2025-08-12
Affondato il prete degli immigrati. Ma riecco Casarini: «Torno in mare»
Luca Casarini (Getty Images)
Stretta sull’accoglienza a Vicofaro: il vescovo di Pistoia rimuove il «disobbediente» don Biancalani. I progressisti si consolano con la nuova nave di «Mediterranea», la ong accusata di «lucro» sui salvataggi.È finalmente giunto al termine il dispotico regno di don Massimo Biancalani. Circa un mese fa, infatti, il ministero dell’Interno aveva disposto - e poi attuato - lo sgombero del centro di accoglienza ospitato dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, a Vicofaro, in provincia di Pistoia, trasformata dal parroco toscano in una sorta di zona franca per sbandati e irregolari: un’enclave di illegalità che negli anni, però, era sempre stata difesa a spada tratta da stampa e politici di sinistra. Gli immigrati di don Biancalani sono stati quindi ripartiti in altre strutture d’accoglienza, tra cui anche i centri per i rimpatri.Sistemati gli «ospiti», di recente si è conosciuta anche la sorte del reuccio di Vicofaro. Come riportato dal Manifesto, che cita fonti di prima mano, don Biancalani è stato rimosso dalla parrocchia di Santa Maria Maggiore su ordine del vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli. Così commenta il quotidiano comunista, ovviamente in lutto per il gramo destino riservato al prete progressista: «Si tratta, secondo una consuetudine clericale piuttosto diffusa nelle curie, di una rimozione camuffata da promozione (promoveatur ut amoveatur). A Biancalani, infatti, mentre viene tolto l’incarico di parroco, è affidato un nuovo ruolo: direttore dell’ufficio missionario diocesano. Un modo per allontanarlo dalla parrocchia e non affidargliene un’altra, dove avrebbe potuto riprendere l’attività di accoglienza, eventualità che in curia guardano con preoccupazione». Nel decreto di rimozione, spiega il Manifesto, il vescovo Tardelli avrebbe esplicitamente parlato dell’«attitudine disobbediente» di don Biancalani, il cui comportamento ha destato più volte perplessità sia dentro che fuori la Chiesa.Per quasi dieci anni, in effetti, il parroco toscano è stato coccolato come un pascià da un’intera classe politico-mediatica, che gli ha permesso di signoreggiare a Vicofaro come un piccolo satrapo, imponendo a tutti - religiosi e laici, credenti e atei, fedeli e agnostici - il suo inimitabile modello dell’accoglienza, fatto di spaccio, microcriminalità, borseggi e risse in pieno giorno. Il tutto, ovviamente, condito da condizioni igienico-sanitarie piuttosto precarie, tra ratti, locali fatiscenti e cumuli di immondizia. Insomma, benché in ritardo, alla fine l’hanno avuta vinta quei «sedicenti comitati di cittadini perbene preoccupati più del “decoro” che dell’umanità», come li definisce con disprezzo il Manifesto. Ma del resto, si sa, l’accoglienza è sempre bella quando la si fa con le città degli altri.Se don Biancalani è stato smobilitato, si prepara invece a tornare in pista un altro «disobbidiente»: Luca Casarini. L’ex leader dei no global, nonché fondatore dell’Ong Mediterranea, è infatti pronto a salpare con una seconda nave, che si aggiunge così alla famigerata Mare Jonio. In un’intervista a Domani, Casarini ha assicurato che la partenza avverrà a breve: «Stiamo ultimando tutte le certificazioni e lavorando al training per l’equipaggio. È una nuova nave che si aggiunge alla flotta civile. Si chiamerà “Mediterranea” ed è molto più grande rispetto alla Mare Jonio, che opera da sette anni il soccorso civile in mare».Questa iniziativa di Casarini è nata dalla necessità di rispondere alle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dal trarne profitto, per cui è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Ragusa assieme ad altri sei membri dell’equipaggio della Mare Jonio. L’inchiesta si riferisce al trasbordo, avvenuto nel settembre 2020, di 27 migranti dalla nave cargo danese Maersk Etienne all’imbarcazione di Mediterranea, che li fece poi sbarcare a Pozzallo, in provincia di Ragusa. Due mesi più tardi, la Maersk versò 125.000 euro alla Idra Social Shipping, armatrice della Mare Jonio: somma che, per l’accusa, configura appunto l’aggravante del profitto nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La prima udienza è fissata al prossimo 21 ottobre.Nel frattempo, Casarini è tutto impegnato nel difendere sé stesso attaccando sia il cattivo governo di centrodestra, sia l’Unione europea. Che, dopo anni di vacche grasse e finanziamenti a pioggia per i «taxi del mare», sta ora chiudendo tutti i rubinetti: «Il tentativo è di trasformare il Mediterraneo in un confine», è la denuncia del leader disubbidiente, a cui forse nessuno ha ancora spiegato che il «mare nostrum» è un confine (marittimo) dalla notte dei tempi. Anche sulle cause della tragedia migratoria, Casarini ha idee piuttosto bizzarre: «I morti in mare», dice, «non sono dovuti agli incidenti, ma al respingimento come unica politica, in tutto il percorso migratorio. Basti pensare alle deportazioni nel deserto in Tunisia, anche con i soldi europei». Insomma, il problema non sono i trafficanti di esseri umani che sfruttano centinaia di migliaia di disperati per far denaro a palate, ma gli Stati europei che non intendono farsi invadere. E infatti, spiega Casarini, «noi interveniamo inserendoci nel conflitto tra sovranità degli Stati e diritto internazionale». Vedremo a ottobre se i giudici riterranno legittime o meno queste ingerenze spacciate per operazioni umanitarie.
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(Totaleu)
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