2022-07-27
C’è un modo sicuro per perdere voti: azzuffarsi sul nome del futuro premier
Nel centrodestra Giorgia Meloni insegue l’investitura, gli alleati nicchiano. Nel centrosinistra Enrico Letta e Carlo Calenda si sgambettano.il cavallo era sfinito, o perché lo avevano sfinito, o perché ci erano saliti sopra in troppi e il cavallo non reggeva più. E allora, all’interno della stessa legislatura, ci trovavamo presidenti del Consiglio con nomi e cognomi diversi. Oppure il cavallo veniva abbattuto e si cambiava razza, dal cavallo politico si passava al cosiddetto cavallo tecnico. Razza inventata non da qualche veterinario particolarmente arguto ma dalla politica italiana.Ora invece non si è più sicuri neanche di questo. Sarà il caldo torrido agostano che rende anche i politici piuttosto nervosi, sarà l’afa che circola nei vari schieramenti, fatto sta che ormai di cavalli pretendenti al trono ce n’è un maneggio intero di vaste dimensioni. Per carità, figuratevi voi se ci possiamo meravigliare, dopo quello che abbiamo visto in questi ultimi anni, di qualcosa che succede dalle parti del Parlamento ed affini. Però c’è un però che poi è anche un pero, nel senso della pianta perché – diciamolo subito con chiarezza – a neanche due mesi dalle elezioni, con agosto nel mezzo, con anni terribili alle spalle, e con un futuro molto complicato, sarebbe desiderabile che scendessero tutti dal pero e non offrissero agli italiani uno spettacolo tipo quello offerto per l’elezione del presidente della Repubblica perché gli italiani non ne possono letteralmente più.Se ancora qualcuno non ne fosse convinto vada a vedersi le adesioni all’hashtag, lanciato pochi giorni fa su internet, dal titolo #iononvoto e si renderà conto che i discorsi stanno definitivamente a zero. Sarebbe dunque consigliabile che magari stiano zitti per un po’, evitino interviste inutili soprattutto per chi le legge, irrilevanti dal punto di vista della raccolta del consenso e che provocano un fastidio simile al ronzio delle zanzare quando uno, lì lì per addormentarsi, e pensando di averle fatte fuori tutte, volga la testa sul cuscino e inesorabilmente ne avverte ancora la presenza di una. Francamente pensiamo che tra questo dibattito sui leader e il ronzio delle zanzare risulti ampiamente più sopportabile quest’ultimo. Tra l’altro, come nel caso delle zanzare, questi non ronzano e basta, pungono anche e generalmente la puntura avviene attraverso le tasche degli italiani in piena coscia.Si parla, ovviamente, di centro-sinistra, si parla di centro-destra, di centro (non si è mai smesso di farlo perché il centro è ciò che nelle ricette e nei bugiardini compare sotto la formula «q.b.», quanto basta, cioè un po’ di centro fa sempre bene, diciamo che è un po’ come il Cynar), ma ora si sono aggiunte altre categorie tipo il «campo largo» che a noi sembra un campo stretto in realtà e per dirla chiara, se continuano così, ci sembra più un campo santo, quello del consenso. Vedremo. Comunque ciò che accomuna tutti questi fantomatici raggruppamenti o coalizioni ci pare, come diceva il Metastasio, che somiglia un po’ all’araba fenice: «Che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, nessun lo sa».Il centro-destra, da sempre guidato da Berlusconi secondo la regola che chi più prendeva voti era il candidato premier, ora naviga in una confusione pressoché totale e il fattore scatenante è che, stando ai sondaggi, chi prenderà più voti sarà Giorgia Meloni. I capi della Lega e di Forza Italia sembrano non condividere più l’antica regola. La Meloni ha affermato che quella regola vale ancora, dall’altra parte hanno risposto col silenzio. Per la verità Berlusconi ha detto che lui non è interessato alla questione della leadership, che sarebbe come se un toscano amante della carne dicesse che non è interessato alla Chianina. Anche in questo caso, vedremo. Poi c’è il centro-sinistra dove Carlo Calenda leader di Azione ha lanciato il patto repubblicano insieme a +Europa e ha detto, in sequenza, che Draghi ne sarebbe il leader naturale (in alleanza con chi rimane da definire) poi ha detto che il leader potrebbe essere lui e a quel punto si è destato Enrico Letta che ha detto no, allora lo faccio io. Nel campo largo si muovono in tanti e in attesa che si formi stanno decidendo con chi dovrebbe allearsi questo campo largo, tanto è vero che Giovanni Toti, leader della neoformazione Italia al Centro, di fronte alla domanda di una possibile alleanza col centro-sinistra ha risposto con un «si vedrà»: formula che non conferma e non nega. D’altra parte, avendo poco tempo a disposizione e dovendo ad agosto presentare liste, coalizioni e quant’altro, la situazione si fa complicata, in più ci sarebbe anche da parlare di programmi e abbiamo sentito risuonare nell’aria temi vecchi, abusati, che più che penetrare nelle menti e nei cuori penetrano nelle narici puzzando di muffa che, come è noto, non è una sensazione proprio piacevole.In altre parole, se a Lorsignori la cosa non scoccia sarebbe interessante, oltre che capire con chi lo vogliono fare, sapere cosa vogliono fare. E stiano attenti perché gli italiani sono esausti. Certamente non hanno capito quel che è successo durante l’elezione del presidente della Repubblica e non sappiamo quanti abbiano capito cosa sia successo per la caduta di Draghi. Certo è che se verrà loro proposta la solita brodaglia riscaldata noi pensiamo che si rifiuteranno, con ragione, di deglutirla.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)