2019-10-24
Conte assolve gli 007: «Estranei al Russiagate». Ma c’è un buco di 2 mesi
La difesa dopo il Copasir: «Mai sentiti né Donald Trump né William Barr, contattato da canali diplomatici a giugno». Con chi ha parlato fino ad agosto? L'attacco a Matteo Salvini.La facilità nel cambiare casacca ha reso, evidentemente, il premier Giuseppe Conte più flessibile nel valutare la controparte. Così, dalla conferenza stampa di ieri sera sullo spygate, seguita all'audizione di fronte al Copasir, si apprende che Conte ha da subito inteso che la richiesta di informazioni su presunti illeciti dei servizi su territorio italiano pervenuta da William Barr non fosse nella veste di politico e ministro della Giustizia Usa, ma in quella di attorney general. Conte ha così spiegato davanti ai microfoni che Barr «ricopre anche l'incarico di responsabile e controllore dell'Fbi, una delle 16 agenzie d'intelligence a stelle e strisce». In quanto tale «l'Fbi fa controspionaggio anche all'estero». Il distinguo serve al nostro premier per spiegare che non ci sarebbe stato nessun legame diretto con Barr e tanto meno con Donald Trump. Non solo Conte specifica per la prima volta che a giugno la richiesta di interesse è pervenuta attraverso i canali diplomatici confermando indirettamente che ad avviare la visita in Italia delle delegazione sia stato, come ha scritto ieri la Verità, l'ambasciatore Armando Varricchio. Ex consigliere del governo Renzi e molto vicino a Hillary Clinton.Da giugno 2019, il racconto del premier passa subito ad agosto 2019 per l'esattezza il 15. Quando Barr incontra presso la sede del Dis di piazza Dante a Roma, il direttore Gennaro Vecchione. Il ministro Usa vola da noi per cercare informazioni su eventuali illeciti dell'intelligence Usa compiuti tra la primavera e l'estate del 2016. Il periodo d'oro di Jospeh Mifsud. Barr avrebbe dunque chiesto informazioni sul bureau distaccato a Roma e coordinato allora da Michael Gaeta.Lo stesso Conte, durante la conferenza, spiega, però, che in un successivo incontro datato 27 settembre (a cui si aggiungono anche i vertici di Aisi e Aise) viene dimostrata la totale estraneità dei servizi tricolore. Un passaggio che stride con la dichiarazione precedente. Evidentemente Barr non era a Roma solo per cercare coinvolgimenti Usa ma anche per verificare una partecipazione nostrana a una attività di disinformazione. Ciò che stride di più è il salto temporale da giugno ad agosto. Innanzitutto, Conte non rivela la data esatta in cui è stato sollecitato, ma soprattutto non spiega che cosa sia successo in quei due mesi. O al massimo in quel mese e mezzo. Il premier ha inviato una risposta, come sembrerebbe logico, tramite gli stessi canali diplomatici? Sì è esposto in qualche modo o si è limitato a far passare tutto quel tempo per poi girare la patata a Gennaro Vecchione in data 15 agosto? Se come si comprende dalle dichiarazioni ufficiali ad avviare l'iter è stato il canale diplomatico, perché poi si è passati al canale dell'intelligence? Tanto più che per dimostrare l'estraneità dei nostri servizi «a qualunque illecito», come ha spiegato Conte, sarebbero serviti due incontri formali. Forse ne sarebbe bastato uno. Il primo con la sola presenza di Vecchione. Sarebbe a questo punto interessante colmare il buco dei mesi, capire che cosa ha risposto Conte al canale diplomatico e soprattutto comprendere perché Donald Trump in occasione della recentissima visita di Sergio Mattarella alla Casa Bianca abbiamo ribadito l'ipotesi di un coinvolgimento del nostro Paese nella disinformazione nella campagna elettorale Usa del 2016. «Si è cercato di nascondere ciò che è stato fatto in alcuni Paesi e uno di questi potrebbe essere l'Italia», ha detto esplicitamente Trump riguardo alla contro-inchiesta sul Russiagate. «Non conosco i dettagli», ha affermato il presidente Usa, al fianco di Mattarella, dicendosi però certo che le elezioni del 2016 sono state «corrotte» e che la corruzione «potrebbe arrivare fino al presidente Obama». Se dovessimo prendere per oro colato le dichiarazioni del premier, l'incontro del 27 di settembre avrebbe dovuto fugare ogni dubbio. Come è possibile che 20 giorni dopo Trump sia di parere opposto? Il premier fondamentalmente, attraverso i vertici dei servizi, avrebbe certificato l'estraneità degli stessi. Se non fosse così per Conte si metterebbe molto male. Barr potrebbe aver raccolto materiale in modo autonomo, per dimostrare il coinvolgimento italiano come ipotizzato da Trump. La posizione di Conte sarebbe ancora peggiore se al contrario fossero stati forniti a Barr elementi difformi. Al momento dobbiamo prendere per buono tutto quanto asserito ieri sera. L'audizione davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è stata secretata. E poi in occasione della conferenza stampa alcuni giornalisti hanno subito spostato la discussione sul cosiddetto Rublogate, le presunte tangenti targate Lega e Gianluca Savoini. Un assist per Conte che è passato subito all'attacco. «Siamo al di là di un'opinione o di una sensibilità istituzionale. Forse Matteo Salvini dovrebbe chiarire che ci faceva con Savoini, con le massime autorità russe, il ministro dell'Interno, il responsabile dell'intelligence russa. Dovrebbe chiarirlo a noi e agli elettori leghisti. Dovrebbe chiarire se idoneo o no a governare un Paese». La Lega ha risposto pochi minuti dopo dando al premier del «confuso».
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.