Il comparto ha ribaltato le previsioni negative legate alla pandemia grazie ai maxi piani infrastrutturali lanciati in tutto il mondo. Pesano, però, l’aumento dei tassi e la bolla immobiliare del Dragone.
Il comparto ha ribaltato le previsioni negative legate alla pandemia grazie ai maxi piani infrastrutturali lanciati in tutto il mondo. Pesano, però, l’aumento dei tassi e la bolla immobiliare del Dragone.Tre anni fa le previsioni delle società cementiere in tutto il mondo erano fosche e lo scoppio della pandemia le aveva convinte a ridurre drasticamente le stime per il futuro sulle vendite e sui profitti, attendendosi tempi di particolare magra. Il settore invece è ripartito velocemente grazie anche ai forti programmi di stimolo economico sia nelle infrastrutture pubbliche sia nell’edilizia privata, con indici delle azioni del settore vicini ai massimi storici.«L’offerta di maxi bonus per l’edilizia e la ristrutturazione in chiave energetica è una strada che hanno seguito post pandemia molti Paesi ma nessuno è stato così generoso come l’Italia con l’agevolazione addirittura del 110%», sottolinea Salvatore Gaziano di Soldiexpert scf. «L’aumento della popolazione mondiale e la crescita economica di molte nazioni in via di sviluppo spingono da tempo la domanda di materiali da costruzione, tra cui il cemento», continua. «La transizione verso fonti energetiche più sostenibili ha aperto poi nuove opportunità per le aziende del settore, in particolare per quelle che hanno investito nella produzione di cemento a bassa emissione di carbonio».In effetti, il cemento è prodotto da un’industria ancora altamente inquinante che secondo alcune stima vale quasi il 7% delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Per fare un confronto, l’aviazione è responsabile di quasi il 2%.Naturalmente questo settore non è esente da rischi, fra cui l’instabilità politica, l’andamento dell’economia e le tensioni commerciali tra le nazioni che possono compromettere la stabilità economica, limitando così la domanda di materiali da costruzione, tra cui il cemento. L’aumento dei costi energetici e delle materie prime, come il carbone e il petrolio, d’altronde, può influire molto sui margini di profitto delle aziende del settore. Inoltre, fra le variabili da considerare c’è quella del costo del denaro poiché politiche monetarie restrittive che rendono più costoso l’accesso al credito frenano l’attività edilizia e immobiliare.In più, le società del settore stanno da anni portando avanti una politica di consolidamento e aumento dei prezzi per reagire a politiche monetarie più rigide, all’aumento delle tariffe di trasporto marittimo e alle elevate fluttuazioni del costo dell’energia.Va aggiunto, inoltre, che nel 2022 (in particolare nei primi sei mesi dell’anno), la produzione globale di cemento è diminuita dell’8% su base annua per effetto anche del crollo in Cina del settore immobiliare. Il declino cinese (di oltre il 15%) è stato il più grande in oltre 20 anni, senza un calo paragonabile nella memoria recente. E questo ha influito sui profitti di molte società del settore.Fra i principali produttori di cemento mondiali le attese sono neutrali o positive e nelle scorse settimane il gigante del settore Holcim ha nuovamente superato le aspettative con una crescita organica dei ricavi dell’8% e dell’utile pre imposte del 12%, con previsioni migliorate per il 2023 come ricavi attesi (ora intorno al +6% contro il 3% precedente).
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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