2020-12-20
Concorso Azzolina, il Tar vuole le «pagelle»
I ricorrenti ottengono dal tribunale la possibilità di visionare il codice sorgente: potranno controllare a monte se le valutazioni siano state inserite correttamente o, come molti sospettano, aggiustate in seguito. Altra grana per il ministro, promossa in quella tornataIl concorso presidi del 2018-19 è una continua fonte di guai per il ministro grillino dell'Istruzione, Lucia Azzolina. Come non bastassero le tre sentenze con le quali il Tribunale amministrativo del Lazio, tra il luglio 2019 e il giugno 2020, ha annullato il concorso e ordinato la piena pubblicità degli elaborati e dei risultati dello scrutinio, venerdì scorso quello stesso Tar ha stabilito con una nuova sentenza che il ministero deve garantire ai presidi bocciati, che hanno fatto ricorso, anche il libero e pieno accesso al «codice sorgente». È una decisione fondamentale, oltre che l'ennesimo schiaffo per il ministero, perché la sentenza permetterà ai ricorrenti di entrare nel sistema informatico utilizzato per garantire l'anonimato della prova scritta. Potranno quindi verificare i loro sospetti più concreti, e scoprire se è vero - come sostengono - che in molti casi i voti delle prove scritte siano stati alterati in modo illecito. Convinti che il concorso sia stato viziato da gravi anomalie, i ricorrenti accusano il ministro Azzolina di aver negato la minima trasparenza degli atti: il «peccato», già grave per un'esponente del Movimento 5 stelle che deve il suo successo alla propaganda contro le opacità della politica, diventa insostenibile se si pensa che l'Azzolina è proprio uno dei 3.400 presidi usciti vincitori da quel concorso. Per di più, con un esame gravato dalle polemiche: un anno fa, infatti, il linguista Massimo Arcangeli, che era stato tra i suoi esaminatori, aveva rivelato che la performance di Azzolina, allora sottosegretario all'Istruzione, non era stata eccelsa: «Mi chiedo», aveva raccontato Arcangeli, «come si possa pensare di affidare la guida della Pubblica istruzione a chi nell'orale non ha risposto a nessuna delle domande d'informatica, al punto da meritarsi uno zero». Ma anche la prova d'inglese non era andata bene, solo 5 su 12. La polemica, però, era stata presto silenziata, e poche settimane dopo, il 10 gennaio 2020, Azzolina era divenuta ministro dell'Istruzione, proprio come Arcangeli aveva previsto e temuto. Resta il fatto che, al contrario di quanto avrebbe dovuto suggerire il senso dell'opportunità politica, per tutto il 2020 il ministero dell'Istruzione ha continuato a opporre la più strenua opposizione contro tutte le sentenze del Tar, anche quelle che imponevano esclusivamente la trasparenza degli atti. Davanti a ogni condanna, il ministro Azzolina ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Il massimo organo della giustizia amministrativa ha affrontato il cruciale tema dell'annullamento del concorso in un'udienza che si è svolta lo scorso 15 ottobre davanti alla sua sesta sezione. Da allora, la corte non ha ancora emesso sentenza, e s'è come inabissata. Sono trascorsi due mesi, ormai: è una delle camere di consiglio più lunghe della storia. «Tanta lentezza stupisce, perché il Consiglio di Stato di solito è estremamente veloce», dice alla Verità Domenico Naso, tra i più noti amministrativisti italiani e legale di alcuni dei candidati respinti. E aggiunge: «Si pensava che la sentenza sarebbe arrivata al più tardi entro novembre, invece… Questo mi fa pensare che i giudici siano orientati a confermare la decisione del Tar e stiano forse cercando di allontanare il più possibile la decisione, per evitare un problema in più al governo, in un momento già politicamente abbastanza complesso».Prima o poi si vedrà che cosa decideranno i giudici amministrativi. Ma i guai per il ministro Azzolina, comunque, non finiscono qui. Perché nel frattempo La Verità ha avuto la conferma che le procure di Roma, Bologna, Napoli, Ravenna, Catania e Santa Maria Capua Vetere, impegnate nelle indagini penali sul concorso presidi, hanno iscritto al registro degli indagati alcuni membri delle 38 sottocommissioni d'esame, organizzate su base regionale. I pubblici ministeri romani Laura Condemi e Desiré Digeronimo, in particolare, hanno ordinato il sequestro dei log informatici degli accessi alle prove scritte del concorso, e in più casi la Guardia di finanza avrebbe rilevato accessi non verbalizzati e avvenuti in orari anomali, per esempio a notte fonda. L'ipotesi d'accusa è che in alcune delle 38 sottocommissioni qualcuno sia entrato illecitamente nel sistema e abbia modificato i punteggi delle votazioni, alterando così la graduatoria. È esattamente quello che da oltre un anno denuncia il comitato «Trasparenza è partecipazione», che riunisce alcune centinaia dei candidati presidi bocciati. Nel dicembre 2019, un mese prima che Azzolina diventasse ministro, il comitato era riuscito a ottenere dal suo predecessore Lorenzo Fioramonti i 430 elaborati d'esame dei primi tra gli 8.736 partecipanti al concorso: gli elaborati, consegnati in forma anonima, riportavano la valutazione delle sottocommissioni. «L'analisi di quei documenti è stata illuminante», dice alla Verità Giancarlo Pellegrino, tra gli esponenti del comitato. I rigidi criteri di valutazione delle prove, stabiliti dal ministero, sarebbero stati disattesi da alcune delle sottocommissioni d'esame, che avrebbero assegnato punteggi irregolari. «Sono state valutate positivamente risposte incomplete o addirittura mai date», aggiunge Pellegrino: «Una domanda del test scritto, per esempio, prevedeva 5 punti nel caso in cui il candidato avesse citato correttamente le norme di riferimento: in molti elaborati la risposta non c'è, ma quei punti vengono assegnati ugualmente».
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)