2023-07-21
Cercano di vendere a Corona i segreti sul boss: due arresti
Sono un politico e un carabiniere. I file su Matteo Messina Denaro offerti a 5.000 euro. L’indagine fatta scattare dalla «Verità».Ben 768 file suddivisi in 14 cartelle che grondavano notizie sulla cattura dell’ex primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro erano finiti nelle mani di un consigliere comunale di Mazara del Vallo, questa volta non per aiutare il mammasantissima che in passato ha usato la sua rete per sfuggire alla cattura, bensì per tentare di farci sopra un po’ di soldi. E il politico per raggiungere il suo obiettivo si era rivolto al re dei paparazzi Fabrizio Corona, che ieri è stato perquisito mentre le sue fonti, un sottufficiale dei carabinieri, il maresciallo Luigi Pirollo, e il consigliere comunale che aveva tentato di fare il sindaco con la Lega finendo all’opposizione (poi è passato in Fratelli d’Italia), Giorgio Randazzo, finivano agli arresti domiciliari con le accuse di accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio.Dentro alla chiavetta incriminata verbali di testimoni e di collaboratori di giustizia, relazioni di servizio, informative e decreti di perquisizione usciti dai database dell’Arma perché il maresciallo Pirollo, in servizio al Nucleo radiomobile della compagnia di Mazara del Vallo sarebbe entrato nel sistema con le sue chiavi d’accesso ufficiali e avrebbe estratto il materiale investigativo raccolto dopo la cattura del superlatitante. Il materiale sarebbe quindi finito nelle mani del consigliere Randazzo. Il quale deve aver subito fiutato l’affare e si è rivolto a Corona, che da gennaio aveva contribuito, con la sua indubbia abilità, alle numerose esclusive scodellate durante la trasmissione Non è l’Arena di Massimo Giletti sull’arresto del boss. Una sequenza di colpi (in particolare le chat del capo di Cosa Nostra con una donna che era in cura con lui) che aveva messo in guardia la Procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia. Tanto che i magistrati avevano iniziato a intercettare Corona, il quale, il 2 maggio, al telefono, fa riferimento a «uno scoop pazzesco» del quale era in possesso «un consigliere regionale di Castelvetrano (si è poi scoperto che era il consigliere comunale di Mazara, ndr)», grazie a «non meglio specificati carabinieri», ricostruisce il gip del Tribunale di Palermo Alfredo Montalto nell’ordinanza di custodia cautelare. Militari «che avevano proceduto alla perquisizione dei covi del latitante» e che, a dire di Corona, avrebbero voluto «vendersi il materiale». E, così, Randazzo incontra Corona, che si presenta con Moreno Pisto, il direttore del sito web Mow Magazine che aveva già partecipato ai servizi precedenti su Messina Denaro. Randazzo mostra i file a Pisto che, però, con un mossa da perfetto 007, grazie a un software spia inserito nel proprio computer riesce a soffiare a Randazzo tutti i file contenuti in una pendrive e nello stesso tempo a videoregistrare l’incontro e la trattativa. Ma il giornalista capisce subito il peso di quel materiale. «Resosi conto della riservatezza dei documenti», si legge nell’ordinanza, Pisto si consulta «con un amico giornalista (Giacomo Amadori)», il vicedirettore della Verità, che lo mette «in contatto con alcuni ufficiali di polizia giudiziaria della Squadra mobile di Palermo di sua conoscenza».Il 18 maggio Amadori incontra Pisto a Milano per motivi diversi da questa inchiesta. I due si conoscono da 20 anni e l’occasione è un saluto tra amici. Moreno, però, gli confessa subito di avere per le mani uno grosso scoop. Forse l’«agenda di Messina Denaro», anche se non è sicuro. Infatti la rubrica è stata trovata a casa di Andrea Bonafede, il fiancheggiatore del boss oltre che il suo alias. Dice che un consigliere comunale di Mazara riferisce che le carte proverrebbero da un carabiniere. Dice anche che il politico avrebbe chiesto 5.000 euro. Inoltre racconta come sia riuscito a entrare in possesso dei file. Lascia intendere che se non ha ancora pubblicato nulla è perché teme che quelle carte siano scottanti, sebbene lui non sia un giudiziarista (uno di quei cronisti che bazzicano i tribunali). Allora Amadori chiede di vederle e dopo tre giorni, il 21 maggio, Pisto gliele invia. Il nostro vicedirettore si rende subito conto della provenienza illecita, perché nei file ci sono comunicazioni interne dei carabinieri, di quelle che non finiscono praticamente dentro ai fascicoli d’inchiesta se non quando sono gli stessi uomini dell’Arma sotto indagine. Per questo Amadori vede l’ex questore di Palermo Renato Cortese, che dopo aver sentito la storia suggerisce al giornalista di contattare subito il procuratore De Lucia. E così fa il giorno dopo, il 24 maggio. Il magistrato spiega di essere a conoscenza della storia (in effetti stava facendo intercettare Corona) e fa chiamare immediatamente Amadori dagli uomini della Squadra mobile. I poliziotti chiedono al giornalista di fare da ponte con Pisto. Il vicedirettore spiega al collega la situazione e questi si mette immediatamente a disposizione delle forze dell’ordine con tutto il materiale che ha acquisito durante l’incontro con Randazzo. Pisto avverte Corona della sua decisione e questi, riferisce il direttore di Mowmag ad Amadori, si è detto completamente d’accordo: «Per una volta sto dalla parte giusta», avrebbe commentato con una certa autoironia. Il 25 la Mobile è a Milano e sente Pisto. Il giorno dopo tocca ad Amadori. L’inchiesta decolla. E salta fuori pure una fake news: tra i documenti trafugati c’era una nota del Ros con il cronoprogramma degli obiettivi da perquisire dopo l’arresto di Messina Denaro. Tra questi mancava il covo di vicolo San Vito a Campobello. Il maresciallo e Randazzo ne avrebbero dedotto la scelta investigativa di ritardare la perquisizione, un po’ come avvenne per Totò Riina. In realtà non era così. Ma probabilmente per i due arrestati quella bufala avrebbe reso il tutto ancora più allettante, andando ad alimentare quelle che la Procura definisce «le teorie complottistiche» sull’arresto di Messina Denaro. E Corona? «Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione», fa sapere tramite il suo legale, Ivano Chiesa. Mentre Mowmag annuncia la pubblicazione di ulteriori «retroscena».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.