2024-04-29
C’è da raccogliere voti a sinistra, il Pd torna persino a parlare di pace
Cecilia Strada, candidata dem, rompe il tabù: «Stop armi a Kiev». Ma, con le elezioni alle porte, nessuno le dà della «putiniana».Non bisogna mai abbassare la guardia perché le quinte colonne si nascondono ovunque, persino nei luoghi più insospettabili. Persino nella pancia tonda della balena Pd. Anche da lì, guarda che sorpresa, emergono dei temibili alleati dell’Orso russo. Cecilia Strada, figlia di Gino, che i dem hanno scelto come figurina da schierare alle europee, ha mollato la frizione durante il programma che Luca Telese e Giuliano Guida Bardi conducono su radio GiornaleRadio. L’ha toccata pianissimo: «L’invio delle armi in Ucraina non ha funzionato. Dopo due anni dall’inizio della guerra, se fosse bastato il sostegno militare e l’invio delle armi, staremmo festeggiando l’Ucraina in pace, invece stiamo ancora contando i morti», ha detto. E ancora: «Dalla guerra se ne esce solo con il negoziato: dopo due anni è il tempo del cessate il fuoco». A domanda precisa sull’opportunità di votare a favore dell’invio di altro materiale bellico ha risposto: «Fortunatamente il Pd è una galassia, non un monolite, in cui ci sono deputati e senatori che hanno votato contro mantenendo la libertà di espressione. La mia posizione è che bisogna togliersi dalla testa che la guerra sia un fatto inevitabile. Non creeremo pace invitando ventisette Stati membri a riarmarsi e costruire arsenali. Ma non sono contraria alla creazione di un esercito europeo, che è mettere a sistema gli eserciti nazionali, non è corsa al riarmo». Difficile essere più chiari. Il bello è che non è certo la prima volta che la Strada dice queste cose, anzi tocca ammirarla per la coerenza. Nell’aprile del 2022, infatti, dichiarò al Fatto quotidiano: «Si parte da un dato alterato e bugiardo: la Russia di Putin ha invaso e dunque a noi non resta che sostenere l’Ucraina nella resistenza armata all’invasore. Chi non arma è disertore». Già due anni fa la Strada spiegava che «per aiutare chi giustamente si difende io devo valutare se ho un’altra opzione oltre all’invio delle armi». Certo, più volte la figlia del fondatore di Emergency ha ribadito che «la situazione è chiara. C’è un aggressore, la Russia, che ha invaso l’Ucraina e ne massacra i civili. L’esercito russo è il carnefice, la popolazione ucraina la vittima». Ma questa convinzione non le impedisce di sostenere che continuare a rifornire Kiev di armi sia stato semplicemente un modo per prolungare la guerra. A questo punto, però, tocca farsi qualche domanda. Per prima cosa, viene da chiedersi come mai la signora Strada non sia stata immediatamente sommersa di insulti come toccato ad analisti e commentatori anche più moderati di lei. Per molto meno c’è - è noto - chi è stato accusato di essere un putiniano, un venduto alla potenza straniera, un tifoso della sottomissione di Volodymyr Zelensky e dei suoi soldati. Perché alla candidata dem il trattamento viene risparmiato? Vero, come si diceva non è mai stata tenera con Putin, eppure ci risulta che anche altri abbiamo avuto lo stesso atteggiamento ma siano stati comunque condotti alla gogna.Qui emerge la consueta dose di doppiopesismo. Se il Wall Street Journal scrive che Putin non ordinò direttamente la morte di Navalny, sulla stampa italica la notizia finisce in un trafiletto, non sia mai che venga strumentalizzata a fini filorussi. Allo stesso modo, se qualcuno della sinistra bene (area Pd) se ne esce con una critica ai guerrafondai, gli è concesso esprimersi senza che segua crocifissione del putiniano. Poi ci sono gli interrogativi politici. Certo, alcuni esponenti dem - Pina Picierno in testa - si sono affrettati a dichiarare che «il sostegno difensivo militare, politico, sociale ed economico a Kiev non può essere messo in discussione e per quel che riguarda la nostra famiglia politica europea rappresenta un punto non derogabile; su questa sfida si gioca un pezzo della sicurezza europea, del futuro delle nostre democrazie liberali e della pace nel mondo libero». Secondo la Picierno «se oggi l’Ucraina esiste ancora è per il sostegno che l’Europa e i Paesi della Nato hanno costantemente fornito al popolo ucraino. L’unica pace giusta e possibile passa per l’integrità territoriale ucraina».Pare proprio, insomma, che tra la vecchia guardia e la nuova candidata alle europee si sia aperta una bella faglia. E hai voglia a dire che nel Pd c’è posto per tutti. Andatelo a spiegare al povero ma onesto Gianni Cuperlo che qualche mese fa tentò di mettere sul tavolo, nel corso di un convegno, il tema della pace. Tempo meno di 24 ore e si trovò un prima pagina sul Corriere della Sera un editoriale di Paolo Mieli che ribadiva: la linea dem è quella tracciata da Enrico Letta (benché non più segretario): armi a Kiev e zitti. Dunque ci chiediamo: perché tanta tolleranza per la Sala? Viene il sospetto che i sinceri democratici stavolta ci vadano piano per interesse. C’è da raccattare voti alle europee, appunto, e al di fuori della bolla social e delle prime dei quotidiani, non è che la guerra in Ucraina scaldi più di tanto gli animi. Quindi a sinistra colgono l’occasione per tirare dentro un simbolo del pacifismo italico con cui provare a recuperare terreno su un argomento storicamente caro ai progressisti, ma da qualche anno clamorosamente abbandonato. Meraviglie elettorali: parlare di pace si può, se serve a raschiare qualche voto dal fondo del cannone.
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