2019-10-24
Consulta: «Fecondazione assistita solo per coppie di sesso diverso»
La Corte costituzionale ribadisce l'impossibilità per i partner omosessuali di accedere all'eterologa Un colpo alla retorica Lgbt secondo cui basta desiderare un figlio per essere considerato un genitore.«L'idea, sottesa alla disciplina in esame, che una famiglia ad instar naturae - due genitori, di sesso diverso, entrambi viventi e in età potenzialmente fertile - rappresenti, in linea di principio, il “luogo" più idoneo per accogliere e crescere il nuovo nato non può essere considerata, a sua volta, di per sé arbitraria o irrazionale». Le motivazioni riportate nella sentenza 221 della Corte Costituzionale, depositata ieri, spiegano in maniera chiarissima perché il divieto di accedere alla procreazione medicalmente assistita (Pma), imposto dalla legge 40 nei confronti delle coppie formate da persone dello stesso sesso, è del tutto legittimo.Nel giro di 48 ore il massimo organo della giurisprudenza italiana ha smontato pezzo per pezzo la retorica del diritto al figlio ad ogni costo basata sull'interesse degli adulti. Lunedì con il pronunciamento che ha giudicato «inammissibile» la richiesta di trascrizione di un atto straniero che indica la doppia maternità di due donne e ieri con la decisione che ha sancito la non fondatezza della questione postagli dal tribunale di Pordenone che dubita della legittimità costituzionale degli articoli 5 e 12, della legge 40 del 2004. I giudici osservano che in passato tutte le pronunce della Corte sulla legge 40 «si sono mosse nella logica del rispetto della finalità terapeutica assegnata dal legislatore alla Pma, senza contestare nella sua globalità - in punto di compatibilità con la Costituzione - l'altra scelta legislativa di fondo: quella, cioè, di riprodurre il modello della famiglia caratterizzata dalla presenza di una figura materna e di una figura paterna».La Consulta rimarca inoltre che la sentenza 162 del 2014, che ha rimosso il divieto di fecondazione con gameti estranei alla coppia, abbia «avuto cura di puntualizzare e sottolineare che alla fecondazione eterologa restano, comunque sia, abilitate ad accedere solo le coppie che posseggano i requisiti indicati dall'art. 5, comma 1, della legge n. 40 del 2004», cioè due persone maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. La Corte ricorda quindi che il principio guida della legge 40 non è di soddisfare il desiderio un figlio tramite l'uso delle tecnologie, ma di porre specifiche condizioni di accesso a queste pratiche «e ciò particolarmente in una prospettiva di salvaguardia dei diritti del concepito e del futuro nato». «La legge configura, infatti, queste ultime come rimedio alla sterilità o infertilità umana avente una causa patologica e non altrimenti rimovibile: escludendo chiaramente, con ciò, che la Pma possa rappresentare una modalità di realizzazione del “desiderio di genitorialità" alternativa ed equivalente al concepimento naturale, lasciata alla libera autodeterminazione degli interessati». Un altro passaggio molto netto è quello che riconosce una «una differenza essenziale» tra l'adozione e la Pma. «L'adozione presuppone l'esistenza in vita dell'adottando», scrivono i giudici, «essa non serve per dare un figlio a una coppia, ma precipuamente per dare una famiglia al minore che ne è privo. Nel caso dell'adozione, dunque, il minore è già nato ed emerge come specialmente meritevole di tutela» per questo motivo e nell'interesse del minore mantenere relazioni affettive già di fatto instaurate e consolidate. Interesse che - in base al ricordato indirizzo giurisprudenziale - va verificato in concreto nel caso di coppie omosessuali. Viene pertanto fatta una precisa distinzione tra le situazioni drammatiche create dalla perdita di uno dei genitori naturali e il desiderio di un adulto di procurarsi un figlio accedendo a pratiche sanzionate penalmente nel nostro Paese. Brutte notizie anche per chi sogna un rovesciamento della legge nelle aule dei tribunali. La Consulta sottolinea che è il legislatore che deve comporre «i diversi interessi in gioco» e che anche «la Corte europea dei diritti dell'uomo ha affermato in più occasioni, che nella materia della Pma, la quale solleva delicate questioni di ordine etico e morale, gli Stati conservano un ampio margine di apprezzamento».Le parole usate dalla Consulta irrompono come una bomba atomica nel dibattito sull'omogenitorialità e sul diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà, principio che sembra essere diventato uno dei punti fermi della coalizione di centrodestra e prontamente agitato in campagna elettorale da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Intanto il pronunciamento ha fatto esultare le organizzazioni pro family e pro life italiane. «Solo chi è annebbiato dall'ideologia può affermare che crescere con un padre e una madre è una scelta meramente arbitraria» ha commentato il leader del Family day, Massimo Gandolfini che si è rivolto a tutti i partiti affinché sia approvata «una legge che colpisca il mercato di gameti e di uteri in tutto il mondo».
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