
Il giudice di Area, corrente di sinistra, chiedeva aiuto per farsi eleggere al Csm e per piazzare il fratello al Tribunale di Roma.Dopo le dimissioni del capo di gabinetto del ministro Alfonso Bonafede «Fulvietto» Baldi, a traballare sono le poltrone di due consiglieri del Csm, il vicepresidente David Ermini, membro del parlamentino dei giudici in quota Giglio magico, e Marco Mancinetti, portabandiera della corrente Unicost in consiglio. Le loro chat, non meno imbarazzanti di quelle di Baldi, sono diventate di dominio pubblico, ma loro resistono. Almeno per ora. Il problema è che la marea di carte depositate nel cosiddetto caso Csm contiene messaggi e intercettazioni che non risparmiano neppure la coalizione dei giudici di sinistra, il cartello di Area. Infatti per un decennio Palamara ha deciso e spartito incarichi e promozioni con toghe progressiste come Valerio Fracassi, ex capogruppo di Area nella consiliatura 2014-2018. Il 15 marzo 2018 Fracassi scrive: «Ricordati che ti ho votato Pasca a patto che mi sistemassi Orlando!!!». Non basta. Prima di lasciare il posto al Csm Francassi chiede di non pubblicare il posto di presidente di sezione del tribunale di Brindisi «che è quello in cui tornerò». Così i vecchi portabandiera. Ma anche il nuovo capogruppo di Area al Csm, Giuseppe Cascini era legato a Palamara. Il quale, ai magistrati che lo interrogavano, un anno fa ha spiegato: «Con lui ho avuto sempre un rapporto stretto di amicizia, ho condiviso un'importantissima esperienza all'Anm e sono stato una delle persone che più di tutti ha favorito la sua nomina di aggiunto a Roma, che fu una nomina molto controversa e ostacolata». In effetti nel novembre 2017 Palamara incontra l'amico in un bar poco prima della votazione per la promozione. Poi lo informa in tempo reale degli esiti della prima tranche di nomine in quinta commissione. Ma il messaggio più atteso è questo: «4 voti Cascini, 1 Colaiocco».Palamara domanda: «Quando festeggiamo da Piero anche con Annina?». I due si danno appuntamento per diverse pause caffè e, in una chat, Cascini chiede come sia «messo» il collega Stefano Pesci per «aggiunto Bologna». Palamara ammette che è dura. Qualche mese dopo andrà meglio: «Anche Stefano ok. Lo porto unanime la prossima settimana», annuncia trionfante il king maker delle nomine nel febbraio 2018. Il 3 aprile Cascini, candidato al Csm, chiede a Palamara di potersi accodare in una trasferta per una partita di pallone, a cui non vuole, però, partecipare come calciatore («Ho appeso le scarpette al chiodo. Come Totti»): « Hai già fatto la squadra per Lecce? Io verrei come mascotte per bieche ragioni elettorali». Il 4 maggio 2018 Cascini chiede a Palamara di intervenire per arginare l'onnipresenza mediatica di Pier Camillo Davigo, oggi suo grande alleato: «Tu che hai rapporti con Enrico Mentana fagli presente che è una grave scorrettezza far fare tutte queste ospitate a Davigo candidato al Csm. In una settimana ha fatto Dimartedì e Piazzapulita». Palamara: «Già lo avevo fatto è una vergogna quello che fanno con Davigo».II 27 settembre 2018 sui giornali appare la notizia dell'informativa su Palamara per una presunta storia di corruzione inviata a Perugia dallo stesso Cascini e da altri colleghi. Eppure il 4 ottobre Cascini e Palamara fissano l'ennesimo appuntamento al bar Settembrini di Roma.Forse il campione di Area non riteneva particolarmente grave l'accusa formulata contro Palamara di aver scroccato qualche viaggio all'imprenditore Fabrizio Centofanti. Fatto sta che il 18 ottobre Cascini, nel suo piccolo, prova ad avere gratis un biglietto per il figlio per la partita di Champions league Roma-Cska Mosca. Infatti i consiglieri hanno diritto a un posto in tribuna autorità, i parenti no: «Ciao Luca hai qualcuno da indicarmi al Coni con cui posso parlare per i biglietti dello stadio per portare anche Lollo (il figlio ventenne, ndr)?». «Bisogna parlare direttamente con la segreteria. Ora mi informo e ti faccio sapere» lo ragguaglia l'amico. Cascini: «Io ho fatto la tessera per me. Ma quello che ho in segreteria al Csm dice che non danno aItri biglietti». Per fortuna verrebbe da dire. Palamara chiede i dati di Lollo, ma purtroppo «le scorte biglietti in tribuna autorità sono esaurite» e il pm indagato prova a trovare un'altra soluzione: «Se vuoi chiediamo per altro posto alla Roma come per Rocco (figlio di Palamara, ndr)». «Non ti preoccupare ora vedo io», ribatte Cascini. Il quale prova a rendersi autonomo: «Però dammi contatto. Non posso romperti i coglioni per ogni partita».Grazie alle chat apprendiamo che Palamara si è dovuto preoccupare anche del fratello minore di Giuseppe Cascini, Francesco. Quest'ultimo, alla fine dell'estate del 2017, dopo essere stato fuori ruolo per quasi 11 anni al ministero, sta provando ad andare come pubblico ministero alla Procura di Roma anziché tornare a Napoli. Fortuna vuole che i tempi del suo rientro si allunghino sino alla pubblicazione del bando per un posto da pm nella Capitale. «Luca, ho mandato l'integrazione (documenti per aumentare il punteggio, ndr), sai qualcosa? […] secondo te come si mette?», scrive il candidato che si contende la poltrona con il collega Carlo Villani. Palamara: «Sto cercando di rimetterla a posto. Sono fiducioso». Cascini jr: «Luca grazie speriamo bene al plenum […] Grazie davvero senza di te non avevo speranze». Palamara: «Devo tenere a bada la San Giorgio (Maria Rosaria, una delle esponenti di punta di Unicost, ndr)». Qualche giorno dopo Palamara informa il suo pupillo che «sta andando bene in commissione (la terza, quella che si occupa dei trasferimenti, ndr)». Cascini jr: «Meno male, grazie. Ma sai quando va in plenum?». Palamara: «Non ancora, è combattuta». Cascini jr: «Ma non è già passata 3 a 3?». Palamara: «Stanno discutendo di nuovo». In quelle ore è in fibrillazione pure Cascini senior. A cui Palamara scrive: «Ora in terza (commissione, ndr) a difendere tuo fratello». Dopo poche ore la battaglia è vinta. «Francesco ok». «Grazie Luca», digita il fratello maggiore. «Grazie Luca», gli fa eco il fratello minore.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






