2022-09-01
Lockdown e yuhan: così la Cina ci strozzerà
Dopo aver rallentato la catena logistica con le serrate e fatto scorta di materie prime, Pechino svaluta la moneta per inondare i mercati europei con le sue merci nei prossimi mesi. Mentre le nostre aziende saranno costrette a limitare la produzione. Il prossimo 16 ottobre a Pechino si terrà il ventesimo congresso del partito comunista cinese. Visto da fuori, la guida sembra essere salda nella mani del monarca Xi Jinping, ma la sua permanenza resta comunque collegata alla scommessa economica. Il Dragone sotto la sua guida deve rimanere in ogni caso con tassi di crescita il più possibile vicini alla doppia cifra. Così da un lato si ha sempre il dubbio che i dati statistici riflettano più i desiderata della realtà, ma anche che la guida del partito sia pronto a influenzare le crescita con strategia a danno di altre nazioni o aree d’influenza. Compreso un utilizzo strumentale del lockdown. La politica Covid zero è stata interpretata in Cina in modo fin troppo letterale. Il che ha portato a chiusure anche di fronte a casi irrilevanti di positività. Figuriamoci ieri che ne sono stati segnalati migliaia tra Shenzhen, Guangzhou, Dalian, Chengdu e Shijiazhuang. Risultato: quattro distretti chiusi e circa 9 milioni di persone sotto chiave. L’effetto immediato è il blocco di porti e aeroporti e quindi la strozzatura ulteriore della catena logistica con un impatto immediato sui prezzi globali e sull’inflazione. strategiaNel corso degli ultimi due anni Pechino ha adottato più volte la stessa strategia a costo di penalizzare anche il mercato interno. Nel frattempo ha utilizzato la propria liquidità per fare ingente scorta di materie prime. Il colosso asiatico a luglio disponeva del 93% delle scorte mondiali di rame, il 74% di quelle di alluminio, il 68% del mais e oltre il 50 del frumento. L’obiettivo è quello di non farsi travolgere dai rialzi ed evitare di fare la fine dell’Europa. È chiaro però che la Cina sta entrando in una fase nuova. Ancor più aggressiva verso l’Ue e altri Paesi. «Il governo cinese», fa notare Gianclaudio Torlizzi, esperto di TCommodity, «è tornato a svalutare pesantemente lo yuan per recuperare competitività sui mercati e stabilizzare l’economia. Il deprezzamento della valuta cinese finora si è concentrata nei confronti del dollaro, ma rilevo i primi segnali di deprezzamento nei confronti dell’euro», aggiunge Torlizzi concludendo che: «Si porrà a breve il problema dell’arrivo di merci made in China in Europa in una fase in cui le nostre imprese sono inchiodate». Tradotto, per mesi il governo di Pechino ha usato i lockdown per inasprire la crisi della globalizzazione e creare colli di bottiglia nella catena logistica. Ha poi fatto incetta di materie prime osservando l’incendio energetico che ha travolto l’Ue. relazioniHa inoltre stretto nuovi rapporti con la Russia (è di ieri il dato dell’aumento del 60%, rispetto al semestre precedente, dell’export di Gazprom verso la Cina) e si è sapientemente infilata nelle dispute valutarie. Due esempi su tutti. Il primo in India lo scorso giugno. La UltraTech Cement, leader assoluto del cemento in India, ha infatti pagato le 157.000 tonnellate di carbone partite dal porto russo di Vanino sul cargo MV Mangas, in yuan. Per l’esattezza, 172.652.900 yuan (25,81 milioni di dollari) bonificati al produttore Suek. E, a differenza di certe cedole obbligazionarie saldate in rubli, prontamente processati e incassati dalle banche. Più recentemente la valuta cinese è spuntata in Egitto. Il Cairo ha annunciato che emetterà bond per almeno 500 milioni di dollari in yuan, la moneta cinese. Al di là del fatto che la posizione del dollaro come valuta di riserva e principale valuta interazionale è sempre più in difficoltà, è chiaro che lo stato arabo si prepara ad avere relazioni non mediate con Pechino, soprattutto nel caso si dovesse trovare ad avere necessità di importare grano o frumento di cui è Paese primario consumatore. La guerra in Ucraina ha spezzato gli equilibri dell’ultimo ventennio e la Cina si appresta, dopo aver infilato tutti i tasselli precedentemente elencati, a dare il colpo finale.Le aziende europee dovranno necessariamente bloccare (anche solo in parte) la produzione dei beni. Il razionamento programmato eviterà lo choc dei blackout fuori controllo, ma imporrà comunque un rallentamento delle fabbriche. Altre strozzature che faranno salire i prezzi e quel punto saranno gli Stati europei a chiedere ai cinesi in ginocchio più merci.scenario Per evitare che la spirale ci travolga, rischieremo di diventare succubi del Dragone. Il problema è principalmente nostro. Gli Usa infatti si preparano da tempo, già dal periodo di Donald Trump, a tale eventualità. La pratica del reshoring (riportare in patria la produzione, ndr) è stata poi implementata dai dem grazie anche alla crescita della richiesta del gas naturale liquido. Al contrario il Vecchio Continente si trova nella crisi energetica che tutti conosciamo e al momento continua a insistere sulla strada delle rinnovabili spinte. Altro elemento che ci riporta al predominio cinese del mercato. Pannelli solari e batterie elettriche sono imprescindibili dalle componenti cinesi. La situazione è veramente ingarbugliata. Per questo varrebbe la pena provare a tirare una linea e cercare di agire non secondo le ideologie o l’interesse di una parte ma secondo una strategia di lungo termine. Esattamente ciò che sta facendo la Cina. Solo che lo fa da predatore, con l’Europa nella veste di preda.
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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