2020-08-18
C’è anche una Chiesa che alza la voce sul blitz di Speranza e la legge di Macron
Giampaolo Crepaldi (Getty Images)
Il vescovo Giampaolo Crepaldi disintegra le nuove linee guida sulla Ru486 In Francia ci si scaglia contro un progetto che sa di eugeneticaDa oggi a Rimini, incontri quasi tutti online. Alle 11 interviene l'ex presidente della BceLo speciale contiene due articoli«Non c'è nessun progresso umano e civile» con le nuove linee guida del ministro Roberto Speranza che aprono alla Ru486, l'aborto farmacologico, senza necessità di ricovero ospedaliero e fino alla nona settimana di gravidanza. Lo ha detto il vescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, ribadendolo quattro volte a termine della sua omelia per la festa dell'Assunta, sabato scorso.Dopo le reazioni di monsignor Giovanni d'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, e la nota di monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, arriva anche la quadruplice risposta di Crepaldi al ministro che, con un cinguettio social, aveva, invece, annunciato le nuove linee guida parlando di «passo avanti importante» sul piano della «civiltà del nostro Paese». Nessun «passo avanti», ha detto Crepaldi, «quando con l'aborto si favorisce l'uccisione di un individuo della specie umana nel grembo che lo accoglie, invece di prodigarsi per la difesa dell'essere più indifeso che ci sia»; nessuna avanzata «civile» quando «l'interruzione della gravidanza è talmente banalizzata da essere equiparata a un semplice intervento farmacologico»; nessun «progresso umano» quando, «soprattutto con le nuove disposizioni, la donna viene abbandonata a sé stessa in una solitudine sanitaria, psicologica e morale di fronte alla scelta esistenziale, tragica e pericolosa, dell'interruzione della gravidanza». Infine, ha concluso il vescovo di Trieste, «non c'è nessun progresso umano e civile quando si percorre la strada dell'aborto al posto di quella dell'aiuto alla maternità, in una situazione di preoccupante contrazione demografica».Dal silenzio emergono così voci di pastori che non accettano di farsi dettare l'agenda, pur sapendo di andare controcorrente e di essere facilmente etichettati dal mainstream (forse anche quello ecclesiale). Proprio il 15 agosto un vescovo francese, monsignor Marc Aillet, vescovo di Bayonne, ha pubblicato una articolata nota che mette a tema la missione profetica della Chiesa nel contesto dell'adozione del progetto di legge bioetica da parte dell'Assemblea nazionale a Parigi. Un progetto di legge che mette a disposizione la «provetta per tutti» e apre profonde questioni che odorano di eugenetica (analisi prenatali a tappeto e embrioni uomo-animale). Anche in Francia alcuni vescovi non hanno taciuto, a dimostrazione che c'è una Chiesa che resiste e non teme di dire la sua.Il testo di legge francese che il presidente Emmanuel Macron ha definito in un tweet come «equilibrato», il vescovo Aillet lo qualifica come un «disastro etico» di «grande rottura antropologica». Proprio Macron parlando ai vescovi francesi al College des Bernardins nell'aprile 2018, in un discorso accolto con molti applausi anche in casa cattolica, aveva in realtà definito il perimetro entro cui la voce della chiesa avrebbe potuto alzarsi. Macron disse che la «voce della Chiesa (…) non può essere ingiuntiva. Perché essa è fatta dell'umiltà di quanti impastano il temporale. Essa non può quindi che essere interrogativa». «Come forza di proposta all'interno di un corpo sociale plurale», scrive e risponde il vescovo Aillet, «dove risulta che non ha più peso di altre religioni o società di pensiero, e secondo le esigenze del “dibattito democratico", la voce [della Chiesa] non potrebbe effettivamente essere ingiuntiva. Ma la sua natura e la sua missione, che riceve non dagli uomini ma da Dio, resistono a tale reclusione». Anzi, il monsignore francese la mette ancora più chiara, nel caso non fosse ben compreso, e ricorda che «la Chiesa non può essere limitata nella sua missione profetica dalle leggi della Repubblica», perché, citando l'apostolo Pietro davanti al sinedrio, «dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini».Non si tratta di dover intervenire su tutto, ma su alcuni principi non si possono cercare soluzioni comode. Il cardinale Carlo Caffarra, compianto arcivescovo di Bologna, tra gli interpreti di un rapporto franco e diretto fra Chiesa e mondo, disse «guai se il Signore ci rimproverasse con le parole del profeta: cani che non avete abbaiato». La Chiesa, «cercando di essere udibile», si domanda il vescovo Aillet, «non tende a sacrificarsi troppo facilmente alla legge della comunicazione, rischiando di indebolire il suo messaggio e di mancare di fermezza con il pretesto che ha paura di scioccare? In queste condizioni, come stupirsi che il nostro discorso trovi così poca eco nei media mainstream e nell'opinione pubblica?».La missione profetica, dice il vescovo d'oltralpe, è quella di «mettere in guardia l'umanità oggi e metterla in guardia contro la tentazione dell'autodistruzione». Gli ha fatto eco un altro vescovo francese, monsignor Dominique Rey, vescovo di Fréjus-Toulon, sostenendo che «più siamo in minoranza, più dobbiamo esprimerci con determinazione, senza violenza o aggressività, ma in maniera determinata».Monsignor Rey vede una grave crisi della politica e del pensiero. «Le grandi utopie sono finite in cenere e nel sangue. Siamo dentro una politica senza visione e senza prospettiva. Come cristiano c'è una profezia da sviluppare». Alcuni vescovi sembrano ancora svolgere il loro compito come i primi cristiani, senza troppa paura di come la pensa il mondo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ce-anche-una-chiesa-che-alza-la-voce-sul-blitz-di-speranza-e-la-legge-di-macron-2647009128.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="benedetto-dal-papa-e-da-mattarella-il-meeting-virtuale-parte-con-draghi" data-post-id="2647009128" data-published-at="1597702579" data-use-pagination="False"> Benedetto dal Papa e da Mattarella il Meeting virtuale parte con Draghi Parte oggi il Meeting di Rimini, in una dimensione nuova e complessa (niente folle, incontri in larga parte «virtuali» e trasmesse in 100 piazze d'Italia e non solo) ma «benedetta» da due importanti saluti istituzionali al massimo livello. Papa Francesco, con un articolato messaggio personale del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con una comunicazione, hanno infatti tenuto a battesimo la prima edizione condizionata dal Covid. Come ha scritto Parolin, il titolo del 2020 - «Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime», pensato prima della pandemia - «offre un contributo prezioso e originale in un momento vertiginoso della storia. Nella ricerca dei beni più che del bene, tanti avevano puntato esclusivamente sulle proprie forze, sulla capacità di produrre e guadagnare, rinunciando a quell'atteggiamento che nel bambino costituisce la stoffa dello sguardo sulla realtà: lo stupore». Aggiunge il segretario di Stato: «È questo stupore che mette e rimette in moto la vita, consentendole di ripartire in qualunque circostanza. Nei mesi scorsi abbiamo sperimentato quella dimensione dello stupore che assume la forma della compassione in presenza della sofferenza, della fragilità, della precarietà dell'esistenza. Questo nobile sentimento umano ha spinto dottori e infermieri ad affrontare la grave sfida del coronavirus con strenua dedizione e ammirevole impegno». Con il Covid «è accaduto qualcosa di apparentemente paradossale: invece di spegnerne la sete più profonda, il confinamento ha ridestato in alcuni la capacità di meravigliarsi di fronte a persone e fatti dati prima per scontati». Come detto, anche Mattarella nel suo messaggio invita «a ripartire con maggiore qualità, con più forte coscienza di comunità, con un nuovo sviluppo che rispetti la natura e superi le discriminazioni sociali». Per il capo dello Stato il titolo del Meeting costituisce «uno stimolo, quanto mai appropriato, per riflettere su quanto avvenuto e per avviare l'opera di ricostruzione. Questa non può attendere e ha bisogno, al tempo stesso, di profonda idealità, di ampia visione, di grande concretezza». Quindi una frase molto politica: «Cogliere il cambiamento, di cui l'Unione europea è stata capace nella risposta alla pandemia e nel progettare la ripartenza, è oggi la premessa di un rilancio dell'Italia. Il nostro Paese ha dato prova, ancora una volta, delle sue energie morali e civili e soltanto nell'integrazione e nella solidarietà europea può costruire un domani adeguato per i suoi figli». Logicamente positivo il commento del presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz: «Il Papa e Mattarella nella loro sintonia colgono il senso profondo di questa edizione speciale. Siamo grati per la loro lettura del titolo del Meeting, un invito a riscoprire lo stupore e la gratitudine come linfa vitale di una ricostruzione al servizio di tutti». In attesa delle conferme degli ospiti internazionali previsti per la settimana, si parte oggi con un piatto fortissimo e a lungo atteso: Mario Draghi. Appuntamento alle ore 11.
Pierluigi Bersani e la t-shirt Frocia Italia
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)