2020-03-24
Contadino ucciso nella zona rossa. Polizia ferma un pachistano
L'uomo potrebbe aver ammazzato per soldi o per sfuggire ai divieti di spostamento. Si chiamava Emilio Maggiacomo e aveva 69 anni. Un uomo tranquillo che aveva trascorso tutta la sua esistenza tra aratri e alberi da frutto, campi e trattori. Un'esistenza troncata brutalmente in una fredda giornata di marzo. Emilio è stato assassinato, ieri mattina, nel suo terreno in località San Raffaele, a Fondi, centro dichiarato «zona rossa» per l'emergenza coronavirus esplosa dopo la festa di Carnevale del febbraio scorso che ha diffuso il morbo cinese in tutto il comprensorio. Una mano, rimasta ignota fino al pomeriggio, l'ha strappato alla vita fracassandogli il cranio con un oggetto contundente. Il cadavere dell'uomo, che gestisce un piccolo fondo agricolo in via Molelle, lo hanno ritrovato i vicini allertati dalle urla esplose improvvisamente nella proprietà di Maggiacomo. Era tra le zolle brulle, riverso in un lago di sangue con indosso ancora il giubbotto indossato per ripararsi dal freddo e dal vento che ieri ha soffiato prepotente a quelle latitudini. Il volto completamente sfigurato ha reso difficile anche l'identificazione, in un primo momento. Inutile il tentativo di soccorso dei medici del 118 che, tra le mille emergenze dell'epidemia, erano riusciti a raggiungere Via Molelle. Andata via l'ambulanza, è arrivato il carro funebre che ha recuperato il corpo per trasportarlo nella sala mortuaria dell'ospedale del capoluogo, dove rimarrà a disposizione della magistratura in attesa dell'autopsia che si svolgerà, con tutta probabilità, tra domani e dopodomani, appena il pubblico ministero avrà affidato l'incarico. Immediatamente sono partite le indagini. A lavorare all'omicidio della zona rossa sono stati sia i carabinieri sia la polizia del locale commissariato che hanno potuto contare sulla testimonianza di una donna che abita nelle vicinanze del fondo di Maggiacomo. È stata lei a permettere di risolvere il caso in tempi record. Agli inquirenti - l'inchiesta è coordinata dalla Procura di Cassino - è stato descritto un dettaglio che si è rivelato fondamentale per chiudere il cerchio. La signora ha infatti raccontato di aver notato un'auto che correva, a forte velocità, alle spalle del cimitero, proprio nei pressi del fondo della vittima, verso il confine con Itri. Area delimitata dalle transenne che impediscono, a seguito dei controlli del check point, il passaggio nel vicino Comune. A bordo, ha aggiunto la donna, c'erano alcuni stranieri. Li ha riconosciuti dalle fattezze, ha spiegato ai militari dell'Arma senza alcun tentennamento e senza nascondere l'orrore per quello a cui aveva appena assistito. E, proprio a un extracomunitario, in particolare a un cittadino pakistano di 44 anni, appartenevano i documenti ritrovati nelle tasche di Maggiacomo. Perché la vittima ne conservava una copia? È stato l'asiatico l'ultimo a vedere vivo il povero agricoltore? È lui l'assassino? Domande che hanno spinto gli investigatori a rintracciare l'uomo e a verificarne gli ultimi spostamenti. La ricerca è durata poco. In una baracca, sempre in località San Raffaele, i militari dell'Arma hanno rintracciato il titolare dei documenti. Agli occhi dei carabinieri è apparso spaesato, impaurito dalla circostanza. Condotto in caserma, è stato interrogato e sottoposto a fermo per omicidio. Ora si trova in carcere in attesa dell'interrogatorio di convalida da parte del giudice delle indagini preliminari che si terrà con ogni probabilità nella giornata di domani. Secondo la prima ricostruzione dei fatti, sarebbe stato lui ad assassinare il sessantanovenne al termine di una lite. Probabilmente utilizzando un masso o un attrezzo agricolo che non è stato ancora trovato o addirittura un bastone. In una prima fase del faccia a faccia con gli investigatori, l'uomo avrebbe anche ammesso di aver ammazzato il pensionato ma sul prosieguo della confessione è calato il silenzio investigativo, e al momento non si sa se abbia confermato la prima versione o se abbia ritrattato. Resta da appurare perché tanta ferocia scaricata su un uomo che non aveva nemici né motivi di cui preoccuparsi? Le ipotesi al vaglio delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria sono tre. Si sa che il pakistano ha lavorato, in passato, per Maggiacomo, e quindi potrebbe esserci stato un problema di mancati pagamenti all'origine della discussione poi sfociata in tragedia. La seconda ipotesi, che ha una sua valenza ma solo residuale rispetto alla precedente, è che Maggiacomo abbia sorpreso il suo killer e i complici mentre rubavano legname o attrezzi dal suo fondo e che li abbia allontanati non sospettando la reazione di uno di loro. Una terza, che l'uomo volesse impedire agli stranieri di dirigersi all'esterno della zona rossa e che questi abbiano reagito aggredendolo.