
Il ministro Erika Stefani: «Sono pronta, il testo in Cdm prima dell'anniversario dei referendum. Al Veneto competenza su 23 materie. Le altre Regioni? Si stanno muovendo tutte».Ministro Stefani, che cosa succede il 22 ottobre?«È un anniversario importantissimo».Il referendum in Veneto.«Sì. Quel giorno è avvenuto qualcosa di grande».Ma ora c'è tanta attesa...«Non lo dica a me, che vivo a Vicenza».E allora andiamo al punto: l'autonomia arriva o no per quella data?«L'autonomia deve arrivare».Per il 22 ottobre?«Conto di portarla in Consiglio dei ministri anche prima».Solo per il Veneto?«È la Regione che è andata più avanti».E le altre Regioni?«Subito dopo toccherà all'Emilia, poi alla Lombardia».L'Emilia sostiene di essere partita prima...«Sì, ma devono ancora declinare i tavoli trilaterali».Tavoli trilaterali?«Devono declinare meglio le materie su cui vogliono avere competenza. Ma appena mi arriva la proposta procediamo».E le altre Regioni?«È stata una piacevole sorpresa: si sono mosse tutte».Tutte?«Oltre alla Liguria, anche il Piemonte, la Toscana, l'Umbria, le Marche. Poi leggo sui giornali che anche Michele Emiliano in Puglia ci sta ragionando...».Lei vuole cambiare il volto dell'Italia.«È la nostra speranza».Ma qualcuno dice che sta facendo la «secessione dei ricchi».«Sbagliano. Non c'è alcun rischio di scardinare l'unità nazionale».Però le Regioni più ricche si terranno i loro soldi...«Ma avranno anche più responsabilità».Quindi non è vero che avranno più quattrini a disposizione?«Il saldo totale resterà invariato: quando passa la competenza di una materia passano anche le risorse necessarie per farla funzionare».E come saranno calcolate le risorse necessarie per farla funzionare?«Sulla base del costo storico per quel determinato servizio».Ma scusi: allora i cittadini che cosa ci guadagnano?«Ci guadagnano perché siamo convinti che i servizi possono funzionare meglio se sono affidati ai governatori delle Regioni».Perché?«Perché conoscono meglio i loro cittadini e la loro terra».Ma di quali materie stiamo parlando?«Dipende. Sono le Regioni a chiederle».Il Veneto ha chiesto il massimo possibile previsto dalla Costituzione: 23 materie. Saranno concesse tutte?«Sì, la mia proposta è sulle 23 materie».Il suo sottosegretario, Stefano Buffagni, del M5s, dice che sono troppe. E che in questo modo l'autonomia è irrealizzabile.«È la Costituzione a garantire alle Regioni la possibilità di chiedere l'autonomia e quindi competenze. Quindi è realizzabile».Segno che i 5 stelle potrebbero mettersi di traverso?«Ma l'autonomia sta nel contratto di governo...».Le 23 materie no.«Ma se una Regione chiede 23 materie, e ha legittimità di farlo, come possiamo impedirlo?».C'è anche polemica su quanti soldi passeranno al Veneto. C'è chi parla di 5 miliardi, chi di 18,8.«Tutte stime ipotetiche. Come dicevo prima: passeranno i soldi che sono spesi oggi per far funzionare i servizi che passeranno alla Regione. A saldo zero».Che cosa pensa delle Regioni a statuto speciale?«Ci sono giustamente motivi culturali, storici, linguistici che le rendono tali».Ma non hanno troppi soldi?«No. L'obiettivo è che attraverso l'autonomia anche gli altri possano ambire alle stesse condizioni».E lei come risponde a chi protesta?«Che in alcuni casi è necessario fare il possibile per evitare sprechi e portare più efficienza».Quindi pensa che le Regioni a statuto speciale vadano mantenute?«Penso che debbano mantenere le concessioni e non è nostra intenzione rivedere gli accordi».E dal pasticcio delle Province come se ne esce?«Non ho potere diretto sulla materia».Un'idea se la sarà fatta.«Sì, il governo Renzi ha fatto un enorme pasticcio. Sul tavolo abbiamo alcune proposte. E faremo presto sintesi in maggioranza».Quale?«L'obiettivo è quello di ridare alle Province le risorse necessarie a garantire i servizi. Non c'è altra strada. Di pagliacciate ne abbiamo viste fin troppe».Ma lei avrà tempo per fare tutte queste cose?«Spero di sì, ovviamente. Non avrebbe senso cominciare una riforma come quella dell'autonomia e non finirla».D'accordo. Ma dipende se l'accordo tra Lega e 5 stelle tiene. Lei ci crede?«Non lo so. Il contratto è chiaro, ma poi bisogna saper far fronte agli imprevisti».Imprevisti?«Quando una coppia va a convivere non stabilisce che verrà cambiato il frigorifero. Ma se il frigorifero si rompe, bisogna cambiarlo».Con l'autonomia mi sembra che si tratti di cambiare anche la caldaia, oltre che il frigorifero.«Ah ah. Ma io sono positiva».Non tutti i colleghi del governo lo sono...«All'inizio il ministro del Sud, Barbara Lezzi, aveva espresso perplessità».La preoccupano quelle perplessità?«No, forse non sono ancora riuscita a spiegare bene il progetto nelle regioni meridionali».Potrebbe organizzare un tour esplicativo nel Mezzogiorno.«Può essere una bella sfida».Però intanto al Nord c'è un po' di malessere per via del decreto Dignità. Soprattutto fra gli imprenditori...«Guardi, io i piccoli imprenditori li conosco molto bene: sono figlia di un macellaio».Papà è macellaio?«Sì, va ancora tutti i giorni in bottega. Con la mamma. È la loro vita».E che cosa le dice papà?«No, sono io che dico che ogni considerazione sul decreto Dignità e sui posti di lavoro andrà fatta con il tempo giusto».Vi accusano di essere un governo di incompetenti.«Mi rattrista. Ma, stando all'interno del Consiglio dei ministri, a volte mi sorprendo delle notizie che vengono pubblicate».Retroscena inventati?«Cose non vere».Si sente sotto attacco?«Si va verso le elezioni europee. Forse c'è il timore che vengano sovvertiti ordini finora consolidati».Che cosa succederà in Europa?«Non sono così lungimirante da fare un pronostico...».Mi dica allora che succederà in Italia...«Penso che noi siamo forti e coraggiosi. Certo, la magistratura...».Vuole attaccare la magistratura?«Da avvocato mi riesce davvero difficile: ho sempre guardato le aule di giustizia come a un tempio. Ma...»Ma?«Mettiamola così: confido che alcuni processi nati negli ultimi periodi vadano a sgonfiarsi».Lei è nata politicamente nella Liga Veneta, poi è stata nella Lega Nord. Si ritrova nella linea nazionalista di Salvini?«Totalmente. Nessuno dei miei amici indipendentisti veneti si sente tradito dalla svolta di Salvini».Fra i ministri è quella che appare meno. Sul suo sito Internet, per esempio...«Lì ho avuto un problema tecnico».Però concede pochissime interviste.«Non sono mediatica. Non amo i riflettori. Se mi dicono di andare in televisione soffro».Una cosa personale però l'ha raccontata.«Sì, il coma».Nel 2012 è stata in coma. E ha detto che si sentiva come in un dipinto di Mondrian.«Esatto».E poi ha detto che dopo un'esperienza del genere ci si sente più forti.«Esatto».Lei si sente più forte?«Dopo un'esperienza così ti viene naturale smettere di lamentarti delle piccole cose quotidiane. Si scopre la gioia di vivere. A me piace così tanto vivere...».Le piace vivere anche da ministro?«Guardi, io penso che sia sbagliato continuare a dire “sono ministro"».Perché?«Perché poi finisci per crederci» (e ride, ndr). È pericoloso?«Si diventa antipatici».E lei come si difende?«Non smetto di fare le cose che facevo prima».Per esempio?«Per esempio andare in moto».Viaggia ancora in moto?«È una passione che ho preso da mio papà. Le pare da maschiaccia?».Direi di no.«Ho fatto anche delle prove in pista».Però a una cosa ha dovuto rinunciare.«Non me lo ricordi».Finché era senatore continuava a fare l'avvocato. Adesso ha dovuto smettere.«Mi è dispiaciuto. Io avevo un piccolo studio, mi occupavo di usucapione, rami di alberi tagliati male, queste cose... Chiamare tutti i miei clienti e dire: trovatevi un altro avvocato, è stata una delle cose più difficili per me».Potrà sempre tornare?«Ma fra cinque anni magari avrò perso la mano».Cinque anni? Quindi prevede che il governo duri...«Lei si stupisce?».Si ricorda il giorno del giuramento?«Certo».Qualche giornale la descrisse come Miss governo...«Proprio non riesco a pensarmi come miss».In effetti non le conviene.«Perché?».Considerato come sono finite le miss del governo precedente. Ha presente Maria Elena Boschi? Anche lei voleva fare una riforma istituzionale...«Non c'è pericolo».Perché?«Se vedesse quello che sta passando ora nel mio cervello, capirebbe che miss non lo sono proprio».
(Ansa)
Milano, la maison dei Della Valle accusata di beneficiare di una filiera produttiva basata sullo sfruttamento per abbattere i costi. Abiti e scarpe venduti a prezzi stellari ma realizzati da cinesi per pochi euro. La società: «Amareggiati, noi rispettosi delle leggi».
(IStock)
In vista della Cop11 di Ginevra, la Commissione propone di limitare le rivendite di prodotti legati alla nicotina e perfino di levare il filtro dalle sigarette in nome del green, tornando così indietro di 70 anni. Il tutto senza chiedere il permesso ai governi. Anzi...
Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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