2020-02-02
La Bce toglierà a Bankitalia il pallino dell'antiriciclaggio
Dopo lo scandalo Danske Bank (che toccò pure Deutsche) Francoforte si prepara a togliere i poteri di vigilanza alle banche centrali. Le nostre autorità avrebbero dato parere positivo. Una cessione di sovranità che potrebbe ledere l'autonomia della politica.La Banca centrale europea vuol strappare alle banche centrali dei singoli Stati, e dunque anche alla nostra Banca d'Italia, la vigilanza sull'antiriciclaggio. Francoforte, a quanto ci risulta, avrebbe già preso contatti con le autorità nazionali che per ora sembrano allineate e non intenzionate ad alzare barricate. Ma quale è l'obiettivo dell'istituto le cui redini sono state appena prese da Christine Lagarde? Riscrivere la normativa sui requisiti di capitale in modo da poter inviare i suoi ispettori presso le banche europee per le verifiche, appunto, in tema di riciclaggio evitando anche il rischio di possibili contagi tra istituti, oltre che il rischio reputazionale che può avere un impatto sul fabbisogno patrimoniale delle big del credito. Al momento, sia il ministero del Tesoro che la stessa Bankitalia (che oggi svolge la vigilanza bancaria sull'attività di riciclaggio attraverso l'Unità di informazione finanziaria) avrebbero espresso un parere preliminare favorevole. Eppure l'operazione non è priva di controindicazioni. Il provvedimento allo studio potrebbe, infatti, avere implicazioni in termini di influenza sull'attività giudiziaria oltreché politica a livello nazionale. I critici fanno riferimento a quelle che in gergo tecnico vengono definite «Pep», ovvero le persone esposte politicamente. Sulle quali l'Eurotower, avocando a sé queste funzioni finora di competenza dei singoli Paesi, potrebbe avviare controlli mirati. Cosa significa? L'affidare poteri delicati come quelli ispettivi a un ente terzo e sovranazionale potrebbe diventare anche un modo per fare pressioni sulla politica condizionando trattative e negoziati non solo relativi al sistema bancario.La mossa della Bce sarebbe comunque partita dopo lo scandalo per riciclaggio di denaro russo che nel 2018 ha travolto in Ucraina l'istituto danese Danske Bank e che ha finito con il coinvolgere altre banche nordiche, incluso il colosso tedesco Deutsche Bank. Dal 2012 le banche europee hanno sacrificato sull'altare dell'antiriciclaggio ben 16 miliardi di dollari in sanzioni - comminate per il 75% negli Stati Uniti - ai quali vanno inoltre aggiunti i costi differiti degli effetti reputazionali e operativi. Se le banche sono condotte male, ci sono troppi rischi in più e questo allontana gli investitori. Già nel settembre 2018 le autorità europee avevano dunque messo in guardia sulle gravi debolezze dei controlli sul riciclaggio di denaro all'interno dell'Ue. In un documento riservato messo a punto da diverse autorità (tra cui la Bce, l'Eba e la Commissione europea) e trasmesso ai singoli governi e al Parlamento europeo, si metteva in evidenza come il caso Danske Bank avesse fatto emergere i «limiti» e le differenze in come le diverse autorità nazionali ed europee cooperano per sradicare il flusso di denaro sporco evidenziando anche debolezze sulla condivisione di informazioni. Nel novembre scorso, inoltre, il Financial Times aveva riportato nuove indiscrezioni secondo le quali i ministri delle Finanze dell'Ue, guidati da Francia e Paesi Bassi, vorrebbero una nuova autorità di supervisione bancaria europea proprio per inasprire le norme antiriciclaggio. Il nuovo organismo centralizzato, scriveva il quotidiano della City, avrebbe «poteri di intervento qualora le banche non riuscissero a sorvegliare adeguatamente i propri clienti». La creazione del nuovo organismo richiede però troppo tempo. Per questo, l'opzione alternativa e più rapida è aumentare direttamente i poteri degli «sceriffi» di Francoforte. «Se si ha un'autorità debole» in un Paese «fondi illegali possono entrare nel mercato unico», ha detto più volte Andrea Enria, ex presidente dell'Eba (l'autorità bancaria europea) e oggi a capo della Vigilanza della Bce. Lo stesso Enria proprio qualche giorno fa ha rilanciato l'allarme - senza fare nomi - su un deterioramento in quanto ai controlli e alla gestione e quindi sulle larghe falle nell'antiriciclaggio. La missione di Enria è dunque quella di avere controlli europei, banche europee, e anche reti di sicurezza europee. In vista anche di eventuali nuove grane sulle criptovalute.A maggio dell'anno scorso il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, aveva definito la corruzione come una minaccia alla stabilità del sistema bancario e finanziario sottolineando, in tema di antiriciclaggio, l'incisività delle verifiche condotte dalla Vigilanza di via Nazionale «sull'efficacia dei presidi posti in essere dagli intermediari finanziari sui controlli dell'operatività delle Persone politicamente esposte». Nel 2019 la Uif, l'Unità di informazione finanziaria di Palazzo Koch, ha ricevuto 105.789 segnalazioni di operazioni sospette con un incremento del 7,9% rispetto al precedente anno. Attualmente le competenze sono ripartite su più strutture organizzative: la Uif, che analizza le operazioni sospette, effettua verifiche sulle banche anche avvalendosi di personale qualificato delle filiali tra cui il Servizio di circolazione monetaria che custodisce i dati sulla movimentazione dei contanti e fa analisi ma ha poteri in materia di antiriciclaggio verso le circa 30 società di servizi che gestiscono la monetica (ovvero il sistema dei pagamenti elettronici o con carta di credito) e la logistica del denaro per conto delle banche. Le segnalazioni di operazioni sospette vengono analizzate e selezionale dall'Uif che poi le manda alla Guardia di finanza che le incrocia con i propri dati e con quelli di provenienza esterna.In un futuro non così lontano, queste operazioni delicatissime potrebbero essere invece svolte dall'autorità di Francoforte.