2021-10-24
Salvini e il Cav partono dai ministri per provare a riunire il centrodestra
Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta (Ansa)
Vertice fissato per la settimana prossima tra i leader di Lega e Fi e gli esponenti che siedono nell'esecutivo. L'obiettivo è ritrovare una linea comune dopo la sconfitta elettorale. Rapporti più stretti anche con Fdi.Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si vedranno la prossima settimana con i ministri di Lega e Forza Italia. I leader dei due partiti del centrodestra al governo si sono sentiti ieri e hanno confermato l'indicazione emersa nel corso del summit di coalizione di mercoledì scorso a Roma, al quale ha partecipato anche la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Come conferma alla Verità uno dei partecipanti al vertice, le riunioni con i sei ministri non vedranno la partecipazione di Fdi, come del resto è naturale, essendo il partito della Meloni all'opposizione: «Salvini non lo ha proposto», dice la nostra fonte, «e del resto sarebbe stato illogico. Le riunioni di tutto il centrodestra saranno quelle con i capigruppo di Camera e Senato, per fare un lavoro comune in Parlamento. Le riunioni con i ministri le faranno lo stesso Salvini e Berlusconi». Dunque, la prossima settimana con Salvini e Berlusconi ci saranno i tre ministri leghisti, Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), Massimo Garavaglia (Turismo) ed Erika Stefani (Disabilità) e i tre di Forza Italia, Mariastella Gelmini (Affari regionali e autonomie), Renato Brunetta (Pubblica amministrazione) e Mara Carfagna (Sud e coesione territoriale). «Niente di nuovo», dice alla Verità Mara Carfagna, «con i colleghi ministri della Lega non solo ci vediamo ogni settimana in Consiglio dei ministri, ma lavoriamo costantemente insieme, ci parliamo quotidianamente, abbiamo tanti dossier che si incrociano. Ben venga la riunione, ma non è una novità clamorosa: il coordinamento tra noi e i ministri del Carroccio è già nei fatti. Per dirne una», aggiunge la Carfagna, «la scorsa settimana abbiamo fatto una riunione con Giorgetti su alcuni dossier che abbiamo in comune». Salvini tenta in tutti i modi di ricondurre i ministri di centrodestra a quella che una volta si sarebbe chiamata disciplina di partito. La sensazione, infatti, è che i sei esponenti di governo di Lega e Forza Italia non seguano sempre le indicazioni dei rispettivi vertici. Per quel che riguarda Forza Italia, i tre ministri hanno espresso pubblicamente, negli ultimi giorni, il loro dissenso nei confronti della linea di Antonio Tajani e Licia Ronzulli, giudicata troppo appiattita sulla Lega, mentre i ministri del Carroccio spesso e volentieri in Consiglio dei ministri non difenderebbero fino in fondo le posizioni della leadership.«Siamo di fronte», dice alla Verità una fonte di primissimo piano del centrodestra, «alle conseguenze di quella che è stata una operazione chirurgica di Mario Draghi al momento della formazione del governo. Draghi, ricordiamolo sempre, ha scelto i ministri in totale autonomia, senza tenere conto delle indicazioni dei partiti. Berlusconi è stato informato della nomina di Carfagna, Brunetta e Gelmini poco prima dell'annuncio, Tajani non ne sapeva niente, Salvini aveva dato indicazioni diverse. In questo modo, Draghi ha creato le condizioni perché accadesse quello che stiamo vedendo: l'indebolimento di Lega e Forza Italia attraverso l'asincronia tra la linea dei ministri e quella dei partiti. Allo stesso tempo», aggiunge la nostra fonte, «Draghi ha indebolito anche il Partito democratico. Ricorderete le polemiche suscitate dalla nomina di tre uomini, mentre il Movimento 5 stelle è già devastato. È evidente che più i partiti sono deboli, più lui emerge come un punto di riferimento politico insostituibile». Una operazione in chiave Quirinale? «Credo di sì», riflette il big di centrodestra, «del resto il Pd non lo vuole e sta lavorando per Marta Cartabia, i 5 stelle nemmeno perché hanno il terrore di andare al voto, mentre noi del centrodestra, con i nostri 450 grandi elettori, siamo determinanti per la prima volta dai tempi dell'elezione di Carlo Azeglio Ciampi, nel 1999. Un centrodestra compatto, granitico, avrebbe la possibilità di essere decisivo per l'elezione del Capo dello Stato. Berlusconi? Sulla carta i numeri potrebbero esserci, vedremo che succederà». In sostanza, Salvini e Berlusconi cercano di riunire ciò che Draghi ha diviso. Operazione non semplice, considerato che, in particolare in Forza Italia, come dicevamo, si respira aria da resa dei conti: «Tajani e Ronzulli», dice alla Verità un parlamentare di area liberal moderata, «hanno avvicinato troppo il partito alla Lega, in cambio della promessa di una decina di posti in Parlamento al prossimo giro. Da parte nostra, non commetteremo certo l'errore di andarcene: abbiamo una forza parlamentare di circa 50 unità, e quello che chiediamo con forza, ovvero di ritornare alla nostra posizione storica, quella di una forza moderata, europeista, liberale, è una richiesta che rafforzerebbe tutta la coalizione. Parliamoci chiaro», aggiunge la nostra autorevolissima fonte, «l'elettorato sovranista lo abbiamo blindato, i voti che perde la Lega li prende Fratelli d'Italia e viceversa, è uno spazio saturo. Ci sono invece praterie di elettorato moderato che si è rifugiato nell'astensione, e che rischiamo di lasciare ai vari soggetti che si stanno muovendo al centro dello schieramento politico».