2019-05-22
Anche se bruciano le sedi della Polizia il decreto per cacciarli non è urgente
Ogni tanto c'è qualcuno che rimprovera a Matteo Salvini di occuparsi solo di immigrati e non dei problemi più complessi di cui soffre il Paese. Certo, l'Italia di guai ne ha un certo numero, a cominciare da quelli economici. Il Pil non cresce e le tasse sono troppo alte, così come la percentuale di disoccupati. Tuttavia, se si fa il ministro dell'Interno è piuttosto naturale che si parli dei temi riguardanti la sicurezza invece di quelli dell'industria e della finanza. Ancor più naturale che si cerchi di fare approvare in fretta delle norme che garantiscano l'ordine pubblico e il rispetto della legge. (...)(...) Se mi sono permesso un preambolo degno di monsieur de La Palice è perché fatico a comprendere come mai il Consiglio dei ministri tardi ad approvare una legge che consenta di rispedire a casa gli immigrati clandestini e di multare con sanzioni pecuniarie chi dia loro aiuto. Lunedì sembrava che il governo fosse pronto ad approvare la proposta del numero uno dei Viminale, dando esecuzione ai provvedimenti, ma da Palazzo Chigi non è spuntato alcun decreto. Questioni di forma pare siano stati gli ostacoli che ne avrebbero impedito l'approvazione. In particolare, al Quirinale non sarebbe piaciuta la formulazione delle nuove regole, lasciando trapelare delle obiezioni di incostituzionalità. Qualcuno, addirittura, avrebbe eccepito circa l'urgenza della misura sollecitata dal capo leghista, prospettando un rinvio della questione a dopo le elezioni europee.Che domenica prossima sia una specie di linea di confine per il futuro del governo ormai ci è chiaro, così come ci pare scontato che nessuno, fra leghisti e pentastellati, voglia fare un piacere all'altro, temendo di regalare un vantaggio all'odiato alleato. E tuttavia, se c'è un provvedimento di cui è evidente l'urgenza, questo è proprio quello che riguarda la sicurezza e il contrasto agli immigrati clandestini.Le ultime notizie che dovrebbero indurre all'immediato via libera al decreto sono di ieri. A Mirandola, in provincia di Modena, un extracomunitario con decreto di espulsione ha dato fuoco alla sede dei vigili, uccidendo un'anziana e una badante residenti nella palazzina. Cinque persone sono in ospedale, mentre altre 18 sono rimaste intossicate. Nessuno sa dire perché lo straniero abbia dato fuoco all'ufficio della polizia urbana, né perché fosse in circolazione nonostante avesse l'obbligo di lasciare il territorio italiano. Ma non c'è solo Mirandola. A Torino un nigeriano fermato dalla polizia ha staccato a morsi una falange all'agente che lo aveva fermato. E ovviamente anche questo signore avrebbe dovuto essere rispedito a casa propria.Chiunque abbia un grammo di buonsenso sa che sul fronte dell'immigrazione la situazione va presa di petto con provvedimenti urgenti. Chiunque, ma non chi sta lassù, sul Colle o a Palazzo Chigi. Ogni giorno, in tutta Italia, si segnalano reati commessi da persone clandestine. Ma ogni giorno si preferisce volgere lo sguardo altrove. Servirebbero misure d'emergenza e una chiara decisione politica. Ma per non dare un vantaggio a Salvini, che per primo si è intestato questa battaglia, si preferisce prendere tempo. Anzi, si prende per il didietro l'opinione pubblica. Che senso ha, infatti, votare una legge che non prevede né la confisca automatica delle navi delle Ong, né le multe per chi dà una mano ai clandestini? In questi mesi abbiamo visto calare il numero degli sbarchi solo perché si è adottata una linea dura, una politica che ha messo in difficoltà i taxisti del mare e contrastato l'accoglienza incontrollata. Passato lo stupore, ora le Ong si stanno riorganizzando e così pure chi sull'immigrazione ha lucrato per anni. Il risultato è che se passerà la linea dell'arrendevolezza, o meglio della complicità, ci ritroveremo con altre centinaia di migliaia di migranti, proprio come è accaduto negli ultimi anni.Lo so, Salvini al governo non ha la maggioranza e i 5 Stelle non hanno certo intenzione di aiutarlo a raggiungerla. Dunque faranno ciò che è loro consentito per ostacolare il provvedimento, potendo contare in più sul Quirinale e sull'opposizione. Ma se c'è un'urgenza di fronte alla quale il ministro dell'Interno non deve arretrare, questa è proprio quella che riguarda l'immigrazione. La sinistra ne sta facendo una questione di vita o di morte. Di Salvini, ovviamente. E Salvini non può perdere.