2025-07-18
«Il modello “global city” è fallito»
Giulio Centemero (imagoeconomica)
Giulio Centemero (Lega), autore del libro premonitore sull’implosione della metropoli targata sinistra: «Torni a essere abitata dalla classe media e non solamente dai ricchi».Mai titolo fu più azzeccato: Anche i ricchi piangono (Baldini e Castoldi) è l’ultimo libro del deputato della Lega e nuovo presidente dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo, Giulio Centemero che ci consegna un ritratto disincantato e coraggioso di Milano, la città che più di ogni altra incarna in Italia l’immagine della «global city» percorrendo in rassegna una serie di fenomeni tipici della metamorfosi della città, tra opportunità, conflitti e contraddizioni. Quasi un libro premonitore rispetto l’attuale terremoto giudiziario sull’urbanistica. Come afferma Centemero, «i fenomeni erano tutti lì, non mi riferisco all’inchiesta, ma parlo di fenomeni non gestiti o mal gestiti. Di sicuro la crisi del modello Milano e della global city, significa che il modello impostato da Beppe Sala è stato un fallimento. La sua amministrazione è scricchiolante e ormai rappresenta il passato. È ora di cominciare a costruire il nuovo modello Milano, davvero sostenibile e soprattutto umano». Da ieri anche il sindaco Sala è tra gli indagati, segno evidente di una crisi politica irreversibile.«Ora sarebbe bello avere una giunta attenta che voglia portare avanti politiche necessarie anche per rendere Milano un capoluogo dove la classe media può vivere, cosa oggi impossibile visto che la città è stata trasformata, quasi deliberatamente, scegliendo di lasciarla soltanto ai ricchi. Al di là del mito della competitività e dell’attrattività globale, non si può dimenticare la qualità della vita dei propri abitanti», spiega il capogruppo leghista in commissione Finanze che, però, non si spinge fino a chiedere le dimissioni del sindaco: «Non mi lancio in dimissioni sì o no, dal punto di vista della giustizia sono garantista ma è anche vero che, dal punto di vista amministrativo, c’è bisogno di un cambiamento e non mi pare che Sala voglia fare ciò che Milano e la Città metropolitana meritano». E sull’ipotesi lanciata dai costruttori e cioè un commissario che sostituisca la commissione Paesaggistica per evitare che l’edilizia resti bloccata, Centemero è chiaro: «Qualsiasi ipotesi che snellisca la burocrazia è percorribile, perché è necessario che la città vada avanti. La semplificazione è stata mal gestita, l’unico progetto che collega centro e periferie è la metro Blu che risale a giunte di centrodestra. Giusta la preoccupazione dei costruttori, temo che il clima possa fermare i cantieri ma questo non deve avvenire, altrimenti ci ritroveremo come a Roma. E parlo della Capitale perché sono stato coinvolto in alcuni casi dove, appena si parte con un progetto, tutto si ferma. C’è la necessità di ritrovare uffici tecnici snelli e una visione della città finora mancata».Eppure la Lega aveva sostenuto il Salva Milano, il ddl volto a fornire un’interpretazione autentica di alcune norme urbanistiche nazionali, con l’obiettivo di sbloccare cantieri, soprattutto di ristrutturazioni, paralizzati a seguito delle prime inchieste della Procura per presunti abusi edilizi. Per l’onorevole Centemero non si tratta di una scelta sbagliata, anzi: «Noi lo abbiamo sostenuto per sbloccare la città ferma su errori compiuti non certo da centrodestra o Lega. In futuro si utilizzeranno altri strumenti, non la normativa del Salva Milano, ma bisognerà andare in quella direzione. Se si lascia tutto in mano ai fondi, tutto diventa ingestibile. La mancata gestione complessiva che deve fare un attore pubblico come il Comune è dimostrata dal fatto che soltanto alcuni cantieri sono stati “seguiti” e si è, così, creata un’inflazione non soltanto al metro quadrato. Sono stati dismessi da MM spa gli alloggi popolari anziché fare edilizia popolare meglio distribuita come è stato fatto a Londra per mitigare il fenomeno inflazionistico». Comunque, conclude l’esponente della Lega, «non si può fermare la città, anche perché gli investimenti devono continuare ad arrivare. Resta, però, la necessità di ripensare le città come comunità vive, capaci di accogliere, educare e proteggere, non lunapark turistici».
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