
L'ansia di dominare la procreazione, strappandola al legame uomo-donna, è una fantasia antica rinnovata da stregoni moderni. Anche in queste ore, dopo il colpo di mano del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha sdoganato con un tweet l'aborto fai da te, vediamo rimbalzare sulla Rete l'antica, cara accusa: «Medievali!». È medievale, oggi, chi difende la vita. È retrogrado chi contesta gli eccessi dell'ideologia Lgbt. È oscurantista chi battaglia contro l'utero in affitto e altre pratiche di questo genere. È cattivo, insomma, chiunque si opponga alla inarrestabile marcia del progresso, che dev'essere per forza economico, scientifico e morale. Eppure, a ben vedere, proprio gli esaltati fautori delle «magnifiche sorti e progressive» e gli sfegatati difensori dei «diritti» hanno riportato in auge convinzioni che oscure lo sono per davvero, e la cui origine si perde nelle nebbie dei tempi antichi. L'idea, ad esempio, che esista una «identità di genere» totalmente svincolata dal dato biologico - cioè dal corpo che, dicono gli attivisti Lgbt, può essere modificato in base ai desideri - è antica quanto la filosofia. Non è altro che l'ennesimo tentativo di svincolare totalmente lo spirituale dal fisico, di schiodare l'anima leggera, eterea, dal fardello delle membra. «La speranza di liberarsi della carne», ha scritto la filosofa francese Sylviane Agacinski, «non è sparita. Si è spostata e si è rivolta verso la sola potenza alla quale noi Moderni crediamo: la potenza tecnico-scientifica». L'Agacinski ricorda l'affermazione di Francis Bacon (1620), secondo cui la vera ambizione del genere umano è «acquisire il potere delle arti meccaniche per esercitare il proprio impero sull'universo». Ancora precedente è la credenza nella possibilità di generare la vita facendo a meno del corpo, dell'unione di maschio e femmina. Il mago svizzero Philippus Theophrastus von Hohenheim (1493-1541), meglio noto come Paracelso, nel 1537 scrisse un trattato intitolato De natura rerum. Lì leggiamo quanto segue: «Esseri umani possono venire all'esistenza senza genitori naturali. Ossia tali esseri possono nascere senza essere stati sviluppati e partoriti da un organismo femminile, per l'arte di un esperto spagirico». Paracelso fa riferimento alla creazione dell'homunculus, cioè un essere umano artificiale. Tra i principi della filosofia ermetica, infatti, troviamo l'analogia, riassunta dalla frase «come in alto, così in basso». L'alchimista esperto, possessore della vera conoscenza, illuminato, può rendersi simile a Dio, e replicare addirittura la creazione: rifare in basso, sulla Terra, ciò che avviene in alto, nei Cieli. Secondo Paracelso, per creare l'omuncolo bisogna racchiudere lo sperma in un «vaso ermeticamente sigillato», seppellirlo in letame di cavallo per 40 giorni, nutrirlo accuratamente con «l'arcanum sanguinis hominis finché abbia circa quaranta settimane, e se durante questo tempo può restare in letame di cavallo a temperatura eguale, diverrà un bambino umano».Il nostro mago, in realtà, stava soltanto dando nuova linfa a teorie ancora più antiche, provenienti dall'alchimia islamica. Il suo homunculus, ha notato la biologa Aarathi Prasad, è molto «simile al feto atomistico immaginato secoli prima dai greci». Sostituirsi a Dio, creare la vita. Secondo l'occultista rosicruciano bavarese Franz Hartmann, ci sarebbe riuscito, nel 1775, il Conte di Kniffenstein, in Tirolo, generando ben dieci homuncoli. Goethe (notoriamente un iniziato) ha messo in scena nel Faust la creazione dell'homunculus da parte dell'alchimista Wagner, aiutato nella sua opera da Mefistofele: «Il procreare che fu già di moda», dice Wagner, «noi lo dichiariamo una vuota farsa. [...] Se le bestie continuano a provarvi piacere, l'uomo, con le sue grandi qualità, dovrà, in futuro, avere una più alta, assai più alta origine». Nel suo laboratorio alchemico, dunque, Wagner crea un essere umano in miniatura, più o meno come scriveva Paracelso. Solo che quest'ultimo non aveva come fine la dominazione del mondo attraverso la tecnica, cosa che invece caratterizza da tempo gli inquietanti eredi moderni degli alchimisti.Il britannico John B.S. Haldane, nel 1923, coniò il termine «ectogenesi» per indicare il concepimento di un bambino al di fuori del corpo della madre. All'inizio degli anni Duemila, il biologo francese Henri Atlan ha sviluppato il concetto nel libro L'utero artificiale. E non c'è bisogno di tirare in ballo Carl Gustav Jung per comprendere che il vaso alchemico simboleggia l'utero, anzi è effettivamente un «utero artificiale». Convinto transumanista, Atlan ha spiegato in un'intervista Libération: «Per me, l'ectogenesi è un ulteriore passo verso la completa separazione tra sessualità e procreazione. Un passo decisivo in quanto stabilisce una simmetria quasi perfetta tra il ruolo dell'uomo e quello della donna nella procreazione. L'asimmetria introdotta dalla gravidanza scompare».Ed ecco la conclusione: «Tutto sommato, abbiamo già assistito a una rivoluzione di questo tipo nel XX secolo, proprio grazie alla contraccezione, alla libertà dall'aborto, ma anche alla lavatrice che ha liberato le donne dai normali lavori domestici. Credo che con l'ectogenesi finirà la rivoluzione iniziata in gran parte nel secolo scorso». Il compimento della rivoluzione sessuale altro non è che il sogno realizzato di certi folli alchimisti: dominare la creazione, generare la vita o spegnerla a piacimento, produrre esseri senzienti in laboratorio (homuncoli, antenati dei cyborg, legati nell'immaginario agli sconcertanti Golem). Benvenuti nel Medioevo tecnologico.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.