2024-04-10
Ciccio Graziani: «I politici dem mi portarono a inaugurare un torneo nel paese della cosca»
L’ex campione del mondo, citato nella inchiesta sulla ’ndrangheta in Piemonte: «Diedi il calcio di inizio e poi andai via. Chissà, forse ho incrociato qualche boss».Per tutti è l’eroe che, con la sua rete al Camerun, ha permesso all’Italia di superare il turno e di diventare campione del Mundial spagnolo del 1982. Ma è anche il bomber che insieme con il gemello del gol Paolino Pulici permise al Torino di vincere il suo ultimo scudetto, nel 1976. Di fronte a cotanto curriculum è difficile immaginare di trovare citato il nome del settantunenne Ciccio Graziani in un’inchiesta di ‘ndrangheta. Anche se il campione è del tutto estraneo alle indagini.Il motivo di questo incidente è il suo amico Antonio Esposito, un viveur di origini foggiane, classe 1946, che ha attraversato la Torino da bere socialista con un’impresa di pulizie e che è finito inguaiato per la sua passione per le belle donne, lo champagne e le macchine sportive.Circa tre lustri fa è stato condannato a una pena di 3 anni e 4 mesi con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’usura insieme con boss del calibro di Rocco Lo Presti e altri affiliati alla ‘ndrangheta. Nel 2020 gli sono stati inflitti altri 3 anni e 8 mesi per un’estorsione continuata.Adesso «Tonino» è citato più volte nell’ordinanza di arresto che ha colpito nove persone. Tra queste Roberto Fantini, il manager che il Pd ha fatto inserire nell’Organismo regionale per il controllo collaborativo, una specie di osservatorio sulle legalità degli appalti.A Fantini è contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.Quando la sua famiglia, a partire dal capostipite Teresio, guidava la società autostradale del traforo del Frejus, considerata una mangiatoia delle cosche, l’amico Esposito avrebbe ottenuto dei lavori. Dalle intercettazioni quest’ultimo sembra una specie di Donnie Brasco: «Io ho lavato la galleria con il cappotto di cashmere! Mi sono fatto 20 km di galleria con la pompa a 1500 atmosfere per lavare le pareti! È passato Guariniello (Raffaele, famoso giudice torinese di fine anni “90) e mi ha detto: “Esposito guarda che ti mando in galera, non puoi stare sull’autostrada così! Ma sei pazzo?”». Un personaggio da film «Tonino». Finito anche nelle intercettazioni di Calciopoli.Ma poi, per via dei suoi vizi, sarebbe caduto in disgrazia. Per tirarsi su e incassare appalti avrebbe persino progettato di far picchiare il nipote di Roberto Fantini per poi proporsi come vendicatore e guadagnare la gratitudine della potente famiglia di imprenditori. Un’accusa che Esposito ha rispedito al mittente. Ma i Fantini non gli avrebbero creduto e nelle conversazioni agli atti hanno detto peste e corna del pregiudicato foggiano. «Per fortuna ce lo siamo tolti dai coglioni» esclama, per esempio, Roberto. Salvo poi aiutarlo di nascosto. Come fa capire Esposito in un’intercettazione: «Massimo è un ebreo! È uno cattivo! Invece con Roberto […] tutti i mesi mi dava 1.500 euro perché io mi ero proprio rovinato… sono rovinato. E io un giorno mi sono incazzato e ho detto: “Io non voglio l’elemosina, io me li voglio guadagnare, dammi il lavoro sull’autostrada!».Nei mesi scorsi Roberto, secondo gli inquirenti, sarebbe diventato «collettore» di una raccolta fondi a favore di «Tonino», pur chiedendo di rimanere anonimo. Alla questua avrebbe dato un contributo proprio Ciccio Graziani, il quale al telefono avrebbe confermato all’amico: «Non so se ci ho messo 2.000... 2.500 euro».Per avere delucidazioni proviamo a chiamare proprio il vecchio bomber. Che ci risponde con grande cordialità, anche se l’inizio non è dei migliori: «La Verità è il giornale di Davide Giacalone? Ah no, quello è La Ragione…». È il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro. «Che io stimo tanto» si salva in calcio d’angolo l’ex goleador, da calciatore consumato. Illustriamo a Graziani il motivo della telefonata e apre il libro dei ricordi senza alcun imbarazzo, a partire dall’amicizia nata negli anni “70 con Esposito e con i Fantini, per motivi di fede calcistica: erano tutti tifosi del Torino. Con il tempo la conoscenza è diventata più approfondita e il campione è diventato spettatore dei rapporti tra personaggi finiti nei guai con la giustizia: «Tonino Esposito voleva che Roberto gli desse dei lavori, ma Roberto rispondeva “io faccio dei bandi di concorso, non posso dare il lavoro a chi voglio io”». Ogni tanto Graziani, su richiesta di Tonino, ha pure provato a perorare la causa dell’amico, ma la risposta era sempre la stessa. «Però lui andava lo stesso tutti i giorni a chiedere, a massacrare Roberto. “Non gli puoi rompere le palle così” gli dicevo».Graziani diventa quasi paterno: «Con me Tonino è sempre stato educato e rispettoso, un amico vero. Se mi avesse dato retta, non si sarebbe mai trovato nelle difficoltà giudiziarie e finanziarie in cui si è cacciato. Gli dicevo di fare i lavori in prima persona anziché passarli ad altri, ma lui era un libertino, gli piaceva fare la bella vita, lo splendido e questo l’ha portato nei momenti di grande difficoltà a fare cose sbagliate, che ha pagato. Però io l’amicizia la misuravo con i comportamenti nei miei confronti, quello che faceva al di fuori del nostro rapporto non mi interessava. Io qualche consiglio glielo ho dato, ma quando uno nasce capoccione, muore capoccione». Chiediamo all’intervistato se sia stupito per le accuse a Roberto. Risposta: «Molto, è una persona educata, rispettosa, gioiosa, con una famiglia molto bella». In un altro passaggio lo definisce un «ragazzo straordinario»: «Ieri mi sono fatto dare il numero di telefono di suo cognato da un amico comune e l’ho chiamato per fargli sapere che ero dispiaciuto per la notizia del suo arresto. Gli ho detto: “Manda un abbraccio a Roberto e digli che gli voglio bene a prescindere”. Se potessi fare qualcosa per lui, la farei. Poi se uno ha sbagliato è giusto che paghi, ma l’affetto e il rispetto per una persona, fino a prova contraria, non cambiano». I due si sentivano due o tre volte l’anno per scambiarsi gli auguri o un saluto. «Forse l’ultima volta l’ho visto due anni fa. Restano i ricordi bellissimi di quando stavo a Torino».Graziani sembra davvero stupito per quanto è accaduto: «Resto in attesa di vedere gli sviluppi. Spero che possa venire fuori bene dalle accuse, perché queste sono cose che segnano: per farti un’immagine ci metti una vita, per rovinartela bastano dieci minuti. Per me le accuse sono fantascienza, vero è che con certi lavori, incarichi e responsabilità può succedere di tutto. Quanto volte ci siamo stupiti di persone insospettabili e di fronte all’evidenza abbiamo dovuto alzare le mani».Il campione di Spagna ‘82 sostiene che lui, di origine ciociare, i calabresi di cui si parla nell’inchiesta e quelli condannati con Esposito non sono mai stati tra le sue frequentazioni: «Mai conosciuti, sono nomi che non mi dicono nulla. Io capitavo a Torino una volta l’anno e magari mi univo a una cena dove c’erano altre persone che non sapevo chi fossero».Il nome dell’ottantatreenne calabrese Salvatore Gallo, il ras delle tessere del Partito democratico torinese, indagato per estorsione, peculato e corruzione elettorale e buon amico di Fantini, invece, sblocca un ricordo in Graziani: «L’ho conosciuto quando lui e Roberto organizzarono un torneo e mi chiesero la cortesia di andare a tirare il calcio d’inizio. Cosa che puntualmente feci». Dove e quando è successo? «Una quindicina di anni fa, se non ricordo male in un paese di nome Volpiano». Il cronista salta sulla sedia. Il borgo citato è quello al centro dell’inchiesta perché sede del locale di ‘ndrangheta (una cosca) che gestiva i lucrosi affari degli appalti sulle autostrade gestite anche dai Fantini.Di fronte alla notizia, Graziani resta serafico: «Ah, ho capito, non lo sapevo. Comunque il nome Gallo non mi è nuovo. Io lavoravo a Mediaset, era una domenica, ho preso la macchina, sono andato, ho fatto quello che dovevo fare e sono venuto via. Se non ricordo male ripartii anche subito. Un favore di questo tipo a Roberto glielo facevo volentieri». Non le hanno presentato nessun mammasantissima? «Nella vita non si può mai sapere, vai a sapere quello che può succedere, involontariamente possono capitare incontri di questo tipo».Soprattutto per un campione di calcio… «Esatto».Non sapeva che Gallo fosse un politico?«Che io ricordi no. Se lo dovessi incontrare per strada non saprei riconoscerlo».Graziani nega di aver mai parlato di politica con i Fantini e di aver mai conosciuto le loro simpatie per il Pd: «Non sono discorsi che si fanno con amici lontani che vedi di rado. Noi parlavamo di Toro, calcio in generale e di famiglia. E, in ogni caso, se lo avessero fatto gli avrei detto: “Se volete parlare di politica non chiamatemi perché a me non me ne frega nulla”. Io ero il loro riferimento per il calcio, non avevo argomenti per parlare con loro di qualcos’altro».Il discorso torna sull’amico Tonino: «Gli ho sempre voluto bene. Sono andato a trovarlo anche in galera: lo avrei preso a schiaffi, ma prima di tutto l’ho abbracciato».Andrà a far visita anche a Roberto? «Se un giorno ci sarà la possibilità prenderò la macchina e andrò di corsa. Rispetto a Tonino, l’ho frequentato di meno, ma ci siamo detti tante volte che ci volevamo bene».Chiediamo a Graziani conferma del fatto che Roberto Fantini gli chiedesse di aiutare il pluripregiudicato «Tonino» di nascosto: «È vero. Una volta mi disse: gli voglio dare una mano anche io, ma non dire che i soldi te li passo io. Gli facevamo arrivare il denaro attraverso il suo commercialista che doveva gestire i soldi per evitare che Tonino li sperperasse, era una sorta di sussidio in attesa che potesse vivere giorni migliori. Adesso è finito in una Rsa. Mi sono riproposto di richiamarlo perché il cuore mi dice che non posso lasciare questo mondo senza richiamarlo».
Jose Mourinho (Getty Images)