2021-06-14
Como, clandestino stupra 90enne
Orrore: un 26enne nigeriano entra in casa di un'anziana, la deruba e la violenta. Non doveva essere qui: è senza permesso di soggiorno e ha vari precedenti penali. Non doveva essere qui. Ancora una volta, per l'ennesima volta, ci troviamo a ripetere, di fronte all'orrore, parole che sanno di beffa: non doveva essere qui il nigeriano di 26 anni che l'altra sera è entrato in casa di una novantenne a Lomazzo, in provincia di Como. Non doveva essere qui e invece l'ha rapinata e l'ha stuprata. Proprio così: stuprata. Una novantenne. Che dormiva a casa sua. Che non ha mai fatto male a una mosca. Che ha vissuto la sua intera vita nel rispetto delle regole e dei costumi del nostro Paese. E il nostro Paese la ricambia così. Permettendo che venga violentata da un nigeriano ventiseienne che non ha nessun diritto di stare in Italia. Ma si prende il diritto di praticare l'orrore sui nostri vecchi. Senza permesso di soggiorno. Dunque clandestino. Con precedenti penali. Senza fissa dimora. Ecco chi è lo stupratore della novantenne. È entrato di sera a casa dell'anziana. Voleva rubare. Lei ha sentito dei rumori dalla cucina, è andata a vedere e il giovane nigeriano ha reagito in modo violento: l'ha aggredita, strattonata, colpita. L'ha trascinata in camera da letto e ha abusato sessualmente di lei. Poi è fuggito portandosi via il telefono cellulare della donna. Che ha avuto la forza, nonostante tutto, nonostante lo choc e nonostante le ferite, di raggiungere la casa del figlio e chiedere aiuto. Il clandestino è stato fermato poco dopo in un rudere abbandonato, dove passa le notti nel totale degrado, fuori da ogni controllo, come tanti suoi connazionali che ospitiamo in nome di una malintesa accoglienza. E proprio questa è la prima domanda da farsi, nelle ore in cui a Lampedusa stanno riprendendo gli sbarchi in modo massiccio. La solita domanda, ma con la rabbia di un orrore in più: che accoglienza è questa? Che accoglienza è quella che lascia entrare clandestini e li lascia girare liberi per il Paese a stuprare novantenni? Che accoglienza è quella che non pretende il rispetto delle regole, a cominciare dal rispetto della regola principe di ogni Paese, e cioè l'inviolabilità dei confini? Che accoglienza è quella che non si fonda sul sacro principio che gli irregolari vanno respinti? Nei giorni scorsi la democraticissima vicepresidente Usa Kamala Harris lo ha ribadito con parole chiare e la sinistra italiana si è detta d'accordo con lei. E allora perché noi continuiamo ad accogliere barconi di irregolari? La seconda domanda da farsi è quante volte diremo ancora «non doveva essere qui». Siamo stanchi di dirlo, di fronte agli orrori che si ripetono in Italia. Da Kabobo in poi sempre lo stesso ritornello: non doveva essere qui. E allora perché si tollera che coloro che non debbono essere qui continuino a restare qui? Perché si tollerano situazioni di degrado e palese irregolarità che sono sotto gli occhi di tutti? Il gestore di un rifugio a 2.000 metri, sopra Bormio, mi ha raccontato che l'altra notte sono intervenuti i carabinieri per disperdere un gruppo di ragazzi che facevano una festa perché era passata mezzanotte da pochi minuti. A 2.000 metri. Senza nessuno intorno nel raggio di chilometri. Perché tanto rigore e tanta severità nei loro confronti mentre poi si permette che gli stupratori di novantenni bivacchino nelle periferie delle nostre città senza ritegno? Impuniti? Perché si fanno di blitz contro le feste dei ragazzi e non dentro i covi dei clandestini? A Como per altro, come in tutte le città di frontiera, come a Ventimiglia, come a Trieste, la situazione è complicata da un pezzo. E quella frase, «non doveva essere qui», l'abbiamo ripetuta spesso guardando il lago: a settembre dopo l'uccisione di un sacerdote che aiutava gli ultimi, a marzo quando un ghanese ha aggredito i vigili urbani gridando «nel mio Paese di avrei tagliato la gola». Dovremo ripeterlo ancora? I carabinieri stati bravi e veloci a identificare e arrestare subito il clandestino stupratore. Ma adesso che succede? Lo spediremo fuori dall'Italia? O ce lo troveremo di nuovo a girare per le nostre strade fino al prossimo «non doveva essere qui»?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)