2021-12-05
«Chi sparagna, guadagna. E coi Buoni del Tesoro potete pagarci le tasse»
Così il futuro capo di Stato con una specie di tweet propagandava l’impiego dei risparmi. Con una formula destinata a riproporsi.L’Einaudi patriota che non ti aspetti. Nel 1915 sognava i papà dei minibot. Grazie alla curatela di Corrado Sforza Fogliani, Rubbettino pubblica la raccolta di aforismi che l’ex presidente scrisse per il Corriere durante la Grande guerra. Spingendo a investire in titoli di Stato per evitare salassi.Lo speciale comprende due articoli. 1° luglio 1915Fate il vostro interesse e opera patriottica1) QUALE MIGLIOR libretto di cassa di risparmio di un buon titolo del prestito nazionale? Rende il 2 per cento di più ed è altrettanto sicuro.2) CHI, avendo sottoscritto al vecchio, non può sottoscrivere al nuovo prestito nazionale, venda l’opzione all’amico, al parente, al conoscente.3) NON VOLETE che il Governo sia costretto a ricorrere ad un prestito forzoso? Sottoscrivete largamente al prestito nazionale.4) CHI SOTTOSCRIVE al nuovo prestito nazionale fa, insieme, il proprio interesse ed un’opera patriottica.5) RISPARMIARE è sempre un dovere verso se stessi e verso la famiglia. Oggi è anche un dovere verso la Patria. Sottoscrivete tutti al nuovo prestito nazionale.3 luglio 1915Sottoscrivete il prestito nazionale, eviterete il prestito forzoso1) NON VOLETE che il Governo sia costretto a ricorrere ad un prestito forzoso? Sottoscrivete largamente al prestito nazionale.2) È ASSURDO tenere immobile e depositato in banche il risparmio che si potrebbe investire nel nuovo prestito nazionale. Si perdono gli interessi o si godono in misura minima: ed i futuri investimenti, che così si attendono, non riuscirebbero più redditizi. Sottoscrivendo all’attuale prestito si gode subito un cospicuo e ci si assicurano migliori condizioni offerte nei futuri prestiti.3) IL SUCCESSO del prestito nazionale sarà davanti al mondo affermazione solenne della fede, del coraggio, del risoluto proposito d’Italia. Spetta ai cittadini non combattenti vincere questa grande battaglia morale, che contribuirà quanto le altre ad assicurare ed affrettare la vittoria.4) CHI POSSIEDE titoli del primo prestito nazionale del gennaio scorso li faccia stampigliare e chieda il «buono d’opzione…». Se ne serva poi per sottoscrivere e faccia propaganda per venderlo.6 luglio 1915Il Tesoro deve trovare i fondi necessari per la guerra, o per amore o per forza1) ITALIANI! Pensate che la guerra deve essere condotta a vittorioso termine ad ogni costo. L’esercito italiano non si fermerà per mancanza di danaro. Il Ministero del Tesoro deve trovare i fondi necessari, per amore o per forza. Se oggi non date danari in abbondanza, è certo che lo Stato dovrà ordinare prestiti forzosi, imposte di guerra, emissioni di carta-moneta. Quest’ultime sono più pesanti delle imposte, perché rialzano tutti i prezzi delle cose necessarie alla vita. Se non volete che tutto ciò accada, come sta accadendo in Austria, accorrete largamente a sottoscrivere al prestito volontario!2) CHI SOTTOSCRIVE al prestito nazionale, pagando 95 lire, ricaverà un reddito di 4,73 per cento, ed inoltre un premio di 5 lire al momento del rimborso del capitale. Chi, essendo possessore di titoli del primo prestito del gennaio scorso, ha la fortuna di potere sottoscrivere a 93 lire, riceverà un reddito di 4,84 per cento netto; ed inoltre un premio di 7 lire al momento del rimborso del capitale. Voi siete sicuri di godere del buon reddito per almeno 10 anni e di ricevere il premio di 5 o 7 lire al più tardi fra 25 anni.3) CHI HA I DENARI pronti e vuole versare subito il saldo, ha diritto di chiedere un certificato provvisorio in bianco, ossia al portatore. In tal modo, chi non vuole far sapere neppure alla Banca d’Italia i propri affari, può evitare di dire il proprio nome al momento della sottoscrizione.4) CHI TEME di non aver disponibili i denari necessari per completare a tempo i pagamenti a rate, non si lasci impressionare da questo inconveniente. La Banca d’Italia, il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia sono obbligati a fargli le anticipazioni necessarie, ad un interesse che sarà del 4,50 o del 4,75 per cento, ossia non superiore e forse inferiore al reddito del suo titolo. Egli avrà tempo a restituire le anticipazioni sino al 30 giugno ed anche dopo le anticipazioni potranno essere prorogate.18 luglio 1916Coi Buoni del Tesoro potete pagare le imposte1) Risparmiatori! Sottoscrivendo DOMANI - 19 luglio - un Buono del Tesoro al 5% a tre anni da 1.000 lire nominali dovete versare soltanto lire 900,00. Sottoscrivendo un buono 5% a CINQUE anni dovete versare lire 975,00. Il minor prezzo è dovuto alla circostanza che il Governo bonifica lire 1,50% sui buoni quinquennali, e paga, conteggiandolo nel prezzo, per tutte due le specie di buoni, l’interesse ANTICIPATO per il semestre in corso. Se sottoscrivete più o meno di 1.000 lire, il pagamento da farsi è in proporzione.2) Le cedole dei Buoni del Tesoro sono, alla pari delle cedole di vendita e dei prestiti nazionali, ricevute in pagamento delle imposte dirette dovute allo Stato, in qualunque periodo del semestre precedente la scadenza. In questa maniera il contribuente ha il vantaggio di poter riscuotere anticipatamente gli interessi dei buoni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/chi-sparagna-guadagna-e-coi-buoni-del-tesoro-potete-pagarci-le-tasse-2655922165.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="leinaudi-patriota-che-non-ti-aspetti-nel-1915-sognava-i-papa-dei-minibot" data-post-id="2655922165" data-published-at="1638661790" data-use-pagination="False"> L’Einaudi patriota che non ti aspetti. Nel 1915 sognava i papà dei minibot Non ancora senatore del Regno, Luigi Einaudi twittava sul Corriere della Sera in tempo di guerra. Grazie alla curatela saggia di Corrado Sforza Fogliani, presidente dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e anima di Confedilizia, Rubbettino propone - con prefazione di Ferruccio de Bortoli un piccolo capolavoro: «Elogio del rigore» (174 pagine, 16 euro). Si tratta di testi brevi, quasi propagandistici, con cui il futuro capo di Stato invitava, nel corso della prima Guerra mondiale, a sottoscrivere titoli di Stato italiano, su input dello storico direttore del Corrierone, Luigi Albertini. Qui sotto ne abbiamo scelti alcuni, pubblicati per gentile concessione dell’editore e del curatore. L’esigenza dell’autore era quella di affrontare il tremendo sforzo bellico contando sulla forza del risparmio italiano: in fondo un grande classico, anche senza bisogno di fondere metallo per i cannoni. Quello di convogliare in modo non forzoso le disponibilità patrimoniali private verso destinazioni di sviluppo e benessere è un problema di cui si sente continuamente parlare anche oggi. A colpire, come spiega lo stesso Sforza Fogliani, è il piglio patriottico che mostra un aspetto inedito rispetto a quello, ben più noto, dell’Einaudi rigorista, spaventato - altro tema di grandissima attualità - dall’inflazione e da consumi eccessivi che, specie in tempo di conflitto, potessero contribuire a innalzarla. Qualche anno fa - sembra un’eternità ma erano tre - la legislatura che forse sta per terminare reggeva il governo Conte 1. Per qualche settimana, tra strali degni di miglior zelo, tenne banco - anche grazie a questo quotidiano - un dibattito che sfiorava i temi della natura del debito e della moneta, attorno alla suggestione dei «minibot». Si trattava, almeno nella formulazione del deputato leghista Claudio Borghi supportata a fasi alterne dal centrodestra, di una proposta originale con cui «frazionare» il debito pubblico già esistente in tagli cartacei che mimassero quelli delle banconote in euro, da immettere in circolazione pagando con essi i debiti della Pa. Il vantaggio? Avere una specie di liquidità aggiuntiva, utilizzabile sia verso la Pa stessa (tasse, trasporti pubblici, benzina eccetera) sia, proprio perché sdoganata dallo Stato, accettabile in teoria da chiunque. Un cuscinetto quasi-monetario che secondo alcuni poteva anche far comodo in caso di tensioni improvvise sull’area euro. Apriti cielo: intervenne pure Mario Draghi, allora ancora impegnato a Francoforte, per dire che o si trattava di nuova moneta (dunque illegale) o di nuovo debito, dunque problematico per il nostro Paese. Era, almeno in teoria, «vecchio» debito, ma tant’è. Non se ne fece nulla. Paradossalmente però Einaudi, noto «rigorista» come sottolinea giustamente il titolo del libro, toccava negli anni di Guerra e anche in quelli immediatamente successivi alcune corde non dissimili da quel dibattito. Invitava dalle colonne di via Solferino a investire per egoismo patriottico, certo che non dipendere dall’estero soprattutto in un conflitto aiutasse le Forze armate e contemporaneamente ponesse al riparo il risparmiatore da «patrimoniali», garantendogli ritorni sicuri (allora non si parlava di spread). Non solo: il vantaggio dei Bot, oltre al fatto di poterli pagare a rate, è che le loro cedole sono «ricevute in pagamento delle imposte dirette dovute allo Stato». Come i minibot.
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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