2022-11-13
Censurato per la satira sulla censura: «C’è un nuovo totalitarismo “dolce”»
Nel riquadro Andrew Doyle (Ansa)
Andrew Doyle è un comico omosessuale che si è inventato su Twitter un personaggio per parodiare i woke. Una volta scoperto, l’account è stato più volte sospeso. Mentre lui ha perso il lavoro ed è stato emarginato dai colleghi.Andrew Doyle è un raffinato autore satirico nordirlandese e qualche tempo fa ha commesso un crimine imperdonabile: ha praticato la satira su Twitter. Doyle - che vanta pure una discreta carriera come commentatore politico - è senza ombra di dubbio schierato a sinistra e in quanto omosessuale spesso si spende per la causa arcobaleno. Insomma, proviene da un universo culturale in cui i temi della cosiddetta «giustizia sociale» sono considerati molto importanti. A un certo punto, tuttavia, egli ha cominciato a pensare che gli attivisti stessero un po’ esagerando con la richiesta di censure a destra e a manca (soprattutto a destra) e con la promozione della cancel culture. Così, ha deciso di riderci un po’ su e si è inventato il personaggio di Titania McGrath.Di che si tratti, lo ha ben sintetizzato Iain Macwhirter: «Titania McGrath è una guerriera della giustizia sociale vegana non binaria, che vive grazie a un fondo fiduciario e che si identifica come una trans lesbica nera anche se è bianca. “Non c’è niente in me che sia bianco a parte la mia pelle”, insiste. I suoi sentimenti sono più reali della semplice pigmentazione». In sostanza, Doyle ha aperto un profilo Twitter col nome di Titania e si è messo a pubblicare cinguettii apparentemente serissimi per parodiare il comportamento intollerante dei censori woke (così si chiamano i «risvegliati» della sinistra radicale che si ergono a paladini del politicamente corretto).«Titania McGrath è un’attivista intersezionale che ha iniziato la sua vita su Twitter per poter castigare i “non risvegliati” per la loro mancanza di purezza morale e proclamare la sua virtù infinita alla cybersfera. Per quelli di voi che non sono su Twitter - cioè l’80% del Paese che apprezza davvero il suo tempo sulla Terra - potreste non essere consapevoli del fatto che tale comportamento autoesaltante è considerato accettabile. Su Twitter è la norma», ha scritto Doyle presentando la sua creazione.«Fin dalla prima apparizione di Titania, ho deciso di rimanere anonimo, non per causare danni, ma più per il gusto di farlo. Se la gente credeva che fosse reale, ragionavo, potevo entrare in dialogo con i suoi detrattori. Ciò significava che l’impatto satirico non si sarebbe limitato a ciò che diceva Titania, ma a come gli altri avrebbero reagito a lei. I suoi tweet sono progettati per ridicolizzare gli eccessi della sinistra della giustizia sociale, ma le sue interazioni tendono a smascherare la follia di coloro che la prendono alla lettera e perdono la pazienza. In quanto tali, i suoi obiettivi non sono limitati a un lato dello spettro politico».In buona sostanza, Doyle sbertucciava tutti: sia gli esaltati di sinistra, sia i nervosetti di altra appartenenza che prendevano sul serio le deliranti uscite digitali di Titania. Il problema è che la trovata ha avuto enorme successo: mezzo milione di follower, due libri pubblicati a firma Titania… Il riscontro di pubblico è stato talmente imponente che alcuni giornali si sono messi d’impegno a cercare di scoprire chi fosse il vero autore dei tweet parodistici. Un bel giorno, Andrew è stato scoperto, e lì sono iniziati i guai.Twitter ha cominciato a sospenderlo (o, meglio, a sospendere Titania) con sempre maggiore frequenza per «hate speech». I giornali hanno preso ad attaccarlo, giudicandolo irrispettoso delle più serie battaglie sociali. Il teatro con cui collaborava in qualità di insegnante di stand up comedy, infine, ha rescisso il contratto dopo che uno studente lo aveva accusato di aver pronunciato una battuta troppo scorretta.Non si può dire che Andrew Doyle sia stato annichilito dalla censura, ma il bel mondo artistico e intellettuale lo ha espulso sdegnosamente. «La reazione della “comunità dei comici” - se una cosa del genere esiste - è stata particolarmente rivelatrice. Improvvisamente, i comici che conoscevo e con cui lavoravo da anni hanno iniziato a bloccarmi sui social media o a scrivere post sul blog per esprimere il loro dispiacere per la mia creazione diabolica», ha raccontato Doyle. «Coloro che sapevano che ero fermamente contrario alla discriminazione razziale hanno iniziato a chiamarmi “alt-right”, un termine abbreviato per nazionalista bianco. Altri mi hanno accusato di essere al soldo di potenze straniere e hanno affermato che ero finanziato da “denaro nero”. Ricordo di aver pensato che quei finanziamenti dovevano essere davvero molto oscuri, dato che non ne avevo mai visto uno».Il comico irlandese, gay ed elettore laburista, si è trovato all’improvviso a essere etichettato come fascista. E ha capito di aver messo il dito in una piaga dolente che non riguardava soltanto qualche artistoide fissato con la fluidità di genere. No, Doyle ha davvero toccato uno dei principali malanni culturali del nostro tempo. Un male che egli ha deciso di radiografare in due saggi molto densi, uno dei quali è appena stato tradotto in italiano dall’editore Piano B con il titolo Libertà di parola. Il totalitarismo dei buoni. L’altro libro è uscito finora soltanto nell’edizione originale e si intitola I nuovi puritani. Come la religione della giustizia sociale ha catturato il mondo occidentale.Secondo Doyle siamo, appunto, in presenza di un nuovo totalitarismo «dolce», che assume i tratti di un culto capace di infettare non solo gli ambienti culturali ma pure quelli politici. La libertà d’espressione è minacciata dagli atteggiamenti censori assunti dalle grandi aziende tecnologiche che gestiscono i social, e persino dai governi che s’inventano commissioni di sorveglianza «anti-odio».È delirio globale che sta per abbattersi anche su di noi, come dimostra la polemica esplosa pochi giorni fa sul professore di liceo che avrebbe discriminato una studentessa trans chiamandola al femminile e non al maschile come lei avrebbe desiderato. «Chi sostiene che stiamo vivendo una “crisi della libertà di parola” probabilmente sta usando un’iperbole, ma ha ragione nel richiamare l’attenzione sui modi in cui l’attuale procedura di polizia implica una graduale erosione delle libertà civili. Le nostre forze dell’ordine non dovrebbero occuparsi di controllare o gestire le nostre emozioni», scrive Doyle. «Quando la polizia non riesce più ad agire in modo politicamente neutrale, si sta inevitabilmente virando verso l’autoritarismo».Dalle nostre parti la deriva poliziesca è solo all’inizio, ma la situazione potrebbe peggiorare. Nel mondo anglosassone persino scrittori e artisti di sinistra (tra cui il nostro Andrew) si sono accorti del pericolo che si profila all’orizzonte. Qui, invece, soprattutto con la scusa del «pericolo fascista», la nuova intolleranza continua a guadagnare terreno. Converrebbe correre ai ripari prima di essere travolti da un asterisco.