trovo sconvolgente che noi eleggiamo tutto tranne il presidente della Repubblica... Non è un caso se le cose siano sempre andate in un certo modo. Ma il frutto va colto quando è maturo. Ora le priorità sono tasse e occupazione».Autonomia. I grillini ci staranno? In fondo, è una riforma moderata, vuole fare chiarezza sulle competenze concorrenti, quelle che ballano tra Stato e Regioni creando confusione.«Qualcuno ha voluto spaccare il capello in dieci, anziché in quattro, e poi si è dimenticato di esaminare il capello. Se uno leggesse i testi, scoprirebbe che l'allarme è totalmente infondato. Ora, passate le elezioni, confido che anche qualche ministro legga meglio e con più calma».Senatore, nel corso di una recente seduta del Senato in cui si votavano misure di sostegno alla ricerca anti cancro, lei ha commosso l'Aula dicendo: «Il caso ha voluto che a presiedere sia una persona che il cancro ce l'ha avuto e da sei anni e mezzo lo sta combattendo»…«Nel 2013, mi ha chiamato il mio addetto stampa dicendo che era arrivata la notizia della mia morte. Il giorno dopo sono andato a fare un comizio, ero con Giulio Tremonti, e l'ho raccontato dal palco…».Ed è in battaglia da tanto…«In questi 7 anni, ho subìto otto interventi e un numero imprecisato di ricoveri. Ma ho cercato di fare tutto a Natale, a Pasqua, o nella pausa estiva, in modo che non ci fosse mai la mia assenza dagli impegni. Certo, ad agosto mi capitava, sotto un sole rovente, di indossare la giacca, per coprire micropompe e drenaggi. Qualche volta sono stato anche male sul palco».Ma adesso la trovo in gran forma.«Esco da una campagna elettorale anche con cinque comizi al giorno, ed è andato tutto bene. E guardi che l'ultimo intervento l'ho fatto ad aprile».Vogliamo dare un messaggio di speranza? Combattere e nel frattempo continuare a coltivare le proprie passioni, proseguire il lavoro con «normalità», è già una guarigione?«Certo, è così. E dico anche: rivolgetevi alle strutture adatte. La prima volta che sono stato operato, mi avevano detto: sei guarito. E invece il tumore era ancora lì a invadermi la pancia».Riesce a spiegare ai suoi colleghi più giovani che la vita è più grande della politica e dell'ambizione di un momento? «Vede, queste disgrazie capitano a tutte le famiglie italiane: uno lo impara sulla sua pelle. Ai giovani impegnati in politica dico: studiate, siate preparati. Il primo dovere che uno ha verso i suoi elettori è essere una persona in grado di realizzare ciò che ha promesso. Studiate. Studiate la Costituzione, i regolamenti, le leggi. Studiate».
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».