2025-08-13
Catella governava le scelte di Sala via chat
Manfredi Catella e Beppe Sala (Imagoeconomica)
I pm depositano lo scambio di messaggi tra il presidente di Coima e l’ex assessore Giancarlo Tancredi: dall’urbanistica alla comunicazione, l’imprenditore dettava la linea alla giunta. Che sosteneva i progetti per l’Agenzia Onu dei rifugiati proposti da un attore iscritto al Pd.Andrea Bezziccheri e Alessandro Scandurra liberi, per gli inquirenti le esigenze cautelari restano altissime.Lo speciale contiene due articoliÈ l’8 ottobre 2024 quando Manfredi Catella, patron di Coima, scrive all’assessore Giancarlo Tancredi e al direttore generale di Palazzo Marino, Christian Malangone: «Buongiorno Christian, Giancarlo, domani mattina ci vedremo con Beppe nell’incontro programmato. Dal mio punto di vista l’agenda oltre alla condivisione del 10 ottobre riguarda i punti noti (Villaggio Olimpico, Pirellino, Largo De Benedetti, ndr) e temi più generali come “piano casa”. Rispetto a Vo (Villaggio olimpico, ndr), vi mando una traccia per l’ipotesi di comunicazione entro fine ottobre dal Comune a noi…». Il «Beppe» è il sindaco Giuseppe Sala.Questi messaggi sono contenuti nella memoria della Procura di Milano, depositata per l’udienza che si svolgerà domani davanti al Tribunale del riesame, in cui i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici chiederanno la conferma delle misure cautelari nei confronti di Tancredi e Giuseppe Marinoni. Per l’accusa, infatti, quelle chat dimostrano il ruolo di Catella nel «dettare la linea» all’amministrazione comunale, quasi fosse lui il sindaco, fornendo persino bozze di documenti ufficiali da far uscire come comunicazioni del Comune.Del resto, secondo l’accusa, non era la prima volta che accadeva. Già il 1° ottobre 2023, Catella, Tancredi e Malangone si erano coordinati in vista di un incontro congiunto con i ministri Matteo Salvini e Andrea Abodi. Discutono della «Foresta sospesa» e dei suoi costi di costruzione e gestione (circa 105 milioni), che Coima, come scrive Catella, non potrebbe sostenere da sola. L’imprenditore chiede allora aiuto a Tancredi e Malangone per ottenere un contributo di 7 milioni da Fondazione Milano Cortina. Per la Procura, è l’ennesimo esempio di come Catella utilizzasse la rete istituzionale di Tancredi per perseguire obiettivi privati.Gli inquirenti sostengono che messaggi come questi siano la prova dell’esistenza, fin dall’inizio del 2022, di un «ufficio di coordinamento» extra-istituzionale per Porta Romana, Valtellina-Farini e Pirelli 39, con riunioni fisse cui partecipavano in modo informale sia funzionari comunali sia uomini di Coima. Un tavolo parallelo in cui le linee politiche e amministrative venivano costruite in anticipo e fuori dai canali ufficiali.Per esempio il 12 novembre 2024, Tancredi scrive al numero uno di Coima di «un’altra proposta di 1.000 mq per progetto legato ad Agenzia rifugiati Onu con ristorazione, ricettivo, spazi arte, proposto dall’attore Lino Guanciale. Mi sembra interessante per Spig. (Servizi pubblici interesse generale, ndr)». Per la Procura, è un’ulteriore conferma del ruolo dell’assessore come facilitatore degli interessi di Catella, anche in iniziative a forte impatto sociale e culturale.A dicembre 2024, nonostante il 7 novembre avesse ricevuto l’avviso di garanzia e subito il sequestro di cellulare e computer, Marinoni viene riconfermato presidente della commissione Paesaggio per un altro mandato. Un segnale, scrivono i magistrati, della solidità delle relazioni e dei rapporti di fiducia che gli hanno permesso di rimanere al vertice nonostante l’inchiesta già in corso. Una nomina che oggi è anche al centro dell’indagine per falso a carico di Sala.Nel 2023, poco prima della commissione Paesaggio sul Pirellino, Catella scrive: «Ci siamo fermati brevemente ieri con Giuseppe» (Marinoni, ndr), che si sarebbe espresso favorevolmente su torre e ponte. Poi aggiunge: «Mi dicono parere positivo (spero senza condizioni)», con Malangone che commenta: «Poi ci sarà comunque da presidiare». Il 12 marzo 2024, Tancredi chiede a Catella: «Ma mi confermi come assessore?». L’imprenditore risponde: «Voi siete i best ever. Io se volete vi faccio da segretario». Malangone aggiunge: «Me lo tatuo sulla schiena». Secondo la Procura, un’ironia che rivela confidenza e comunanza di intenti.Nelle chat Marinoni scrive a Catella: «Quando hai tempo… vorrei mostrarti la strategia su Roma? Simile a quella… su Milano». Per i pm, l’ulteriore prova di un modello replicabile nella Capitale, capace di presidiare progetti strategici fin dalle prime fasi, influire sui pareri e uniformare la comunicazione pubblica.Poi, il 6 marzo 2025, a poche ore dall’arresto del dirigente comunale Giovanni Oggioni, Catella scrive: «Messaggio che ha ricevuto Luca. Assurdo e grave». Malangone risponde: «Manfredi, forse perché sei tornato da poco ma sta succedendo il finimondo. Anche su commissione Paesaggio». Per i magistrati, quel botta e risposta fotografa la consapevolezza immediata dell’impatto di quell’arresto e del rischio che le indagini travolgano anche il circuito decisionale su cui Catella e i suoi referenti pubblici contavano. Tanto che pochi giorni dopo Malangone scrive a Catella: «Io sarò sempre presente se succede ancora qualcosa sappiatelo». Per i pm, è un messaggio dal valore rassicurante, volto a ribadire la sua disponibilità anche in una fase di tensione per l’inchiesta e per le conseguenze dell’arresto del dirigente comunale. Un segnale, secondo gli inquirenti, che la rete di relazioni al centro dell’indagine non si stava sfaldando ma, anzi, cercava di mantenere saldo il proprio presidio sulle partite urbanistiche strategiche.Oggi la Procura ritiene che il rischio di inquinamento probatorio e di reiterazione sia ancora attuale. Tancredi, in attesa di nuovo incarico, mantiene rapporti con dirigenti e funzionari; Marinoni, pur fuori dalla commissione, resta in contatto con progettisti e privati del circuito. Secondo gli inquirenti, liberarli significherebbe rimettere in moto quei meccanismi informali di influenza che l’indagine ha ricostruito pezzo per pezzo. Per questo, al Riesame i magistrati hanno depositato decine di pagine di intercettazioni e scambi di messaggi tra cui anche quelli con il sindaco Sala.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/catella-manovrava-sala-via-chat-2673880143.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-riesame-annulla-due-arresti-la-procura-ricorre-in-cassazione" data-post-id="2673880143" data-published-at="1755072971" data-use-pagination="False"> Il Riesame annulla due arresti. La Procura ricorre in Cassazione La decisione del Riesame è stata una doccia fredda, anche perché non sono state neppure previste misure alternative. Del resto, per l’accusa, Scandurra avrebbe stretto un patto corruttivo con Manfredi Catella di Coima e piegato il proprio ruolo in commissione su dossier strategici come P39-Pirellino (seduta del 5 ottobre 2023) e Pii Porta Romana (seduta del 7 marzo 2024), omettendo o falsando le dichiarazioni sui conflitti di interesse; tra le contestazioni, anche la riconducibilità di incarichi e somme a Castello Sgr («Torre Futura»), con remunerazioni quantificate in 321.074,72 euro per far «passare» il progetto in commissione.I difensori di Catella, nel ricorso al Riesame, avevano sostenuto che la fattura collegata allo studio Scandurra (due diligence sui comparti di via Messina) corrispondeva a prestazioni «effettivamente rese», mentre per il gip quell’incarico fu «funzionale unicamente a giustificare» il patto illecito in vista della seduta sul Pirellino. La difesa aveva insistito sul fatto che la tempistica fosse dettata da un bando ministeriale e non dall’appuntamento in commissione.Su Bezziccheri, gli atti parlano di corruzione: gli si contestano almeno cinque episodi in cui avrebbe «comprato» la funzione di Scandurra in commissione Paesaggio, sia sui progetti firmati direttamente dall’architetto, sia su interventi in cui il progettista era un altro ma l’interesse era di Bluestone. Per i pm, Scandurra era «a libro paga» di Bezziccheri, con pressioni anche verso i funzionari dello sportello urbanistico in un quadro di interferenze già emerso nei filoni su piazza Aspromonte e sulle Park Towers di via Crescenzago. «Da ottobre 2022, Andrea Bezziccheri porta nelle aule di giustizia elementi per dimostrare che non ha commesso alcun reato. Continuerà a farlo, nella speranza che emerga definitivamente la circostanza per cui, da buon imprenditore, ha sempre rispettato le regole», hanno ribadito ieri gli avvocati Andrea Soliani e Francesco De Luca, difensori dell’imprenditore che ha lasciato il carcere di San Vittore dopo l’arresto scattato a fine luglio per l’inchiesta sull’urbanistica.Sul fronte societario, la Procura aveva anche ricostruito la struttura di Bluestone Holding: soci Ab Consulting e Keystone Holding, entrambe al 100% di Giorgio Santambrogio, imprenditore con diversi precedenti penali. Per i pm, le esigenze cautelari restano «altissime».Per Bezziccheri veniva chiesta la custodia in carcere, per rischio di inquinamento probatorio «a livello contabile e bancario» e pericolo di reiterazione, dato il coinvolgimento in ulteriori progetti su Milano (Watt Factory, Urban Garden, via Crivelli). Al netto della «colpo inaspettato» del Riesame, nonostante le sentenze di Tar e Cassazione che hanno già seguito la versione del pm, in Procura la linea è chiara: portare le carte in Cassazione e sostenere che il mosaico di favori, incarichi e compensi abbia alterato il processo decisionale su operazioni di peso. Ora la Suprema corte dovrà dire se il fischio del Riesame era davvero quello finale o se la partita potrà riaprirsi.
George Soros e Howard Rubin (Getty Images)