
Dimenticato il G8, dirige due ditte e parla come un «cumenda» di Irap da abbassare e di evasione da «capire».Dal popolo No global a quello delle partite Iva. Quando non è impegnato a salvare il pianeta e a scorrazzare nel Mediterraneo alla ricerca di profughi per conto della Ong Mediterranea, il redivivo Luca Casarini fa l'uomo d'affari. Cerca commesse, chiude contratti, fa quadrare i conti delle sue due società come un qualsiasi cumenda del Nord Est. Tartassato, ahilui, pure dal fisco e dalla solita malaburocrazia italiana.L'ex leader delle Tute Bianche, che da qualche giorno è tornato sulla breccia dell'onda sfidando il ministro dell'Interno Matteo Salvini dalla prua della nave Mare Jonio, sbarcata a Lampedusa con 49 migranti e sequestrata dalla magistratura, da almeno dieci anni - in barca agli strali che lanciava contro il capitale - è un imprenditore a tutti gli effetti. In passato, è stato presidente del Consiglio d'amministrazione della «Global cooperativa editrice a responsabilità limitata» (cancellata dal registro delle imprese) e sindaco effettivo della «Città invisibile società cooperativa a responsabilità limitata», ditta di noleggio strutture e attrezzature per manifestazioni e spettacoli che ha lavorato pure per il Festival dell'Economia di Trento. Oggi è invece titolare firmatario della Nexus7 ltd, ditta individuale che si occupa di promozione pubblicitaria, e socio di maggioranza con il 49 per cento della Zero srl. Con un capitale di 10.000 euro, quest'ultima è attiva dal 2011 nei campi della comunicazione e della tecnologia attraverso la manutenzione e l'applicazione di sistemi informatici, il commercio elettronico e la realizzazione di siti e grafica Web. Ex associata alla Cgia di Mestre, la Zero srl ha altri due soci oltre a Casarini: Isabella Bortoletto (25 per cento) e Sarah Castelli (26 per cento). Sono entrambe giornaliste e videomaker con esperienze nel mondo dell'antagonismo. La Bortoletto nel 2010 fece parte del collettivo che occupò alcuni appartamenti al Portello, a Padova, ottenendo dal prefetto, in cambio dello sgombero, un alloggio comunale a canone agevolato (250 euro al mese più 10 euro di condominio); e nello stesso anno - proprio insieme a Casarini - firmò un aspro documento di protesta contro la Cgil che non aveva a cuore le sorti dei «lavoratori e lavoratrici freelance» come loro. «Per noi che non abbiamo né orario né salario», c'era scritto nella denuncia in occasione di una manifestazione contro le politiche del governo, «sarebbe già difficile praticare uno sciopero pensato come astensione per quattro ore da una giornata lavorativa di otto, ma il vero motivo per cui non saremo in piazza è perché siamo costretti, anche dal più grande sindacato italiano, all'invisibilità».Casarini, in una intervista al quotidiano La Stampa, era addirittura andato oltre queste posizioni di rottura e, sorpassando a destra la futura socia, aveva parlato come oggi parlerebbe un politico di centrodestra. Leggere per credere. «Un'imposta che colpisce la produzione (l'Irap, ndr) è un'imposta assurda. L'accesso al credito, specie in periodi di crisi come questo, dovrebbe essere agevolato», spiegò con aria preoccupata il disobbediente. Altro che lotta di classe e marxismo rivoluzionario di stampo proletario. «I nuovi sfruttati sono i piccoli imprenditori, gli artigiani. È il Paese che produce e quindi dovrebbe essere aiutato e invece si scontra con tutto un sistema di difficoltà». Manca solo la richiesta di una flat tax per «noi piccoli imprenditori». E l'evasione fiscale? Che cosa diceva delle tasse l'eroe della Mare Jonio? «C'è evasione ed evasione». Quindi, si può nascondere al fisco qualcosina per tirare a campare? «Ma certo. Se no come fa a vivere? Uno è costretto a evadere. Lo so che eticamente è discutibile. Ma io vorrei sapere anche dove vanno, i nostri soldi».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.