2023-11-16
Cgil e Uil si piegano, agitazione dimezzata. E Salvini esulta: «Vince il buon senso»
Domani trasporti fermi solo dalle 9 alle 13. Giorgia Meloni: «Non è una scelta politica, si dovevano garantire i diritti di tutti».«La decisione di precettare è stata assolutamente condivisa sulla base di una indicazione che arrivava da un’autorità indipendente, non sulla base di una scelta politica. Sulla base di una scelta di mediazione tra due diritti che vanno entrambi garantiti». Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intercettato dai cronisti a Roma a margine di una visita a una mostra, ha usato parole inequivocabili per manifestare pieno accordo col ministro dei Trasporti Matteo Salvini, dopo le giornate di polemiche roventi con la Cgil e la Uil, che avevano proclamato per domani uno sciopero generale, reputato non corretto dalla Commissione di garanzia, il cui pronunciamento era stato però ignorato dai due leader sindacali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, spingendo Salvini verso la decisione di ricorrere alle lettere di precettazione per ridurre le astensioni nel settore trasporti da otto a quattro ore. «Credo che il vicepremier Salvini», ha spiegato Meloni, «abbia fatto riferimento a un’indicazione che arrivava da un’Authority indipendente, cioè cercare di mettere insieme il diritto allo sciopero con il tema dei servizi pubblici, del diritto dei cittadini. Non c’è allo stato attuale nelle intenzioni del governo», ha infine voluto sottolineare il premier, «modificare la normativa sul diritto allo sciopero».Una normativa alla quale, seppure obtorto collo, le due riottose sigle sindacali hanno dovuto alla fine conformarsi, per un motivo semplice: i lavoratori che avessero disobbedito alla precettazione avrebbero rischiato fino a 1.000 euro di multa, responsabilità che i due leader non si sono sentiti di assumere e che probabilmente gli avrebbe alienato buona parte del seguito allo sciopero stesso. Accanto all’annuncio della riduzione dell’orario dello sciopero dalle 9 alle 13 di domani, sia Landini che Bombardieri hanno però ribadito l’impostazione barricadera dei rispettivi sindacati, chiamando di fatto gli iscritti a una mobilitazione permanente contro il governo. «Siamo di fronte a un attacco senza precedenti», ha detto Landini, «a un diritto fondamentale delle persone che lavorano, che è il diritto di sciopero. Pensiamo che quello che sta iniziando adesso è l’inizio di una mobilitazione, non ci fermeremo e non accetteremo ulteriori interventi che vadano in questa direzione». Gli ha fatto ovviamente eco Bombardieri, parlando di «attacchi violenti» da parte del governo, di fronte ai quali però i sindacati «non abbasseranno la testa». I due leader hanno anche anticipato che valuteranno l’ipotesi di impugnare le lettere di precettazioni inviate da Salvini. Il ministro, da parte sua, aveva in mattinata affermato che «non si può dipendere dagli umori di Landini», per poi ribadire che con la riduzione dell’orario dello sciopero «hanno vinto il buonsenso, i lavoratori e i cittadini e non è messo in discussione il diritto allo sciopero». Tornando sulla sua decisione di precettare, Salvini ha spiegato di essersi sentito «in dovere di assumersi l’onore e l’onere di garantire il diritto allo sciopero in modo che gli italiani che vogliono lavorare venerdì 17 possono esercitare il loro diritto al lavoro, alla salute, allo studio e alla mobilità». Prima che intervenisse direttamente il presidente del Consiglio, la polemica politica tra maggioranza e opposizione era prevedibilmente proseguita per tutta la giornata, dopo che il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani aveva parlato di uno «sciopero politico». «La mia sensazione», ha affermato Ciriani, «è che la Cgil stia cercando un pretesto per scioperare ormai da mesi e di riempire uno spazio politico, con Landini che sta cercando di diventare il capo dell’opposizione». Non a caso, i toni dei due principali partiti di minoranza hanno seguito l’escalation impressa alla polemica da Landini e Bombardieri: il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, ha diffuso una nota nella quale ha affermato di sentire nelle parole di Salvini «odio verso i lavoratori e un preoccupante tanfo di olio di ricino». Dal versante pentastellato, Giuseppe Conte ha ribadito il pieno appoggio del M5s ai sindacati scioperanti e ha definito l’esecutivo un «governo di dilettanti». Nel frattempo, la presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, Paola Bellocchi, era stata ascoltata presso la commissione Lavoro di Montecitorio dopo che i gruppi di opposizione avevano insistito nella richiesta di farla riferire per spiegare nel dettaglio le motivazioni del pronunciamento negativo sulla correttezza della proclamazione dello sciopero generale. Bellocchi ha confermato le conclusioni alle quali è giunta in precedenza la sua Commissione, spiegando che «il problema interpretativo che si è posto è che non fosse uno sciopero generale nel senso del tutto convenzionale». «Per come è sempre stato applicato», ha aggiunto, «lo sciopero generale riguarda la generalità del lavoro pubblico e privato e la proclamazione deve essere aperta mentre in questo caso è una proclamazione chiusa con una serie di settori chiusi».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.