2018-09-20
Conte si tiene il consigliere sulla Brexit di Gentiloni
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Buona parte dei funzionari dell'ufficio diplomatico dell'ultimo esecutivo sono rimasti a palazzo Chigi. Tra questi Pierluigi D'Elia, già nel team di Marco Piantini, collaboratore dell'ex premier dem. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ereditato dal suo predecessore Paolo Gentiloni del Partito democratico buona parte dei funzionari all'ufficio diplomatico. Lo si legge nell'organigramma di Palazzo Chigi che La Verità ha potuto consultare. Tra questi c'è il consigliere per la Brexit. Si tratta di Pierluigi D'Elia, diplomatico che già faceva parte del team guidato dall'ex consigliere per gli Affari europei Marco Piantini, già impegnato con l'ex premier Matteo Renzi sempre sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.Durante il governo Gentiloni era Piantini a guidare il coordinamento interministeriale sulla Brexit, mentre proprio D'Elia aveva l'incarico di gestire le attività inerenti. Con Conte il coordinamento è passato nelle mani del consigliere diplomatico Pietro Benassi, da poco tornato a Roma dopo l'esperienza all'ambasciata italiana in Germania. Benassi era stato ambasciatore in Tunisia e poi capo di gabinetto della Farnesina durante il periodo di Emma Bonino, quando questi era ministro del governo guidato da Enrico Letta.D'Elia in passato è stato consigliere Mertens, cioè braccio destro del rappresentante permanente aggiunto a Bruxelles, prima di essere distaccato in Romania e Libia, per poi rientrare a Roma alla direzione generale per l'Unione europea del ministro degli Esteri. Fonti della Farnesina lo raccontano come un grande conoscitore della macchina burocratica e normativa europea, oltre che come il più giovane esponente di un gruppo europeista «storico» in seno alla direzione generale per l'Ue della Farnesina. Si tratta di una filiera dalla quale provengono ambasciatori come Rocco Cangelosi, già rappresentante dell'Italia all'Ue e consigliere diplomatico al Quirinale con Giorgio Napolitano, Ferdinando Nelli Feroci, oggi presidente dell'Istituto affari internazionale e in passato commissario europeo nella Commissione Barroso II, Vincenzo Grassi, ex capo dipartimento per le Politiche europee presso Palazzo Chigi, Armando Barucco, che fu anche lui consigliere Mertens a inizio carriera, e Raffaele Trombetta, da inizio 2018 ambasciatore d'Italia nel Regno Unito. Ciò che accomuna Benassi e D'Elia, oggi assieme alla corte di Conte, sono i tratti europeisti e l'esperienza, oltre che in materie comunitarie, nel Mediterraneo, area di grande interesse per il governo M5s-Lega. Due partiti che di Brexit avevano cantato elogi, salvo poi, trovatisi a Palazzo Chigi, impostare la marcia indietro per cercare di mandare i britannici più vicini possibili. E per fare questo, il premier si è attorniato di esperti di affari comunitari.Nel frattempo al tavolo attorno al quale si sono seduti ieri sera per oltre quattro ore i capi di Stato e di governo europei in vista del vertice straordinario dell'Unione europea a Salisburgo, in Austria, si è parlato di immigrazione ma non di Brexit. «Solo al termine della cena il premier (britannico, ndr) Theresa May ha spiegato la posizione britannica sottolineando che non ci sarà un nuovo referendum», ha spiegato Conte.La situazione è complessa. Per l'Italia, per esempio, è la Farnesina guidata dal ministro Enzo Moavero Milanesi - gran conoscitore della macchina europea grazie alla sua lunga esperienza nelle stanze di Strasburgo e Bruxelles - a partecipare al Consiglio affari generali, quello che coordina i preparativi per le riunioni del Consiglio europeo oltre ad avere un ruolo centrale nei negoziati tra Regno Unito e Unione europea.I contatti tra Roma e Londra, facilitati dall'ambasciata britannica a Roma, sono ben avviati, come racconta la telefonata della May a Conte di metà agosto. Un colloquio tenuto nascosto ai media, come raccontato da Buzzfeed e dalla Verità, durante il quale si era parlato di cooperazione in materia di difesa. È su questo punto che Londra cerca un alleato in Roma per la sua Brexit, ricordando che l'Ue ha bisogno per l'expertise britannico e facendo capire che il Regno Unito ha necessità di rimanere vicino ai 27 soprattutto l'accesso alle informazioni.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)