2018-11-21
Chiamateli «zozzoni senza frontiere»
Da nave della discordia a nave della discarica. Già, a quanto sembra, leggendo le carte di un'inchiesta condotta dalla Procura di Catania, l'Aquarius, ossia il traghetto che prima dello stop di Matteo Salvini faceva la spola tra Libia e Italia per portarci il maggior numero di migranti, era un batterio vagante altamente contagioso. Non soltanto perché a bordo del cargo di Medici senza frontiere vi erano persone malate, ma perché, una volta approdato nei porti italiani, il naviglio scaricava rifiuti infetti facendoli passare per semplice immondizia da smaltire e non come scarti pericolosi. La differenza non è di poco conto, perché (...)(...) se i primi possono essere avviati in una normale discarica, i secondi devono essere trattati separatamente.Chiunque si occupi di rifiuti ne è a conoscenza. In pattumiera deve finire la spazzatura che si può smaltire senza inquinare, mentre tutto ciò che sia ritenuto pericoloso, per le falde acquifere o per la salute, e rischi di provocare epidemie, deve essere gestito a parte. Ovviamente lo smaltimento dell'immondizia domestica, cioè di quella ordinaria, ha un prezzo. I rifiuti speciali invece ne hanno un altro, di gran lunga più caro. E allora, che cosa facevano i cari «zozzoni» senza frontiere? A quanto pare si mettevano d'accordo con qualcuno affinché facesse passare la monnezza appena sbarcata per scarti senza problemi, quasi si trattasse di materiale da avviare al compostaggio. Le telefonate che la Guardia di finanza ha intercettato su ordine dell'autorità giudiziaria non lasciano spazio a dubbi. Dai colloqui riportati nell'ordinanza di arresto delle persone implicate si capisce che tutti quanti erano a conoscenza del fatto che quell'immondizia non era da portare in una normale discarica, ma andava smaltita in appositi siti, specializzati in rifiuti pericolosi di tipo ospedaliero. Però, nonostante quegli scarti potessero essere stati contaminati, e dunque a rischio infettivo perché in grado di veicolare malattie tipo scabbia e pidocchi, infezioni gravi come salmonella, tubercolosi, meningiti e perfino Hiv, cioè Aids, gli uomini dell'organizzazione preferivano far passare il tutto come normale immondizia, ossia rifiuti ordinari senza alcun rischio per la salute. E se per questi ultimi la tariffa era di 800 euro, per quelli pericolosi poteva aumentare a 5.000. Dunque, una volta giunti in porto, gli addetti allo smaltimento preferivano fare i furbi e dire che i sacchi sbarcati erano roba da avviare al normale ciclo di smaltimento, non certo da trattare come rifiuti speciali. Al telefono i responsabili si raccomandano di tenere la bocca chiusa, perché «se a un qualsiasi operaio gli parlate di infettivi, l'operaio poi parla con l'altro operaio e le persone si rifiutano di venire sottobordo a prendersi la spazzatura». Chiaro, no? Bisogna stare zitti e fare finta che quelli nel sacco siano torsoli di mela e avanzi di bistecche, non cannule, cateteri, bende sporche di sangue, aghi contaminati con cui si sono curati migranti ammalati. «Se parli di rifiuto ospedaliero», spiega uno degli indagati, «si parla di un bordello». La faccenda, ovviamente, è tutta legata ai soldi, a quello che ci guadagna l'organizzazione. «Siamo riusciti dopo due o tre anni a sistemare tutto», racconta al telefono il solito tipo, facendo capire che se si venisse a conoscere che cosa c'è nel sacco salterebbe tutto. «Perché altri porti ti chiedono 3.000 o 5.000 o te la lasciano a bordo, perché non vogliono avere a che fare con quel tipo di rifiuti. Il rifiuto non è una barzelletta, il rifiuto è una cosa seria, che ci vuole un'origine, si deve classificare, c'è l'Europa, l'Italia e tutto un sistema di codici. E se uno parla di una cosa e parla dell'altro qua si finisce in galera». È tutta una questione di tariffe, perché se si rivede quella di Medici senza frontiere, dice il nostro «mi va a rivedere anche quella di Save the Children, di Msf Olanda, quella di Sos Med». Insomma, occhio a toccare l'argomento e occhio anche a dove scaricate queste tonnellate di rifiuti, perché in certi porti «vi rompono il culo». I protagonisti di questa storia sono dunque informati sui rischi che corrono. Sanno di violare la legge e per questo si raccomandano di non far menzione con alcuno del traffico illecito.Di fronte a questo capitolo di Monnezze senza frontiere, i difensori delle Ong, i vari Roberto Saviano e Gad Lerner dove sono? Per anni ci hanno ammorbato con la Terra dei fuochi, ma del Mare dei liquami a quanto pare preferiscono tacere. Loro che erano pronti a salire a bordo per difendere i migranti, scudi umani pro immigrazione, ora che cosa dicono nello scoprire che qualcuno li ha usati, trasformandoli da paladini dell'immigrazione in facilitatori dell'infezione? Loro sono contro l'inquinamento gestito dalla malavita organizzata, ma non si sono accorti che esiste un inquinamento delle Organizzazioni della buona vita. Uno spaccio di buoni sentimenti che ne nasconde uno molto meno buono. E di mezzo ci sono solo e sempre i soldi.