2021-09-11
Sul caso Sileri i conti ancora non tornano
Pierpaolo Sileri (Getty Images)
Il sottosegretario dice che non era dipendente del Servizio sanitario nazionale, ma per i medici universitari valgono le stesse regole. L'intesa tra Tor Vergata e Villa Claudia non lo autorizzava a fare visite a pagamento. E le carte citate dal «Fatto» non lo scagionano.Pierapolo Sileri non ci sta. Per lui, non esistono irregolarità nell'affaire delle visite private alla clinica romana Nuova Villa Claudia, oggetto di un approfondimento in Regione Lazio e poi finite sul tavolo dell'Ordine dei medici di Roma. Il sottosegretario alla Salute spiega che, a differenza di quanto gli aveva contestato Antonello Aurigemma, consigliere regionale di Fdi, lui non era un dipendente del Servizio sanitario nazionale, bensì dell'Università Tor Vergata, poi entrato in aspettativa allorché, nel 2018, fu eletto senatore. Tutto risolto? In realtà, qualcosa ancora non torna.Il documento della Direzione Salute e Integrazione sociosanitaria, risalente al 10 giugno scorso, attesta - proprio come la missiva inoltrata ai dottori della Capitale mercoledì - che Sileri è stato ricercatore «strutturato con incarico assistenziale ex articolo 5 del decreto legislativo 517/1999 […] fino al 16 marzo 2018, allorquando lo stesso è stato collocato in aspettativa senza assegni ed è stato sospeso dall'attività assistenziale». E qui affiora la prima incongruenza. Basta leggere quella norma, per scoprire che «ai professori e ricercatori universitari […] si applicano, per quanto attiene all'esercizio dell'attività assistenziale, [...] le norme stabilite per il personale del Servizio sanitario nazionale». Equiparazione che, alla Verità, confermano anche due medici universitari. Il senatore M5s, tuttavia, aggiunge: essendo entrato in aspettativa, sono stato sospeso dall'attività assistenziale. Ergo, nessun divieto di andare in una struttura privata a svolgere servizi a pagamento. Di nuovo: dubbi diradati? Non proprio. Anzi, spunta una seconda incongruenza. Avvalorata, paradossalmente, dall'uomo che, sul Fatto Quotidiano di ieri, si è lanciato in un'accorata apologia del sottosegretario. Giuseppe Petrella, ex direttore della Scuola di specializzazione di chirurgia generale di Tor Vergata, ha riferito: «Sono stato io a mandarlo lì», cioè a Nuova Villa Claudia, «affidandogli l'attività di tutoraggio di studenti e dottorandi». Peccato che, come emerge dai riscontri della Regione, Sileri non facesse tutoraggio, bensì «attività professionale», ossia, vere e proprie prestazioni mediche, «con oneri a carico del singolo utente». Il Lazio contestava perciò l'esercizio di «attività non svolta presso l'amministrazione di appartenenza per il mantenimento delle competenze, né (di insegnamento e tutoraggio) a titolo gratuito, come prescritto dall'articolo 1 comma 130 della legge 662/1996». Questa norma, menzionata anche nella risposta al consigliere Aurigemma da parte dell'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, il 12 marzo 2019, prescrive infatti che «i dipendenti delle amministrazioni pubbliche collocati fuori ruolo o in aspettativa per l'assolvimento di pubbliche funzioni», qual è quella di senatore della Repubblica, «possono essere ammessi previa domanda a svolgere presso l'amministrazione di appartenenza prestazioni lavorative saltuarie gratuite e senza alcun onere per l'amministrazione». Purché si tratti di «prestazioni di alta qualificazione professionale in relazione alle quali si rende necessario il continuo esercizio per evitare la perdita della professionalità acquisita». Sarebbe certamente il caso di un chirurgo come Sileri. Il quale, sostiene al contrario la Regione, non ha svolto attività «presso l'amministrazione di appartenenza per il mantenimento delle competenze», né ha lavorato gratis.Il Fatto ha inoltre dato conto di un parere dell'Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che in un report di agosto avrebbe escluso «qualunque rilevanza» della vicenda. Non è esatto: l'Agcm si riferiva al redazionale trasmesso da Radio Sei prima che Sileri andasse al governo e che «si conclude con un invito rivolto agli ascoltatori a fissare uno screening, con lo stesso prof Sileri», a Villa Claudia. Non c'è alcun pronunciamento, invece, sulla sua collaborazione con la clinica. Alcune perplessità, infine, le solleva il protocollo d'intesa tra Tor Vergata e la casa di cura di via Flaminia Nuova. Anzitutto, le tempistiche. Stando alle carte, Sileri inizia a collaborare con Villa Claudia il 20 marzo 2018, tre giorni prima di insediarsi a Palazzo Madama. Tor Vergata gli dà l'autorizzazione il 6 aprile (ma l'autorizzazione non doveva essere «previa»?). Il protocollo d'intesa riporta addirittura la data del 24. Solo che è retroattivo: «Stipulato nell'anno accademico 2017/2018, deve intendersi riferito all'anno 2016/2017». Soprattutto, nell'accordo non c'è scritto che il medico universitario potesse svolgere operazioni a pagamento. All'articolo 3 si parla di «attività di formazione degli specializzandi»; all'articolo 5 di «modalità di svolgimento delle attività didattiche», tra le quali sono citati «docenza, tutoraggio e altre attività formative». Tra l'altro, è previsto l'impiego di «personale medico della casa di cura», non dell'università. Sileri, gliene va dato atto, non è il classico politico che scappa dalle domande a bordo dell'auto blu. È un uomo simpatico e dialogante. Se vorrà proporre ai nostri lettori la sua versione, lo ascolteremo.
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)