2022-08-25
Centrodestra diviso sui migranti
Mentre Fdi sostiene il progetto di un blocco navale, Matteo Salvini preme per tornare ai decreti Sicurezza e riavere il Viminale, mentre Forza Italia è in imbarazzo con Bruxelles. Sarà che la campagna elettorale - pur breve - non è ancora entrata nella sua fase pulsante, ma nel centrodestra si sta assistendo al paradosso di un fronte non compatto sulle misure da adottare, se e quando al governo, per contrastare gli sbarchi dilaganti di immigrati clandestini. Complice anche il «trappolone» mediatico sul video dello stupro di Piacenza diffuso da Giorgia Meloni sui social, in questa fase il dibattito ha inchiodato la leader di FdI - e di riflesso il resto della coalizione - sulla difensiva. Una situazione che sa di beffa, di fronte a un allarme sociale conclamato e ampiamente suffragato sia dalle cifre degli ultimi giorni sugli sbarchi, sia dai fatti di cronaca nera che vedono coinvolti clandestini a piede libero nel nostro paese. C’è però dell’altro: in quello che dovrebbe essere uno dei punti di forza del programma con cui il centrodestra si accinge a chiedere il voto agli elettori, dove non c’è possibilità alcuna di competition da parte di una sinistra ancora invischiata nella retorica e obiettivamente in difficoltà, FdI, Lega e Forza Italia non stanno parlando con una voce comune. E se nel caso dei primi due partiti la cosa è comprensibilmente dettata dalla concorrenza nel proporre misure sempre più incisive, per ciò che riguarda il partito di Silvio Berlusconi la questione è più complessa e investe una certa inibizione nell’approcciare il tema, a causa della nota lealtà a Bruxelles e al Ppe, che pure non manca di ospitare nelle proprie file governanti molto severi sul controllo delle frontiere (come peraltro alcuni del Pse). Tra la Meloni e Matteo Salvini, il sottotesto potrebbe essere riassunto nella frase «chi va al Viminale?», visto che il leader leghista ha alzato da subito il pressing per ottenere - in prima persona o per il suo partito - il dicastero dell’Interno. Allo stesso tempo, la Meloni ha frenato sulla composizione del governo, preferendo prima constatare quali saranno i rapporti di forza interni il mattino del 26 settembre. In ogni caso, il segretario del Carroccio ha rivendicato la bontà dei decreti sicurezza adottati quando era ministro, e ha annunciato che se la Lega dovesse di nuovo occuparsi della materia il suo impegno sarebbe quello di rimetterli in piedi: «Se la Lega torna al governo il 25 settembre», ha più volte affermato nei giorni scorsi Salvini, «dal 26 settembre si possono ricopiare uguali i decreti che su antimafia, antidroga e contrasto all’immigrazione irregolare funzionavano perfettamente. Basta fare quello che abbiamo già fatto, basta reintrodurre i decreti sicurezza che hanno funzionato e che Pd e Cinque Stelle hanno cancellato». Le affermazioni di Salvini erano una replica a chi gli chiedeva se condividesse la proposta del blocco navale avanzata dalla Meloni che per il momento, a dispetto dell’inizio ufficiale della campagna elettorale ad Ancona, è stata soverchiata dalle polemiche sul video di Piacenza. Nonostante ciò, la presidente di FdI non ha arretrato, spiegando che il blocco navale «è una missione europea in accordo con gli Stati del Nordafrica, per fermare insieme a loro la tratta di esseri umani e istituire in territorio africano hotspot gestiti insieme all’Unione europea, dove vagliare le richieste d’asilo e distinguere chi ha diritto alla protezione internazionale, da chi quel diritto non ce l’ha». Nel capoluogo marchigiano, martedì, Giorgia Meloni ha aggiunto che «il tema dei profughi e quello degli immigrati sono due materie completamente diverse» e che «lo Stato italiano, che è molto largo nella concessione di diritto di asilo e della protezione, è arrivato a proteggere solo l’8% di chi tentava di entrare in Italia. La solidarietà», ha concluso, «è un’altra cosa». Defilata, come detto, Forza Italia, anche se l’addio degli esponenti più morbidi su questi temi potrebbe indurre a una linea più severa. È la considerazione che deve aver fatto Silvio Berlusconi, postando un video sui social in cui affermava che «l’immigrazione clandestina è una minaccia per l’economia e la sicurezza italiana», ma per il momento si è trattato di un’iniziativa effimera.