2023-06-24
Col sottomarino negli abissi della retorica
La sinistra internazionale in coro: «Spese enormi per cercare i turisti del Titanic ma a nessuno interessa degli immigrati». È pura malafede: l’incidente ha avuto eco poiché è un unicum. Quanto ai naufraghi, solo nel 2022 ne abbiamo salvati 57.235.Ci sono tante riflessioni che è possibile fare dopo la tragedia del Titan, ora che c’è la certezza che quella spedizione per turisti facoltosi attorno al relitto del Titanic è finita nel peggiore dei modi. Che la sinistra internazionale abbia scelto la più stupida e ignobile non stupisce di certo, anche se si fa ancora fatica ad abituarsi a certi livelli di malafede. Parliamo della reductio ad migrantem che, in campo progressista, ci si sta passando di bocca in bocca. «È in corso una potenziale tragedia con un sottomarino che sta ricevendo una copertura mediatica minuto per minuto in tutto il mondo», ha commentato l’ex presidente statunitense Barack Obama, quando ancora l’esito delle ricerche era incerto, «ed è comprensibile perché tutti noi ovviamente vogliamo e preghiamo che quelle persone vengano salvate. Ma il fatto che abbia ottenuto più attenzione delle 700 persone morte annegate è una situazione inaccettabile». Se Obama ha aperto la strada, poteva essere da meno Michele Serra? Ieri, sulla sua Amaca, ha spiegato che «è inevitabile interrogarsi sui difficili, costosi e ostinati soccorsi, nelle profondità del mare, ai facoltosi turisti in ricognizione attorno al relitto del Titanic, in rapporto alla minore sollecitudine - diciamo così - che circonda i tanti naufragi di migranti poveracci, che pure hanno pagato un biglietto in proporzione altrettanto caro, se non di più». In realtà il sillogismo è sbilenco e tutto fuorché inevitabile, ma tant’è. Sempre su Repubblica, Riccardo Luna rincara la dose: «L’imponente operazione di soccorso che era stata approntata non pare essere servita. Eppure ci abbiamo provato, è stato fatto tutto il possibile. Perché non facciamo sempre così? Lo dico meglio: perché se un barcone stipato di centinaia di migranti, e moltissimi bambini, è alla deriva nel Mediterraneo in cerca di un porto, la reazione è: «Chiudiamo le frontiere!». Oppure cerchiamo di dirottarlo verso i porti di un Paese confinante per non avere noi il peso di accogliere dei poveri cristi? O paghiamo odiosi dittatori affinché impediscano ai migranti di partire chiudendoli in lager? Perché la vita di cinque turisti del mare che avevano pagato un ricco biglietto per fare un’esperienza unica (250.000 dollari a passeggero), vale molto ma molto più di quella di centinaia di disperati che fuggono da guerre e miseria?». Ora, la si può pensare come si vuole su immigrazione, accoglienza e temi collegati. Sono opinioni. È invece oggettivo, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l’affermazione «ci preoccupiamo dei miliardari sotto l’oceano e ce ne freghiamo dei migranti» sia una balla. Se il problema è di «attenzione» sociale e politica, beh, allora i commentatori progressisti negli ultimi 10 anni devono aver vissuto davvero in fondo all’oceano. Qui in superficie, infatti, l’immigrazione è tema portante del dibattito pubblico da, appunto, più di un decennio. L’argomento rimbalza dai grandi meeting fra capi di Stato alle pagine dei giornali e ai salotti televisivi. È praticamente impossibile andare al cinema, in libreria, in un negozio di fumetti, a un festival musicale, a una sfilata di moda, senza imbattersi nel tema migranti. Solo un accecamento ideologico totale, ai limiti della dissociazione cognitiva, può giustificare l’affermazione secondo cui l’Occidente non si preoccupi dei migranti. Questa preoccupazione, peraltro, si traduce in una spesa globale difficilmente quantificabile, che fino a qualche anno fa, per l’Italia, toccava quasi i 5 miliardi l’anno. La sola Frontex, che tra il 2015 e il 2020 ha contribuito al soccorso di 353.270 persone nel Mar Mediterraneo, nel 2022 aveva un budget di 754 milioni. Per cercare il Titan, in circostanze probabilmente irripetibili, sono stati spesi circa 6,5 milioni di euro, per lo più a carico degli Usa, che ovviamente nulla c’entrano e nulla sborsano per le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Senza contare il fatto che ai ricchi turisti del Titan non pare essere andata così tanta empatia, dato che tra le righe (e non del tutto a torto) il pensiero comune sembra essere che se la siano un po’ cercata, quindi anche l’argomento sul nostro cuore che batte più per i miliardari che per i poveracci è inconsistente. Paiono poi sfuggire elementari considerazioni sulla differenza tra i due temi. L’equipaggio del Titan stava compiendo un’operazione legale, benché discutibile e avventata. Si sapeva quando sarebbero partiti, si sapeva quando sarebbero dovuti riemergere, conoscevamo le scorte di ossigeno. Ed è un incidente quasi unico nel suo genere. I barconi arrivano in modo illegale, guidati da criminali, spesso con l’intento di sfuggire ai controlli, al ritmo, in certi periodi dell’anno, di quattro o cinque al giorno, si muovono in zone in cui la giurisdizione non sempre è chiara. E spesso, quando arrivano gli allarmi, non disponiamo delle 90 ore di tempo che sembrava avessimo per il Titan. Il che non ha comunque impedito alla sola Guardia costiera italiana, nel 2022, di salvare in mare 57.235 persone. I migranti vengono salvati, ogni giorno, tutti i giorni. Solo che salvarli tutti è impossibile, perché quello delle migrazioni clandestine è un sistema gestito da criminali che la tragedia la mettono in conto come rischio del mestiere, senza tanti scrupoli. Non esiste un sistema che ogni giorno metta a repentaglio la vita di migliaia di miliardari, ne esiste uno che lo fa con i migranti. Che i naufragi dei migranti, soprattutto quando coinvolgono famiglie, donne, bambini, siano comunque tragici e terribili non c’è dubbio. Che essi dipendano essenzialmente da noi e dal fatto che non siamo abbastanza interessati all’argomento è invece pura follia. O malafede.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)