2020-09-22
Chi di penna ferisce, spesso di spada perisce
Litografia raffigurante il duello tra Ferruccio Macola e Cavallotti nel giardino di Villa Cellere presso Roma (Wikipedia)
Le vendette di Marcel Proust e Tommaso Marinetti sui loro stroncatori. Henri d'Orleans infilzato da Vittorio Emanuele per un insulto anti italiano. Aleksandr Sergeevič Puškin ucciso per un qui pro quo. Le storie dei più celebri duelli d'onore. Compreso quello in topless vinto dalla nipote di Klemens von Metternich.«La plume est plus forte que l'épée». Sono le parole messe in bocca dallo scrittore inglese Edward Bulwer-Lytton al cardinale francese Richelieu che, preoccupato da un complotto contro di lui, non si rassegnava all'idea di dover ricorrere alle armi per risolverlo. Parafrasando un altro proverbio, però, Richelieu non considerò che a volte anche chi di penna ferisce, di spada perisce. A dar prova che la penna camminava di pari passo con la spada, il politico radicale e giornalista Felice Cavallotti, ricordato, oltre che per la sua vena provocatoria, per la sua passione per i duelli. Fra i 32 che combatté si ricorda quello del 1868 contro il giornalista Enrico Carozzi, il quale, sulle pagine dell'Unità Italiana, in cerca di gloria, stroncò ferocemente il Mefistofele di Arrigo Boito. Indignato, il Cavallotti gridò allo scandalo, sconvolto dal fatto che un giornale così autorevole avesse imbrattato «le sue colonne colle insulsaggini ginnasiali del signor Enrico Carozzi». Offeso, il Carozzi chiese «una riparazione d'onore» e fu subito accontentato e ferito. Il Cavallotti però ebbe la peggio due anni dopo, quando diede del mentitore al direttore della Gazzetta di Venezia, il conte Ferruccio Macola, reo di aver pubblicato una notizia non verificata relativa a una querela che egli aveva ricevuto in quanto deputato. Una vera e propria fake news d'altri tempi che si risolse nel primo pomeriggio del 6 marzo del 1898 con un colpo di sciabola che s'infilò nella bocca del Cavallotti trafiggendogli palato e carotide. Per il Macola si aprirono quindi le porte del carcere. Finì in galera, alla Bastiglia di Parigi, anche Voltaire, ma solo per aver osato sfidare a duello, da plebeo, il conte Chabot, un nobile di ceto superiore. Il 3 febbraio 1897 Marcel Proust sfidò il giornalista Jean Lorrain che ebbe l'ardore di fare a pezzi Les plaisirs et les jours descrivendo prima l'autore come «uno di quei giovanottini del bel mondo malati di letteratura e di successi nei salotti», poi alludendo a una relazione omosessuale con Lucien Daudet, figlio dell'intransigente Alphonse. Due giorni e 25 passi dopo, Proust regolò la questione alla Tour de Villebon nel Bois de Meudon, con un colpo di pistola sparato al piede del critico salvando così il proprio onore. Anche il nostro Filippo Tommaso Marinetti ebbe da ricorrere alla spada per mettere a tacere un critico francese. Marinetti schiaffeggiò il critico e romanziere Georges Henry Hirsch che stroncò la riduzione teatrale di Le Roi bombance. I due s'affrontarono in duello al Parc des princes di Parigi, il 16 aprile 1909, duello che si concluse con un fendente del poeta lombardo che trafisse l'avambraccio dell'avversario.Si può dire che morì per colpa di un callo Aleksandr Sergeevič Puškin. Nel 1836 il grande poeta russo ricevette in forma anonima un componimento satirico intitolato Certificato di un cornuto. Una chiara allusione all'infedeltà di sua moglie, l'avvenente Natal'ja Gončarova. Profondamente offeso nell'onore, il poeta lanciò il guanto di sfida al barone Georges d'Anthès, un ufficiale francese della guardia russa solito corteggiare la sua gentil consorte. D'Anthès però sposò Ekaterina, sorella di Natal'ja, e il duello fu cancellato. Nonostante le nozze l'ufficiale non riusciva a dimenticare Natal'ja e ricominciò a corteggiarla. Si ritiene che durante una strana conversazione lui le fece notare in francese come il callo che lei aveva al piede fosse più bello di quello di sua sorella. La donna però confuse la parola cor, callo, con la parola corps, corpo. L'oltraggiata riferì l'accaduto al marito che in tutta risposta prese carta e penna e scrisse una lettera caustica al barone Van Heeckeren, ambasciatore olandese, nonché padre adottivo di d'Anthès. Letta la missiva il barone s'infuriò, e data la sua veneranda età, spedì il figlio a duello. Era l'8 febbraio del 1837. L'ufficiale sparò per primo e colpì il poeta allo stomaco. Puškin morì due giorni dopo e d'Anthès fu rimandato in Francia con la moglie.Non erano solo gli uomini a combattere per onore o amore. Storico il duello del 1552 fra Isabella de Carazzi e Diambra de Pottinella. Le due, nobili napoletane, erano state buone amiche finché un giorno entrambe si innamorarono di un gentiluomo, Fabio de Zeresola. Dopo un'animata discussione decisero di conquistare il cuore dell'amato a colpi sciabola. Non ci è dato sapere chi vinse, ma lo Spagnoletto, nel 1636, colse la forza dell'avvenimento nel Combate de mujeres, oggi esposto al Prado di Madrid. Nel 1721, a dar scandalo furono la principessa di Polignac e la marchesa di Nesle che si sfidarono in un duello in piena regola per il duca di Richelieu, senza poterne ottenere la mano, essendo entrambe già sposate. Le due signore, pistola alla mano, si piazzarono l'una dirimpetto all'altra e spararono. La marchesa di Nesle, colpita all'orecchio, cadde a terra. Prima di morire, ai padrini che la sollevavano, disse: «Avrei voluto essere ferita al cuore. Guardate il mio sangue. Oh! Perché non ne ho di più prezioso da versare per Richelieu». Alla sera, il duca - che al pari del suo celebre avo di cui abbiamo detto era contrario ai duelli - se ne lavò le mani: «Non mettevo conto che codeste signore si battessero per me. Io non sacrificherei un solo dei miei capelli né all'una né all'altra».Nel 1792, a Londra, ricorsero alle armi Lady Almeria Braddock e Mrs Elphinstone. Al centro del duello non c'era un uomo ma l'età. Pare che la giovane Elphinstone insultò Lady Braddock dandole della vecchia. Si sfidarono con le pistole ma l'unico a rimetterci fu il cappello di Lady Braddock, così optarono per le spade e questa volta «la vecchia» ebbe la meglio, ferendo Mrs Elphinstone al braccio. Un secolo dopo, in Austria, a darsi battaglia furono la principessa Pauline von Metternich, nipote di Klemens, e la contessa Anastasia Kielmansegg. Le due nobili, acerrime rivali, litigarono per la mise en place dei fiori in occasione del Galà di musica di Vienna del 1892. A organizzare il duello la baronessa Lubinska, una nobildonna laureata in Medicina, che suggerì di combattere petto al vento per evitare che i tessuti delle vesti provocassero infezioni in caso di ferite. Le due, dopo essersi spogliate di parte dei loro abiti - secondo alcuni rimasero in topless, secondo altri indossavano solo il corsetto - iniziarono a combattere. Anastasia colpì Pauline al naso ma un attimo di esitazione le costò subito dopo una profonda ferita al braccio. E fu così che la Von Metternich scelse i fiori per il galà.Nel corso dei secoli molte questioni politiche si sono risolte a duello. Andrew Jackson, non ancora presidente degli Stati Uniti, uccise in duello un certo Charles Dickinson che, su un giornale locale, lo aveva definito «farabutto da niente». Storico fu poi il duello tra i principi Vittorio Emanuele e Henri d'Orléans. Dopo un viaggio in Abissinia il principe francese pubblicò su Le Figaro un articolo in cui accusava di viltà gli ufficiali italiani ancora prigionieri del Negus. Per difendere l'onore della classe militare italiana Vittorio Emanuele gli gettò il guanto di sfida. Il duello - l'arma scelta era la spada - avvenne alle 5 del mattino del 15 agosto 1897 nei boschi di Vaucresson, vicino Parigi, e si concluse con una profonda ferita all'addome per il principe d'Orléans. Più di recente, nel 1952, a sfidarsi alla pistola furono il futuro presidente del Cile, Salvador Allende, e il senatore radicale Raúl Rettig. Fortunatamente per loro, entrambi erano dotati di scarsa mira e nessuno si ferì. L'ultimo duello ufficiale nella storia della Francia risale al 1967. A litigare Gaston Defferre e René Ribière, entrambi delegati della Assemblea nazionale. Il primo diede al secondo dell'abruti, dell'idiota, e forse davvero Ribière tanto sveglio non era perché perse dopo soli 4 minuti di combattimento alla sciabola. Fece scalpore anche il duello mancato tra Oscar Luigi Scalfaro e i parenti di Edith Mingoni in Toussan. Il futuro inquilino del Quirinale s'indignò davanti alle spalle scoperte che la donna esibì in un ristorante romano. Leggenda narra che Scalfaro chiamò in causa addirittura due poliziotti. La signora, offesa, lo querelò e i di lei parenti lo sfidarono a duello, ma lui rifiutò. L'episodio spinse Curzio Malaparte a scrivere: «A giudicare dai lamenti, dalle minacce, dalle esortazioni, dalle preghiere e dai progetti dell'onorevole Scalfaro, si direbbe che l'Italia sia un sobborgo di Sodoma, la Bestia dell'Apocalisse, un museo dei vizi, una scuola di depravazione, una sentina di impurità». Di impurità e duelli mancati ne sapeva qualcosa anche Marina Ripa di Meana, che in un'intervista raccontò di quella volta in cui Carmelo Bene rischiò il duello con Lilio Ruspoli: «Eravamo a Cortina a colazione al Posta. Il principe Ruspoli era al tavolo vicino. Carmelo gli diede del fascista. Al che Lilio lo sfidò a duello». E non scherzavano. «La sera Carmelo telefonò per comunicargli che accettava. Per arma, la pistola». Alla fine, a far desistere i due, il fiume di lacrime che la Ripa di Meana versò.