2023-12-26
Celestino Usuelli: storia del «milanese volante»
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Il pioniere del volo aerostatico e dei dirigibili Celestino Usuelli (Getty Images)
Di professione commerciante, fu alpinista e pioniere del volo aerostatico. Tra i primi costruttori di dirigibili, volò da Torino a Milano con passeggeri a bordo. Le sue imprese fecero sognare l'Italia della «Belle époque» e del progresso scientifico alla conquista del cielo.Celestino Usuelli ebbe da sempre lo sguardo rivolto al cielo, anche se era nato e cresciuto con i «piedi per terra». Il futuro pioniere italiano del volo vide la luce nel 1877 in una città, Milano, in grande crescita e fermento artistico, scientifico, industriale. Capitale economica d’Italia, allora vera metropoli ammirata in tutto il mondo, Milano era diventata la frontiera del progresso in molti campi. Abbellita dai nuovi quartieri trionfo dello stile liberty, dal 1863 vantava con il Politecnico il fiore all’occhiello dell’istruzione scientifico-tecnica, fucina dei futuri ingegneri che fecero l’industria italiana. Nello stesso anno in cui nacque Usuelli, ai giardini pubblici di Porta Venezia il grande Enrico Forlanini portava in volo il primo prototipo di elicottero del mondo, facendo diventare realtà il sogno di Leonardo da Vinci. Anche il commercio fioriva, e fu in questo settore che Celestino fece la propria fortuna. Viaggiò molto e vide la Cina, il Giappone, Il Brasile, l’Argentina. Divenne co-titolare di un’azienda di import-export con sede in via Boccaccio, la «Usuelli & Ferrari», che gli fornì i mezzi necessari per avvicinarsi sempre di più al cielo scalando le montagne. Le imprese alpinistiche del giovane milanese furono di tutto rispetto: dalle cime delle Alpi al Chimborazo, vetta ecuadoregna di 6.310 metri. In quegli anni, Usuelli ammirò le imprese degli aerostieri che per la prima volta sfidarono le cime dei monti sorvolandole, come lo svizzero Eduard Spelterini che nel 1898 a bordo del suo pallone «Wega» attraversò la catena delle Alpi svizzere. Desideroso di emulare le imprese di quei pionieri, Celestino decise di staccare i piedi da terra e viaggiare nel cielo a bordo di un pallone. Iscritto alla Società Aerostatica Italiana, puntò presto ad infrangere nuovi record su aerostato negli anni di massimo fermento delle «disfide» del «più leggero dell’aria». Celestino Usuelli non mancò l’appuntamento ma l’esordio costò un prezzo altissimo. Alle ore 22 del 2 giugno 1906 l’aeronauta mollò gli ormeggi del pallone «Regina Elena» assieme al capitano di marina Nazari e il ventenne milanese Luigi Minoletti. Nonostante le condizioni atmosferiche non proprio ottimali, il pallone viaggiò senza incidenti spinto dalle correnti dalla Liguria all’appennino Toscano fin sopra il monte Cimone per poi giungere sulla costa adriatica all’alba del giorno seguente. All’altezza della spiaggia di Sirolo, nel Conero, la fatalità. Il pallone, a corto di zavorra e in fase di discesa andò lungo e precipitò in mare. Solo Usuelli riuscì a sopravvivere ai flutti, aggrappato al cesto del «Regina Elena» per oltre 4 ore prima che i soccorsi potessero raggiungere il relitto galleggiante. La tragedia del giugno 1906 non fermò la voglia di volare del pioniere milanese. Assieme all’industriale alessandrino Mario Borsalino, re dei cappelli alla moda, Usuelli compirà negli anni seguenti le sue più grandi imprese a bordo di aerostati. Il 12 novembre dello stesso anno a bordo del pallone «Milano» Usuelli e il compagno di viaggio Carlo Crespi attraversarono le Alpi marittime in un volo da Milano a Aix-Les-Bains raggiungendo quote superiori ai 6.000 metri e temperature di -24°C. Con Aldo Finzi, che sarà sottosegretario agli Interni durante i primi anni del ventennio e finirà vittima dei nazisti alle Fosse Ardeatine, stabilì il record con un volo di oltre 1.000 chilometri da Milano a Cannes. L’evoluzione nella costruzione e nel pilotaggio dei dirigibili arrivò all’alba degli anni Dieci, quando insieme all’ingegnere torinese Franz Miller realizzò l’U-1, aeronave del tipo «floscio» spinta da un piccolo motore SPA da 80 Cv. Per ovviare al problema del prezzo dell’idrogeno, l’involucro fu gonfiato con una miscela di aria e gas illuminante. Il dirigibile fu testato su Torino nell’agosto 1910, ma poco dopo fu danneggiato dal maltempo e dovette attendere alcuni mesi prima di poter riprendere il volo. L’U-1 tolse gli ormeggi nuovamente dal capoluogo piemontese il 14 novembre 1911 per compiere il primo viaggio con una rotta ben definita. Da Torino al gasometro della Bovisa a Milano in compagnia di Erminio Donner Flori, svizzero naturalizzato bresciano e pioniere del volo aerostatico e di un altro passeggero. Il dirigibile si alzò a circa 500 metri di quota seguendo dapprima il corso del fiume Po; quindi volò sopra la pianura attraversando il cielo di Vercelli e Novara rallentando a causa di un forte vento contrario, che non permise al velivolo di raggiungere la velocità massima di circa 50 Km/h. Milano fu in vista a metà pomeriggio, verso le 16.30, dopo circa 4 ore e 30 di volo per coprire 140 km di distanza tra le due città. Usuelli avrebbe voluto coronare il successo di quella prima tratta con passeggeri volteggiando attorno alla Madonnina, ma la luce del giorno che andava spegnendosi suggerì prudenza e l’U-1 fu ormeggiato alla Bovisa da 12 uomini che aspettavano il suo arrivo. Il tempo di festeggiare, e un altro incidente durante l’ormeggio colpì il velivolo. Durante la notte un temporale fece sbattere violentemente l’involucro contro il pilone d’ormeggio danneggiandolo, rimandando così i voli successivi a causa dei lunghi tempi di riparazione necessari. Il sogno di anticipare l’era dell’aviazione civile grazie a un mezzo versatile come il dirigibile floscio che non necessitava di hangar e poteva essere movimentato come un aerostato, Celestino Usuelli continuò ad inseguirlo negli anni. Anche se la fortuna gli voltò le spalle più volte. Quando l’U-1 fu riparato nel gennaio 1912, il suo inventore volle volare a Bosco Mantico nel veronese (che sarà durante la Grande Guerra la più importante stazione di dirigibili in Italia). Il 31 gennaio decollò da Milano ma quasi subito un’avaria lo costrinse all’atterraggio a Brescia, come un funesto presagio. Dopo tre settimane di attesa per la riparazione l’U-1 si alzò nuovamente ma poco prima della destinazione il maltempo lo fece sbattere contro le cime degli alberi, facendo precipitare da circa 15 metri i suoi occupanti che per fortuna rimasero quasi illesi. La fine della sua prima macchina volante ancora una volta non scoraggiò quel temerario commerciante milanese che, lungi dal desistere, fondò nel quartiere di Villapizzone a Milano un’officina per la produzione di dirigibili che diede alla luce le versioni successive delle aeronavi di Usuelli. Il primo fu l’U-2, simile al precedente ma con l’involucro rinforzato e il motore da 100 cavalli. Con questo secondo dirigibile il pilota e costruttore tenne i milanesi a testa in su compiendo numerose evoluzioni attorno alla città. Troppo sensibile alle condizioni atmosferiche, anche questo velivolo andò perduto in una collisione accidentale contro un campanile a Monza. Le macchine di Usuelli uscirono dalla fabbrica di Villapizzone fino al 1918. Allo scoppio della Grande Guerra l’esercito italiano scelse di testarne una, il dirigibile U-4 affidato alla Regia Marina, che tuttavia non venne mai impiegato in azioni belliche. Nel 1918 fu inaugurato l’ultimo dirigibile Usuelli, l’U-5, entrato nelle ultime fasi del conflitto come ricognitore costiero e operò con base a Pontedera lungo il litorale toscano. Il 2 maggio 1918 a causa di un presunto cedimento strutturale il dirigibile precipitò improvvisamente all’altezza di Castellina Marittima portando con sé la vita dei cinque militari che si apprestavano al rientro dopo una missione di sorveglianza antisommergibile. Riguardo l’impiego militare dei dirigibili del coraggioso Usuelli la sciagura mise la parola fine, con la successiva cancellazione dell’ordine di 10 esemplari emesso poco prima dal Regio Esercito. Ancora una volta, mentre già si capiva che l’ala fissa avrebbe soppiantato il dirigibile dopo le battaglie aeree della prima guerra mondiale, il commerciante e pioniere lombardo si rimboccò le maniche e partecipò nel dopoguerra al progetto del grande dirigibile T-34 poi ribattezzato «Roma», assieme a personalità del calibro di Umberto Nobile e Carlo Arturo Crocco. Diverso dai primi esemplari nati dall’inventiva di Usuelli, il «semirigido» dotato di motori Ansaldo fu acquistato dall’esercito americano. Celestino, il «commerciante volante», non fece in tempo a gustare il successo dell’opera di ingegneria aeronautica. Il 6 aprile 1926, mentre era alla guida della sua automobile nei pressi di San Germano Vercellese, sbandò improvvisamente provocando il ribaltamento del mezzo causandone la morte istantanea. Fu in quel caso la dura terra a reclamare la vita di un uomo che aveva viaggiato per anni nel cielo.
Jose Mourinho (Getty Images)