2019-10-13
«Con Mipel voglio aiutare le piccole imprese italiane a conquistare il mondo»
Il neo presidente Franco Gabbrielli: «Nel settore pelletteria e accessori, l'export è salito del 27%. Ma l'ecommerce è una sfida: le realtà semi artigianali finiscono schiacciate».A Milano le inaugurazioni di Tod's, Simonetta Ravizza e Loriblu. Nelle boutique, i capi iconici incontrano opere d'arte esclusive e le ultime tecnologie.Lo Straight Egyptian World Championship, ideato da Barbara Morali, ceo del Gruppo Morali & C. è uno show riservato ai più prestigiosi cavalli arabi di linea egiziana provenienti da tutto il mondo e organizzato a Vermezzo, alle porte di Milano.Lo speciale comprende tre articoli.La 116° edizione di Mipel, la fiera di riferimento della pelletteria che si svolge in contemporanea con il Micam, la rassegna mondiale delle calzature, ha segnato l'esordio di Franco Gabbrielli come nuovo presidente di Mipel e Assopellettieri. La rassegna si è fatta onore con un boom di presenze (+19% di operatori qualificati rispetto all'edizione di settembre 2018) grazie, soprattutto, al forte incremento di buyer provenienti dall'estero. «Abbiamo chiuso un'edizione eccezionale», ha detto il neo presidente, «che ha raccolto l'apprezzamento di espositori e buyer, l'aspetto che mi interessa di più. Questa soddisfazione è il miglior biglietto da visita del nostro prodotto fieristico e ci dà il giusto stimolo per lavorare con forza per il futuro. Un futuro sul quale ho le idee chiare: la moda è innovazione, coraggio e un pizzico di spregiudicatezza. Mi piace stupire». Un risultato importante dato che queste manifestazioni non godono di ottima salute.«È vero, in generale le fiere del fashion non stanno andando molto bene. La fiera era un catalizzatore ma oggi non è più il momento per fare ordini. Ora serve per incontrarsi e farsi conoscere, stringere rapporti che potrebbero svilupparsi un domani. Il canale wholesale, che spingeva le fiere, ha risentito di cambiamenti profondi e ha portato le aziende a puntare sull'ecommerce. Il futuro è lì. Non ci sono più gli intermediari, che vengono tagliati fuori per creare un legame diretto tra aziende e cliente. Bisogna cavalcare l'onda, le fiere si devono adeguare, trovare stimoli diversi. In tutti i momenti di crisi ci sono delle grandi opportunità. La problematica nel nostro settore riguarda le dimensioni delle aziende italiane che sono per lo più piccole e che quindi in un mercato globale fanno molta fatica». Come va il settore?«A due velocità. C'è il mondo delle firme di lusso che va molto veloce, con incrementi anche del 25%. Mentre le piccole aziende fanno una fatica enorme perché si devono confrontare con il mondo e non ne hanno la forza. Un'impresa con dieci dipendenti arranca. E l'ecommerce non è un investimento facile. Si crede che per i piccoli significhi essere collegati con il pianeta ma in realtà sempre più spesso i grandi sovrastano tutti. In Italia il piccolo è predominante. Comunque l'export nei primi cinque mesi del 2019 ha registrato un +27,5%. Perdurano invece sul fronte interno le difficoltà legate alla prolungata stagnazione della domanda con acquisti sostanzialmente invariati». Sostenibilità è stata la parola magica al Mipel. Come si concilia con la pelletteria? «Tante aziende hanno iniziato da tempo a studiare metodi sostenibili di produrre. Nell'ultimo anno c'è stata una vera e propria esplosione perché è emersa l'attenzione dei consumatori. Già da qualche anno c'erano materiali innovativi, ma l'interesse del cliente non era così profondo come ora. I produttori vedono in questa novità un elemento molto attraente dal punto di vista commerciale. La sostenibilità è un tema che tocca diversi ambiti. Il primo punto che molti non conoscono è che la pelle deriva solo dalla catena alimentare. Se si smettesse di mangiare carne non ci sarebbero più prodotti in pelle. Quella utilizzata è solo di scarto».Ma quello che inquina è soprattutto la concia.«L'industria della concia negli anni ha dovuto lottare per ridimensionare gli effetti delle sue lavorazioni sull'ambiente (alti consumi di acqua, impiego di sostanze chimiche spesso tossiche, emissioni) e per costruirsi una reputazione ecologica. Sono stati coinvolti anche ricercatori universitari. Ci sono vari metodi di concia e tante aziende non usano più il nichel. Il metodo più naturale è quello al vegetale, che però ha caratteristiche che a livello estetico possono non piacere. E poi ci sono i materiali innovativi, come il nylon ricavato dallo smaltimento della plastica e dalle buccia d'arancia». Lei ha la pelletteria nel Dna: la sua famiglia ha sempre lavorato in questo campo. «L'azienda di famiglia, la Vittorio Gabbrielli, la fondò mio padre nel dopoguerra. Allora c'erano poche pelletterie: molti hanno iniziato con lui come dipendenti. Poi gli operai si costruivano la loro fabbrichetta. In questo modo in Toscana si è creato un tessuto di piccole industrie molto importanti, dando luogo al distretto della pelletteria. Nel 2000 ho creato la linea di borse e accessori Gabs, di cui oggi, a seguito dell'acquisizione da parte di Campomaggi e Caterina Lucchi spa, continuo a essere direttore creativo».È soddisfatto del suo nuovo ruolo di presidente di Mipel?«Credo molto nell'associazione che ha il compito importantissimo di fare sinergie tra aziende ma anche con altri comparti. Siamo parte di Confindustria moda ed è giusto muoversi insieme. Il campo della pelletteria mi ha dato tanto e ora restituisco». Quali sono i suoi obiettivi?«Nel passato sono stati fatti degli errori a livello di selezione di qualità inserendo aziende che non ne avevano i requisiti. Ora la selezione per entrare a Mipel è molto rigida. Nella prossima edizione ci sarà una sezione riservata ai viaggi, con marchi di grande prestigio. Si devono rinforzare i rapporti con Micam, minati da vecchie spaccature. È il momento di cambiare passo. Chi rimane piccolo non ha chance. È un peccato perché le piccole aziende possono insegnare il mestiere. Ora si va verso strutture grandi, le belle imprese vengono acquisite dai grossi gruppi, spesso stranieri».Lei è subentrato a Riccardo Braccialini, nuovo presidente federazione Elga (European leather good association). Che eredità le ha lasciato?«Siamo sempre stati molto amici e abbiamo lavorato insieme già nel precedente mandato, in particolare sul tema della qualità delle aziende e della fiera. Vorrei dare un'accelerazione in questa direzione. Prossimo appuntamento in Corea con il Mipel. Il nostro compito è quello di aiutare gli associati a trovare mercati nuovi. Noi italiani abbiamo quello che vorrebbero tutti, e cioè delle storie eccezionali. Purtroppo tante realtà straordinarie, come quelle degli artigiani, non riescono ad avere uno storytelling efficace. Il nostro compito è anche quello di dare loro una mano per aprirsi al mondo».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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