2025-07-17
Chi censura Gergiev non combatte Putin ma la libertà di avere un pensiero diverso
Per i dem è giusto oscurare un artista di cui non si condividono le idee. Sono gli stessi che invocano sanzioni all’Ungheria e a Afd.Il punto non è schierarsi o meno con Vladimir Putin, ma scegliere chi si vuole essere, decidere se davvero vogliamo appaltare a Pina Picierno la tutela dell’identità europea. La starlette urlante del Partito democratico è stata la prima a invocare la censura del direttore d’orchestra moscovita Valery Gergiev, 72 anni, reo di essere un putiniano di ferro. «Il concerto di Gergiev previsto per il 27 luglio deve essere annullato anche perché viola il regolamento etico della Reggia di Caserta, che considera incompatibili iniziative o ospitalità di individui che violano l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, condanna ogni forma di violenza, tortura, traffico di armi e denaro e invoca l’accesso universale a una giustizia equa», ha scritto la Picierno. «Valori evidentemente lontani anni luce da Gergiev e dal regime che sponsorizza, appoggia e di cui è complice». La Picierno si è rivolta «al Governo italiano e in particolare al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, affinché garantisca che il nostro sistema culturale non cada vittima di un atto di propaganda e servilismo nei confronti del regime di Vladimir Putin». Giuli sembra avere almeno in parte raccolto l’appello: «Il concerto dell’amico e consigliere di Putin, Valery Gergiev, voluto, promosso e pagato dalla Regione Campania e che si terrà nella Reggia di Caserta, autonoma nella scelta di quali eventi ospitare, come tutti gli istituti autonomi del ministero della Cultura», ha dichiarato martedì il ministro, «rischia di far passare un messaggio sbagliato. L’Ucraina è una nazione invasa e il concerto di Gergiev può trasformare un appuntamento musicale di livello alto, ma oggettivamente controverso e divisivo, nella cassa di risonanza della propaganda russa. Ciò che per me sarebbe deplorevole». Il dilemma sta tutto qui: è giusto oscurare un artista di cui non si condividono le opinioni? Perché qui non stiamo parlando di impedire a un musicista di sventolare una bandiera russa o di intonare un inno al governo di Mosca: si tratta di proibire a uno dei più straordinari maestri del mondo di prendere la bacchetta in mano per donare al pubblico musica eccezionale. Non si sta discutendo se consentire o meno una manifestazione a favore di Putin, ma di consentire che un talento riconosciuto oltre ogni ragionevole dubbio possa fare il suo mestiere. È in questa circostanza che si palesano i difensori della democrazia a due velocità, i paladini della libertà a corrente alternata. Quelli, cioè, che tutelano la manifestazione del pensiero soltanto quando è conforme ai loro standard. Occorre domandarsi, in questa circostanza, fin dove ci si voglia spingere nella negazione della libertà. Perché se si lascia che siano gli eurofanatici in stile Picierno a stabilire i confini del lecito, state certi che questi confini si restringeranno sempre di più. Qui, dicevamo, non si tratta di difendere un regime autoritario, ma semmai di ribadire che qui non vige alcun regime, cosa che per certi progressisti bellicosi non è affatto scontata. Se oggi si accetta di censurare Gergiev, poi sarà difficile - molto difficile - porre un freno alla mannaia. Giova, a tale proposito, ricordare chi siano i sinceri democratici europei che s’indignano per l’invito al maestro russo. Sono quelli che invocano sanzioni pesanti per l’Ungheria di Viktor Orbán, poiché non tollerano che un popolo possa scegliere in autonomia come governarsi e quali valori tutelare. Sono gli stessi che hanno imposto il cordone sanitario attorno ai patrioti europei, che pretendono la messa al bando dei tedeschi di Afd e che volentieri sbatterebbero in galera Marine Le Pen. Dato che in Ucraina da anni si consuma quella che senza ombra di dubbio è una terribile tragedia, qualcuno è tentato di giustificare l’esclusione di Gergiev dalla vita culturale europea (è stato già ostracizzato alla Scala e in altri teatri europei). Del resto altri russi illustri sono stati cacciati da palchi importanti: è capitato ad esempio alla soprano Anna Netrebko, licenziata dal Metropolitan Opera di New York (fortunatamente, la cantante sarà stasera, il 24 e il 31 luglio all’Arena di Verona con il Nabucco, a meno che qualcuno non pretenda in queste ore di bandire pure lei). Il fatto è che si può cominciare con i russi, poi non si sa dove si va a finire. Si potrebbe continuare, per dire, mettendo a tacere gli israeliani che rifiutino di sconfessare Nethanyahu. Quindi si potrebbe passare ai già citati ungheresi, e poi agli slovacchi sospettati di avere votato per Robert Fico. Seguendo questa strada si arriverebbe ai sovranisti, populisti e conservatori italiani, tedeschi e francesi. In un batter d'occhio, i non progressisti di mezza Europa potrebbero essere perseguitati senza troppi sensi di colpa. Se pensate che si stia esagerando, date uno sguardo a un report intitolato «The Next Wave», realizzato dall’European Parliamentary Forum for Sexual and Reproductive Right, un gruppo composto da parlamentari europei che da qualche anno si dedica al monitoraggio dei «movimenti anti gender». Questa organizzazione ha fra i membri del comitato esecutivo Lia Quartapelle del PD, ed è ovviamente sostenuta dalla fondazione Gates e dalla sorosiana Open Society. Nel nuovo rapporto sostiene che «una nuova alleanza tra estremisti religiosi, populisti di estrema destra e finanziatori oligarchici sta rimodellando la politica europea». Fantastico: un gruppo finanziato da miliardari che influenzano da anni la politica europea e mondiale accusa i movimenti cristiani conservatori di ordire trame per modellare la politica. Quale sia lo scopo è ovvio: suggerire che chi si oppone alla ideologia transumanista sia un pericolo per la democrazia e vada combattuto in ogni modo. Visto come è facile? Si inizia dai presunti estremisti e in un baleno si giunge a chiunque non approvi il pensiero europeo prevalente. Mentre intellettuali anche stimabili si domandano se censurare i vari Gergiev, domandatevi piuttosto se volete lasciare campo libero alle Picierno che popolano la cattiva coscienza europea.
Xi Jinping e Donald Trump (Ansa)