2024-05-26
Chiese e oratori vuoti eppure il capo della Cei prega per stoppare premierato e autonomia
Cardinale Matteo Maria Zuppi (Ansa)
Il cardinale Zuppi ha preso posizione contro l’elezione diretta del presidente del Consiglio, ma tace sulle chiese vuote, sulle mostre blasfeme e sugli oratori trasformati in moschee. Più che il capo dei vescovi italiani, sembra un leader di partito.Le chiese si svuotano, gli oratori sono deserti e i seminari sono trasformati in alberghi a cinque stelle. Ma il capo dei vescovi italiani è preoccupato di ciò che potrebbe accadere se passasse il premierato e l’autonomia regionale. Sì, a leggere gli ultimi interventi del presidente della Cei, il cardinal Matteo Maria Zuppi, si fa fatica a capire quale direzione voglia prendere la Chiesa. Soprattutto non si comprende se intenda schiantarsi inseguendo un disegno politico, cioè trasformandosi in opposizione all’attuale maggioranza di governo, o se invece voglia recuperare un rapporto con i fedeli.Qualcuno forse si sarebbe aspettato che Zuppi dicesse qualche parola a proposito della mostra blasfema ospitata, con la benedizione della diocesi di Modena, nella chiesa di Sant’Ignazio a Carpi, dove un Cristo era rappresentato morente sulla croce, ma con un uomo chino su di lui e non proprio con l’intenzione di salvarlo. Oppure si poteva pensare che il monsignore avesse qualche cosa da dire a proposito della trasformazione di un oratorio in moschea a Monfalcone. O ancora che riconoscesse l’errore di aver dato soldi dei fedeli alla banda Casarini, specializzata in propaganda pro migranti al solo scopo di riuscire a inseguire l’idea di fare una rivoluzione antagonista in Italia. E invece no: il capo dei vescovi non pare in ansia per la secolarizzazione della società e neppure per la crisi delle vocazioni, ma soltanto per le riforme portate avanti dal governo. Al cardinale a quanto pare non piacciono le modifiche costituzionali che attribuirebbero maggior potere al premier e nemmeno sembra essere d’accordo con l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Non si capisce perché al presidente della Cei dovrebbe riguardare l’assetto istituzionale del nostro Paese, né si comprende come mai generi allarme fra i presuli l’idea di una diversa attribuzione di poteri fra Regioni e Stato centrale. Di certo le modifiche costituzionali e il federalismo non sono misure che intacchino i Patti lateranensi. I rapporti fra la Repubblica italiana e la Chiesa resteranno invariati sia che gli italiani decidano di scegliere da chi farsi governare, sottraendo il potere di nomina del capo dell’esecutivo ai partiti e al capo dello Stato, sia che affidino all’autonomia regionale alcune decisioni in materia di scuola, sanità e sicurezza. Che cosa cambierebbe per i vescovi se domani sulla scheda elettorale fosse indicato il nome del futuro presidente del Consiglio? E quale sconvolgimento porterebbe nei rapporti fra Stato e Chiesa il fatto che ogni Regione sia competente nel decidere l’assunzione degli insegnanti nelle proprie scuole? Di certo, le parrocchie non trarrebbero alcun nocumento se domani medici e infermieri fossero inquadrati con un contratto regionale in luogo di uno statale.Eppure, nonostante le questioni siano chiaramente faccende da dibattito politico interno, magari esasperate dall’imminente scadenza elettorale, monsignor Zuppi non è riuscito a trattenersi e ha voluto dire la sua. Non ci sono più preti e quelli rimasti sono costretti a doppi e tripli turni, saltando da una parrocchia all’altra per celebrare la Santa Messa? Il seminario, invece che da aspiranti ministri di Dio, è frequentato da ambiziose starlette in cerca di strappare un contratto per una comparsata in tv? Nei locali riservati al catechismo, l’Imam tiene i suoi sermoni e infiamma gli animi dei musulmani? Per il presidente della Cei i problemi più urgenti restano il premierato e l’autonomia regionali. Anzi, la questione principale rimane il sostegno alla banda Casarini, affinché continui a pescare uomini e donne nel Mediterraneo, magari con l’assistenza di un apposito cappellano il quale, invece di stare in parrocchia a convincere i fedeli, solca le onde dei mari, convinto che l’evangelizzazione si faccia in mezzo alle onde.Lo so, è dai tempi di Cavour che nel nostro Paese regna il principio «libera Chiesa in libero Stato» e dunque il cardinal Zuppi è libero di fare e dire quel che gli pare. Predichi pure ciò che vuole dal suo pulpito. Tuttavia, mi domando dove siano finiti quei mangiapreti che fino a qualche tempo fa reagivano con fastidio a ogni presa di posizione politica che arrivasse da Oltre Tevere. Dove sono quelli che accusavano la Chiesa di interferenza nelle faccende interne del nostro Paese, quando il Papa parlava di aborto o di temi etici? Certo, allora erano altri tempi. Alla guida della Conferenza episcopale non c’era Zuppi ma il cardinal Camillo Ruini, quello che ebbe il coraggio di schierarsi contro il referendum abrogativi della legge sulla fecondazione assistita. Altra stagione, altro spessore, altra Chiesa. Di sicuro allora non si poteva neppure immaginare che il direttore del giornale dei vescovi, una volta dismesso l’incarico, si candidasse nelle liste del Pd. Cioè con quelli che vorrebbero imporre anche in Italia l’utero in affitto. Mi resta solo una curiosità e spero che Sua eminenza mi perdoni: ma se il presidente della Cei non riuscisse a succedere all’attuale pontefice, che farà? Il segretario del Partito democratico?
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