2025-10-16
Consulta, salti mortali per salvar la Todde
Per la Corte costituzionale, il Collegio regionale di garanzia non poteva dichiarare la fine della presidenza del M5s in Sardegna, oggetto di ricorsi per l’opacità finanziaria della sua campagna elettorale. Sull’autonomia invece i giudici hanno riscritto una legge.Il presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, resta dove è. Lo ha stabilito la Consulta, almeno fino al 21 novembre, quando i giudici della Corte d’appello di Cagliari si esprimeranno sulla sentenza del tribunale civile del capoluogo, che l’aveva dichiarata decaduta dopo il rigetto del suo ricorso. Se verrà considerato inammissibile il ricorso, allora si procederà con lo scioglimento dell’Assemblea regionale. In sostanza, secondo i giudici della Corte costituzionale, il Collegio regionale di garanzia elettorale «ha esorbitato dai propri poteri pronunciandosi sulla decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità». Eppure, quando si trattò di giudicare la legge Calderoli sull’autonomia differenziata, la Consulta non si limitò a giudicare la costituzionalità della norma, su richiesta di 4 regioni. No, definì in 13 punti come doveva essere riscritto il testo legislativo, specificando inoltre che non si possono trasferire «materie» - come si legge nella Costituzione - ma solo funzioni. In Sardegna altra musica. Tutto nasce dalle accuse mosse nei suoi confronti circa una mala gestione e mala contabilità dei fondi elettorali utilizzati nella campagna che l’ha infine eletta presidente della Regione. Il Collegio aveva rilevato delle inadempienze imputandole, appunto, una gestione casalinga delle spese elettorali. La Consulta, tuttavia, ha osservato che le pur gravi fattispecie contestate al presidente eletto (tra le quali, la mancata nomina di un «mandatario elettorale», avente il compito di raccogliere i fondi della campagna elettorale, e la produzione una dichiarazione sulle spese sostenute, con relativo rendiconto, caratterizzata da diverse non conformità rispetto alle previsioni di legge) non sono riconducibili a quelle che, in modo esplicito, la legge numero 515 del 1993 ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza.«La Corte costituzionale si è espressa. E noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancor più energia e determinazione con un solo obiettivo in mente: il bene della Sardegna», ha commentato Todde, che ha spiegato: «Si afferma che non spettava né allo Stato, né al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza né che vi erano i presupposti per poterla dichiarare».Canta vittoria il primo presidente di Regione del Movimento 5 stelle, ma la partita ancora non è finita. «In questi mesi mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della giunta, a screditare il mio mandato. Noi, invece, abbiamo scelto un’altra strada: quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano. Abbiamo continuato a fare ogni giorno tutto ciò che è necessario per risollevare la Sardegna, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la convinzione che la verità avrebbe parlato da sé». Tuttavia, ammesso che si concluda davvero così anche dopo il giudizio della Corte d’appello di Cagliari, resta il pressapochismo con cui ha curato la sua campagna elettorale che dice molto delle capacità amministrative e organizzative di un candidato.«Loro sono molto bravi a festeggiare, dovrebbero invece imparare a leggere bene le sentenze», il commento del capogruppo di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, «perché le due sentenze della Corte costituzionale dichiarano i due ricorsi inammissibili, che è la cosa che abbiamo sempre sostenuto noi». Truzzu sostiene che le sentenze «riconoscono gli errori che ha fatto il presidente, la Consulta poi dà un giudizio sulla decadenza rinviando tutto al tribunale civile. Quindi direi che sarà il caso di aspettare le decisioni della Corte d’appello di Cagliari». Per il consigliere meloniano, «il dato politico che resta è che questa legislatura non è ancora iniziata. Quindi, adesso che stanno festeggiando e hanno un po’ più di serenità, sarebbe il caso che incominciassero a lavorare perché l’unica legge degna di nota che ha approvato questo Consiglio in questi 18 mesi è quella sul comparto unico ed è anche incompleta». Anche per il capogruppo dei Riformatori sardi, Umberto Ticca, restano «le gravi inadempienze, quindi il pasticcio politico rimane, l’imperizia rimane, tutto quello che abbiamo sempre detto resta».Esulta, naturalmente, il leader pentastellato, Giuseppe Conte: «Ne eravamo certi, conoscendo le norme di legge e avendo letto le carte. Cosa diranno adesso i garantisti a senso unico´ del centro-destra che scudano i loro ministri e sottosegretari e finanche i criminali libici per ogni possibile violazione del diritto interno e internazionale e poi, invece, tentano di ribaltare il voto espresso democraticamente dal popolo sardo, con cavilli giuridici e campagne denigratorie?». Poi si rivolge al suo governatore: «Alessandra, continua a lavorare così, con passione e determinazione, che le donne e gli uomini di Sardegna sanno distinguere!».Il segretario dem, Elly Schlein, come sempre ormai, lo segue a ruota: «La decisione della Corte costituzionale è un’ottima notizia, di cui eravamo sicuri: Alessandra Todde continuerà nell’ottimo lavoro che già sta facendo e per cui è stata votata dai cittadini sardi. Il Pd è convintamente al suo fianco nel progetto per la Sardegna, Regione che appena lo scorso anno la nostra coalizione unita ha saputo strappare alla destra».
Ecco #DimmiLaVerità del 16 ottobre 2025. Ospite il deputato della Lega Davide Bergamini. L'argomento del giorno è: "La follia europea dei tagli all'agricoltura e le azioni messe in campo per scongiurarli".