2019-04-06
«Chi difende Asia Bibi viene ucciso. Vogliono un Pakistan solo islamico»
L'arcivescovo Joseph Coutts di Karachi preoccupato dal clima di intolleranza crescente nel Paese: «In 30 anni ci sono state 1.534 accuse di blasfemia e 25 cristiani sono in carcere. Gli integralisti usano le leggi contro chi non si allinea».È il Paese di Asia Bibi, la donna cattolica accusata di blasfemia, condannata a morte e incarcerata fino al 29 gennaio scorso, quando è stata definitivamente assolta e liberata. I cattolici in Pakistan sono appena il 2% in un Paese che al 97% è musulmano ed è uno dei Paesi al mondo in cui la persecuzione anticristiana è più grave. La Verità ha incontrato il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, a Milano, prima del suo intervento di giovedì scorso all'Università Cattolica.Nominato cardinale da papa Francesco nel concistoro del 28 giugno 2018, Coutts è in Italia ospite della fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che soffre. Alla Cattolica è intervenuto alla presenza dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, per parlare appunto di libertà religiosa e come questa sia spesso contrastata, nell'indifferenza della comunità internazionale.Eminenza, qual è la situazione dei cattolici in Pakistan?«Secondo la nostra Costituzione la libertà di religione è riconosciuta. Noi abbiamo chiese, ospedali e abbiamo tante opere caritative che avvengono anche con la collaborazione del governo. Ma ci sono tante difficoltà che sono cresciute in questi ultimi 25-30 anni, anche se una qualche forma di discriminazione c'è sempre stata. È cresciuta però l'intolleranza, in particolare da parte di musulmani integralisti che vogliono fare del Pakistan uno Stato esclusivamente islamico».Quando è avvenuta questa accelerazione?«È stato un processo graduale. I partiti islamici hanno cominciato a fare pressioni su ogni governo per fare del paese uno stato veramente islamico con leggi secondo la sharia. Questo ha ricevuto una spinta al tempo del dittatore militare Zia-ul-Haq, che è stato presidente dal 1977 al 1988 e interloquiva con questi gruppi fondamentalisti per rafforzare la sua dittatura. Così ha introdotto alcune leggi islamiche a fianco delle leggi che già esistevano».È lui che ha introdotto la legge sulla blasfemia?«Sì, nel 1986. Per proteggere l'onore del profeta Maometto, punisce con l'ergastolo chi profana il Corano e con la pena di morte chi offende Maometto. Ma è possibile usare questa legge in modo negativo: se non mi piace qualcuno, allora è molto facile appellarsi a questa norma per perseguitarlo».È ciò che è accaduto con Asia Bibi?«Purtroppo non solo con lei, secondo i dati della Commissione nazionale giustizia e pace, ci sono state 1534 accuse di blasfemia registrate dal 1987 a fine 2017. Molte delle quali contro altri musulmani e indù, contro i cristiani sono state 220. Attualmente sono 25 i cristiani nelle carceri pachistane con accuse di blasfemia».Il ministro per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti, cristiano cattolico, si è battuto per cambiare questa legge ed è stato assassinato nel 2011 da membri dal gruppo Tehrik-i-Taliban Punjab.«Non solo lui. Due mesi prima il governatore musulmano della regione del del Punjab, Salmaan Taseer, era andato a trovare Asia in carcere dicendole di non avere paura e di fare una domanda di grazia al presidente della Repubblica, una domanda che avrebbe consegnato lui personalmente. Ma vari gruppi islamici hanno cominciato a reagire. Poco dopo il governatore fu assassinato nella capitale Islamabad. I fanatici che hanno organizzato l'assassinio lo hanno accusato di essere un cattivo musulmano».Lei parla di una escalation dei fondamentalisti islamici in Pakistan negli ultimi decenni. Quali le cause?«Un fattore importante è stata la guerra in Afghanistan». Perché?«Quando l'esercito dell'Unione Sovietica entrò in Afghanistan nel 1979, molti giovani musulmani furono addestrati per combattere una Guerra santa contro i kefir o infedeli che avevano occupato la loro terra. Stati Uniti e Arabia Saudita finanziarono questi combattenti, nell'intento di non far entrare i sovietici nel Medioriente, ma per paradosso, una volta sconfitti i russi, quegli stessi combattenti si rivoltarono contro l'Occidente infedele. Prende così forza un Islam che predica e promuove la Jihad e che penetra anche in Pakistan. Piano piano si crea quella rete internazionale piena di collegamenti fra le diverse sigle, Al Qaeda, Isis e altri, che per il Pakistan è diventata un rischio per il governo e la democrazia».Abbiamo parlato della legge sulla blasfemia, ci sono altri fenomeni di discriminazione?«Uno riguarda donne cristiane e indù. Per un musulmano è legale avere fino a quattro mogli, anche se non è molto comune, e in alcune aree del paese, in cui vi sono personaggi molto influenti e ricchi, questi possono rapire le donne e farne la propria seconda o terza moglie. Spesso questo viene fatto minacciando ritorsioni nei confronti dei famigliari e se si arriva davanti a un giudice viene imposto alla donna di dire che questa è la sua volontà ed è seguita a una conversione all'islam. Così dal punto di vista legale, non è più possibile fare nulla. Ci sono stati diversi casi nelle ultime settimane, perciò il 19 marzo, a Karachi, si è formato un comitato contro questi matrimoni e conversioni forzate, formato da cristiani, sikh e indù».Altri esempi?«Spesso i bambini studiano su libri in cui i non musulmani vengono descritti in modo negativo, oppure sono discriminati nella valutazione scolastica, ci sono discriminazioni nel mondo del lavoro e non esiste pressoché alcuna possibilità di accedere a cariche politiche se non a quelle riservate alle minoranze».Mi permetta una domanda, Asia Bibi è libera, ma non ha ancora lasciato il Pachistan?«Asia Bibi è libera, tuttavia la sua condizione deve essere protetta per evitare che possano farle del male. Abbiamo la speranza che Asia possa essere presto libera di andare dove desidera. Vorrei raccontarle una storia per capire di cosa stiamo parlando».Prego.«Un ragazzo cristiano viene accusato di blasfemia diversi anni fa, mi pare nel 1995, aveva allora 12 anni. L'accusa venne lanciata perché il ragazzo avrebbe vergato delle scritte blasfeme contro Maometto sul muro di una moschea. Venne condannato insieme a due zii che non erano presenti al momenti del presunto fatto, quindi l'appello in Alta Corte. Qui un bravo avvocato musulmano è riuscito a provare l'inconsistenza dell'accusa: il ragazzo era semianalfabeta e non avrebbe potuto scrivere quelle frasi. Il ragazzo venne liberato, ma davanti alla corte la furia dei fanatici scatenò una campagna molto violenta. Ci furono attentati contro l'avvocato e il giudice, entrambi musulmani. Poi uno degli zii del ragazzo è stato ucciso e il giovane è stato nascosto per evitare che gli capitasse la stessa sorte. In quell'occasione il governo tedesco, attraverso la fondazione Missio, ha concesso asilo e ha accolto il ragazzo in estrema segretezza. Quando questo è stato rivelato è successo il finimondo e il buon giudice musulmano che lo aveva liberato è stato ucciso».Come è possibile dialogare in questa realtà?«Il dialogo è sempre una via possibile con tutti. Ciò è difficile con i fanatici, tuttavia il Pakistan è un Paese democratico con un governo eletto e non possiamo dimenticarlo. Da parte nostra posso testimoniare che nelle scuole, negli ospedali e nelle realtà caritative cristiane abbiamo tanti esempi di collaborazione con persone di fede musulmana che condividono con noi queste attività. Noi dobbiamo essere testimoni della nostra fede e costruttori di una via della pace e della giustizia».