2020-05-17
Conte si piega a buonsenso e Regioni. Poi torna in tv a parlarsi addosso
Distanza di 1 metro ovunque, chiese escluse. Dal 15 giugno via libera a cinema e centri per l'infanzia. Il premier: «Rischio calcolato». Farsa sul decreto Rilancio non ancora approvato: arriverà un altro Dl per semplificarlo.Il governo si è piegato: alle Regioni e soprattutto al buon senso. Così, risultano messi in archivio i lunari protocolli di Inail e Iss, quelli che avrebbero trasformato una pizzeria in una capsula spaziale e un negozio di barbiere in una sala operatoria. La positiva ostinazione dei governatori ha prevalso, e il governo si è adattato ad accettare le linee di indirizzo che - in modo omogeneo - sono state avanzate dalle Regioni. Il decreto riaperture è stato firmato ieri da Sergio Mattarella ed è stato depositato in Senato.Giuseppe Conte, però, che ieri sera si è ripresentato in conferenza, ha provato a mettere le penne del pavone: «Affrontiamo la fase 2 con voglia di ricominciare». E ancora. «Affrontiamo un rischio calcolato». Conte ha evocato i tamponi, i test sierologici e la app Immuni (ma senza specificare quando sarà pronta). Poi l'avvertimento: «Abbiamo predisposto un piano nazionale di monitoraggio con dati che dovranno giungere dalle Regioni»: come dire, se qualcosa non andrà bene, non sarà colpa mia («Le Regioni saranno libere, ma se ne assumeranno la responsabilità»). Quanto al decreto Rilancio (tuttora desaparecido), ha detto che sarà un «ponte», e ha aggiunto che lavorerà a un decreto sulle semplificazioni (quindi già occorre semplificare il decreto che ancora non c'è?). Ha poi difeso Domenico Arcuri («Era pressoché impossibile procurarsi ventilatori e mascherine»), rivolgendo una battuta arrogante al giornalista di Rtl che lo ha interpellato («Se lei può far meglio, la terrò presente»), annunciato che il 15 giugno riapriranno cinema e servizi per l'infanzia e ha negato i rischi di spallate. Ma, tornando alla riapertura, Palazzo Chigi si è dovuto adeguare allo schema dei governatori. Con garbo, il documento regionale dichiara di porsi «in continuità con i criteri guida generali» di Inail e Iss, ma in realtà li rottama, a partire dal tema delle distanze: spariscono le ipotesi impraticabili dei 4 metri quadrati al ristorante e dei 5 metri in spiaggia tra le file di ombrelloni. E ci si orienta quasi sempre sulla distanza di 1 metro, rendendo omogenee e trasversali ai diversi settori merceologici le medesime indicazioni: misurazione della temperatura come possibilità (non come obbligo), privilegiare le prenotazioni e i pagamenti elettronici, mettere a disposizione prodotti igienizzanti, e così via. Ecco i dettagli. Per i ristoranti, sia nella disposizione di tavoli e posti a sedere, sia nelle consumazioni al banco, la regola è quella di 1 metro di distanziamento interpersonale. Non è consentito il buffet. Obbligo di mascherina per il personale e per i clienti quando non sono seduti. In spiaggia la regola è quella della distanza di 1 metro. Un ombrellone dovrebbe godere di una superficie di 10 metri quadrati, mentre i singoli lettini e sedie a sdraio (quando non collocati sotto l'ombrellone) sono sottoposti a una distanza di 1 metro e mezzo. Per le spiagge libere, si fa appello alla responsabilità individuale.Per gli hotel è prevista la frequente pulizia di ascensori e locali e la verifica degli impianti di ventilazione. Nei parrucchieri, obbligo di prenotazione, un metro di separazione sia tra le postazioni sia tra i clienti. Per il tempo della prestazione, in cui cliente e operatore staranno inevitabilmente a una distanza inferiore al metro, entrambi sono tenuti all'obbligo della mascherina. Superfici e attrezzi vanno disinfettati dopo ogni cliente. Nei negozi, regola generale di 1 metro di distanza. Clienti e commessi devono indossare la mascherina. Per l'abbigliamento, occorre mettere a disposizione dei clienti guanti monouso per toccare e scegliere la merce. Negli uffici aperti al pubblico, accesso tramite prenotazione. Regola generale di 1 metro di distanza. Dove ciò non possa essere garantito, obbligo di mascherina. L'attività di front office può essere svolta solo attraverso vetri o protezioni. Nelle piscine i clienti devono riporre vestiti e oggetti personali nella loro borsa. La densità di affollamento in vasca non deve superare i 7 metri quadrati a persona. Ovviamente, obbligo di cuffia e di doccia prima di entrare in vasca. In palestra, distanza di 1 metro in generale, e di 2 metri durante l'attività fisica. I clienti devono riporre vestiti e oggetti personali nella loro borsa. Dopo ogni uso, attrezzi e macchinari vanno disinfettati. Anche nei musei e nelle biblioteche obbligo di mascherina e di pianificare gli accessi e predisporre percorsi. Audioguide e supporti informativi potranno essere utilizzati solo se disinfettati dopo ogni uso. Per quel che riguarda le messe, non fa testo il documento delle Regioni, ma l'intesa (precedente) tra governo e Cei. Non si può entrare con temperatura superiore ai 37,5 gradi. Obbligo di indossare la mascherina e di igienizzarsi le mani all'ingresso con il gel che deve essere a disposizione. In linea generale, è il parroco a stabilire la capienza, considerando solo i posti a sedere, e almeno un metro davanti e di lato. No al segno di pace. Comunione consegnata sulla mano. Nessun «amen» pronunciato a voce. Distanza di un metro e mezzo in fila, e obbligo di mascherina prima e dopo la comunione.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi