
La Consob aveva decretato il secondo alt per la situazione di indeterminatezza. In serata però la banca ha annunciato lo stop: «La continua incertezza sull’applicazione del golden power non giova a nessuno». L’Ops di Unicredit su Banco Bpm è ufficialmente andata in fumo. Un colpo di scena che certamente inciderà sulle future dinamiche della finanza nazionale. Andrea Orcel ha dovuto prendere atto che lo scontro con il governo non avrebbe condotto a nessun risultato positivo. Forse gli sarà balenato il ricordo di quello che era accaduto a Raul Gardini, gran re della Montedison, tanti anni fa. Il governo, attraverso l’agenzia Bloomberg, infatti, aveva fatto sapere che il golden power, nonostante la parziale bocciatura del Tar e l’ostilità dichiarata di Bruxelles, non sarebbe stato cambiato. «Non ci siamo riusciti», ha detto Unicredit con un comunicato che suona come un colpo di scena da thriller politico-economico. La banca guidata da Andrea Orcel si è ritirata, incapace di superare la barriera posta dal governo. D’altronde non è nemmeno una novità. Le inclinazioni dell’Europa stanno cambiando. Le banche non si toccano come dimostra il cancelliere Friedrich Merz nella difesa di Commerzbank oppure il governo Sánchez che, come quello italiano, è intervenuto nel derby nazionale fra Bbva e Sabadell. D’altronde perché stupirsi? Le banche non sono aziende come le altre. Non possono crollare e per sostenerle, in caso di necessità, devono intervenire le finanze statali. Naturale come dice Giorgetti che le manovre sul credito attingono a temi di sicurezza nazionale.A rendere la situazione più complicata ha provveduto la Consob. Per la seconda volta in poche settimane, ha deciso di sospendere per trenta giorni l'offerta di Unicredit. Un altro mese di incertezze. Un altro assist offerto a Orcel per trattare con il governo e trovare una soluzione oltre il golden power. Non è servito.«La mia responsabilità principale è di agire nel migliore interesse di Unicredit e dei nostri azionisti», scrive l’amministratore delegato, «La continua incertezza sull’applicazione delle prescrizioni del golden power non giova a nessuno. Abbiamo quindi deciso di ritirare la nostra offerta». La strategia di Unicredit «è eccellente e la sua esecuzione è sempre stata il centro della nostra attenzione. I risultati lo testimoniano. Per questo continueremo a perseguire la nostra trasformazione con la stessa energia e determinazione che ci hanno aiutato a battere i record, a consolidare la posizione di leader nel settore e - cosa più importante - a operare come partner bancario affidabile per i nostri clienti e le loro comunità», conclude OrcelPerché a questo punto, bisogna essere onesti: è davvero il golden power il problema? No, è piuttosto l’ intreccio fra banche e politica nazionale ed europea che sembra scritto dal regista di serie tv. Nonostante il parere della Commissione Ue, che ha bollato il golden power come incompatibile con le leggi europee, l’Italia ha deciso di sfidare Bruxelles e andare avanti. «Proteggiamo i nostri interessi economici», ha dichiarato con sicurezza Giancarlo Giorgetti. Il ministro dell'Economia ha chiaramente messo la politica al primo posto non diversamente da quello che stanno facendo altri governi a Berlino e a Madrid. E mentre Bruxelles alza un sopracciglio, in Italia le cose vanno avanti. Sembra che Palazzo Chigi voglia far capire a tutti che nessun intervento della Commissione e nemmeno una sentenza del Tar potrà mai intaccare la volontà di difendere la sovranità economica nazionale.Una dimostrazione che i tempi sono cambiati. Le regole del mercato non sono le uniche a dover essere rispettate. Anche perché hanno dimostrato che non sempre funzionano. Unicredit, che in un altro contesto sarebbe probabilmente andata dritta per la sua strada, si è trovata ad arrancare tra le sabbie mobili di regolamenti, leggi nazionali e il rimbalzo di responsabilità tra Consob, governo, Commissione Ue. Il risultato? Una partita a scacchi che si è conclusa con il ritiro del principale giocatore.Orcel si alza dal tavolo ma non manca di farlo in maniera polemica: «I vertici di Bpm hanno privato i propri azionisti del dialogo che normalmente avviene durante un periodo di offerta per comprendere il valore creato dalla combinazione e determinare le condizioni che sarebbero state accettabili per andare avanti». Inutile anche raccogliere l’assist offerto da Savonache certamente nelle sue scelte non ha dimenticato la freddezza dei rapporti con il governo. È stato parcheggiato all’authority di Borsa dopo essere stato il personaggio principale della coalizione Lega-5 stelle La decisione della Consob sollevava più domande che risposte. Se l’Ops fosse ripartita il 22 agosto sarebbe rimasto solo un giorno per raccogliere le adesioni, una finestra temporale che fa alzare più di un sopracciglio tra gli operatori. E qui la domanda è: davvero un giorno basta per portare a casa il risultato? Ovviamente no. Meglio alzarsi dal tavolo.
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Carlo Cottarelli, Romano Prodi, Enrico Letta: le Cassandre dem hanno sempre vaticinato il crollo dei nostri conti con la destra al governo. In realtà il rapporto tra disavanzo e Pil è in linea con quello di Berlino e migliore rispetto a quello di Parigi. E vola anche l’occupazione.
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