- Il costo della certificazione ecologica imposta da Bruxelles a tutti gli immobili obbligherà molti proprietari a vendere a prezzi di saldo. Finanziarie e grandi investitori hanno già cominciato a fare shopping.
- Il presidente di Scenari immobiliari Mario Breglia: «A chi dispone di capacità economiche importanti riqualificare i palazzi vecchi conviene».
- Alberghi: Roma è la preda più ambita delle grandi catene internazionali.
- Uffici: ristrutturazioni rincarate del 30% in due anni.
Il costo della certificazione ecologica imposta da Bruxelles a tutti gli immobili obbligherà molti proprietari a vendere a prezzi di saldo. Finanziarie e grandi investitori hanno già cominciato a fare shopping.Il presidente di Scenari immobiliari Mario Breglia: «A chi dispone di capacità economiche importanti riqualificare i palazzi vecchi conviene».Alberghi: Roma è la preda più ambita delle grandi catene internazionali.Uffici: ristrutturazioni rincarate del 30% in due anni.Lo speciale contiene quattro articoli.Fondi di investimento, società di gestione del risparmio, finanziarie ma anche emiri sauditi e nomi noti del big tech sono i nuovi padroni del grande patrimonio immobiliare italiano. Le acquisizioni si protraggono da tempo, favorite recentemente dalla crisi energetica e dall’inflazione che ha abbassato i prezzi anche di palazzi prestigiosi, ma sono poca cosa rispetto alle prospettive offerte dalle norme green europee. La certificazione energetica imposta da Bruxelles a tutti gli immobili è il colpo di grazia per il nostro patrimonio. La riqualificazione avrà costi enormi e le proprietà che non potranno permetterselo saranno obbligate a dismettere ma a prezzi da saldo. Gli investitori soprattutto esteri, dotati di grandi portafogli stanno già pregustando il banchetto. L’ultimo rapporto di Scenari Immobiliari su «I Fondi immobiliari in Italia e all’estero» rileva la crescita esponenziale di questi investitori la cui voglia di mattone non è stata scalfita dai rincari energetici o dalle crisi politiche. A livello globale il patrimonio di fondi quotati, non quotati e dei Reit (Real estate investment trust, ovvero società che possiedono o finanziario beni immobili destinati alla locazione) continua ad aumentare e alla fine del 2022 ha raggiunto 4.450 miliardi di euro, con un incremento di oltre il 19% rispetto all’anno precedente. In Europa sono operativi 1.895 fondi e 270 Reit, con un patrimonio complessivo nel 2022 pari a 1.530 miliardi di euro, in crescita di oltre sette punti percentuali. Il fatturato è aumentato del 3,5% e l’Italia è stata protagonista insieme a Germania e Inghilterra. Nel nostro Paese, infatti, il patrimonio immobiliare detenuto direttamente dai 615 fondi attivi nel 2022 è arrivato a 123 miliardi di euro, con un incremento di circa il 13% sul 2021.Nel rapporto si legge che nell’ambito delle acquisizioni in Italia, l’interesse per il residenziale cresce del 4,6%, il retail del 3%, e gli uffici del 10%. La strategia dei fondi e degli investitori internazionali è chiara: impossessarsi dei beni più preziosi che la congiuntura rende facilmente accessibili. E quale migliore occasione delle norme green che stanno già deprezzando il patrimonio.Basta vedere cosa è accaduto negli ultimi anni di crollo dei valori immobiliari per rendersi conto quali praterie di opportunità si offrono a chi ha grossi portafogli. Dal 2015 al 2020 le società estere hanno investito nel mercato immobiliare italiano una cifra pari a circa 12,9 miliardi acquisendo 333 immobili. Stando a Scenari Immobiliari, il 2016 è stato l’anno con la cifra più alta di investimenti, 2,8 miliardi di euro per l’acquisto di 48 proprietà immobiliari. Un valore molto simile, 2,75 miliardi di euro, è stato registrato nel 2019. Le operazioni si sono concentrate a Milano, Roma, Firenze. Predomina il capoluogo lombardo con il 62% degli investimenti totali, di cui l’86% a Milano città, con acquisizioni, nell’arco di 5 anni di 6,8 miliardi, nella Capitale di 1,3 miliardi. Quasi la metà degli investimenti viene destinata all'acquisto di immobili poi utilizzati per la realizzazioni di centri direzionali e uffici. Di grande interesse risulta il settore commerciale e retail. Insieme, queste due categorie (direzione/uffici e commerciale/retail) rappresentano la destinazione d’uso del 75% del valore degli immobili considerati. Al terzo posto, troviamo il settore alberghiero.Secondo quanto emerso dal Real Estate Summit «Quo Vadis Italia?» organizzato dallo studio legale internazionale Dla Piper, a fine 2002 le stime per il primo trimestre del 2023 indicavano che il 24,7% degli investitori erano pronti a fare operazioni nel primo trimestre dell’anno e il 32,6% nel terzo trimestre. Da un confronto relativo a fine 2022 tra il trend europeo e quello italiano, viene fuori che mentre nel primo caso gli investimenti totali nel terzo trimestre hanno marcato un timido segno positivo, con un +3,6% rispetto al terzo trimestre del 2021 (per un valore di oltre 229 miliardi di euro), il nostro Paese nello stesso periodo ha visto una crescita decisiva pari al 60,5%, arrivando a un valore di oltre 9 miliardi. Tutto questo avveniva in una situazione di ulteriore calo del valore degli immobili e con l’avvio del dibattito sulle norme Ue di riqualificazione energetica, quindi con prospettive di ulteriori deprezzamenti del patrimonio.Comparando il terzo trimestre 2022 sul 2021, spiccano in controtendenza rispetto alla media europea il segmento del residenziale, con una crescita in Italia del 107,6% (registrando volumi per 749 milioni) contro una flessione europea del 25,3%, e gli hotel, che segnano un +0,4% rispetto a un dato europeo in calo del 13,3%. Le zone di maggior prestigio di Milano sono già in mani straniere. Facciamo qualche esempio. Palazzo Broggi, in zona Cordusio, pieno centro di Milano a due passi dal Duomo, nel 2015 è passato ai cinesi di Fosun International, società di Hong Kong, interamente controllata dalla Fosun International Holdings delle Isole Vergini Britanniche. I francesi di Bnp Paribas Real Investment hanno acquisito il Bodio Center - Business Park mentre il Merlata Blooml, è un progetto che vede protagonisti diversi partner tra cui Ceetrus Italy Spa, filiale della francese Ceetrus. Il fondo sovrano del Qatar ha un pacchetto immobiliare che si attesta in Italia attorno ai 5 miliardi di euro. Nel febbraio 2015, ha acquistato il quartiere di Porta Nuova a Milano. Ad aprile 2022 l’annuncio dell’Opa sulla totalità delle azioni ordinarie di Coima Res Siiq, da parte di Evergreen, società per azioni italiana che fa capo per il 97% del capitale a Qatar Holding.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/casa-fondi-esteri-speculazione-2662216298.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-norme-green-aprono-la-porta-ai-fondi-stranieri" data-post-id="2662216298" data-published-at="1688381912" data-use-pagination="False"> «Le norme green aprono la porta ai fondi stranieri» «Le nuove norme di efficientamento energetico volute dall’Europa per il settore immobiliare aprono grandi possibilità a investitori stranieri con possibilità economiche importanti». Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari ha da poco presentato il 42° Rapporto 2023 sui «Fondi immobiliari in Italia e all’estero» realizzato in collaborazione con Studio Casadei, che ne ha curato la parte di analisi finanziaria. Dal report emerge che le preoccupazioni causate dai costi energetici non hanno attenuato né tolto negli investitori globali la «voglia di mattone», purché ben gestito e capace di dare un rendimento. E quale occasioni migliori se non quelle offerte dal mercato italiano con prezzi in discesa e che lo saranno ancora di più con le nuove regole di certificazione energetica imposte da Bruxelles. Palazzi in location prestigiose dovranno essere aggiornati dal punto di vista energetico a costi stratosferici. Pochi potranno permettersi questo onere. Un’occasione succulenta per i fondi stranieri? «Gli investitori di solito preferiscono acquistare il nuovo, immobili green che seguono i criteri di certificazione energetica. Oppure si orientano verso palazzi che devono essere abbattuti e ricostruiti con criteri moderni. Ma sta accadendo che grossi gruppi proprietari di palazzi degli anni Settanta, ormai fuori dalle norme europee, piuttosto che riqualificare tale patrimonio preferiscono venderlo e comprare il nuovo». Quindi per investitori con ampie disponibilità si profilano buoni affari? «Sì, si può verificare una situazione di questo genere. Ma chi investe non si ferma a valutare soltanto il bel palazzo storico, considera anche le prospettive che può offrire. Di solito si guarda alla possibilità di creare alberghi o uffici. Basta vedere quello che sta accadendo a Roma. I villini di via Piemonte diventeranno alberghi diffusi della catena Mandarin mentre a piazza Augusto Imperatore è stato realizzato un albergo extra lusso. Si stanno riqualificando le zone attorno a via Po, via Nazionale, via del Tritone». Quali sono i mercati di maggiore appeal? «Milano per l’80% e la Capitale per il 20%. A volte c’è un intermediario che compra ristruttura e vende al fondo immobiliare. La condizione essenziale è che il bene deve avere una prospettiva di redditività sicura. Un investitore di solito acquista avendo un progetto di riqualificazione. E in questo caso non importa se il bene non ha la certificazione energetica avanzata, perché sarà riqualificato. È evidente che l’aggiornamento in base ai nuovi standard di sostenibilità ha un costo, per questo può risultare vantaggioso comprare palazzi ormai vecchi ma interessanti come prezzo». Quale è lo stato di salute dei fondi immobiliari? «Direi buono. La crisi e l’inflazione non hanno smorzato la voglia di mattone degli investitori. A livello globale il patrimonio di fondi quotati, non quotati e Reit (le società che possiedono o finanziano beni immobili destinati alla locazione) continua ad aumentare e alla fine del 2022 ha raggiunto 4.450 miliardi di euro, con incremento superiore al 19% rispetto al 2021. L’industria dei patrimoni immobiliari gestiti ha mostrato una buona capacità di tenuta e gli investitori, seppur all’insegna della prudenza, si ritengono decisi a continuare a impiegare i loro capitali nel real estate. Anche l’Europa ha dimostrato una buona tenuta del comparto: con 1.895 fondi e 270 Reit operativi, il patrimonio complessivo nel 2022 è stato pari a 1.530 miliardi di euro, in crescita di oltre 7 punti percentuali». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/casa-fondi-esteri-speculazione-2662216298.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="alberghi-roma-e-ora-la-preda-piu-ambita-delle-grosse-catene-internazionali" data-post-id="2662216298" data-published-at="1688381912" data-use-pagination="False"> Alberghi: Roma è ora la preda più ambita delle grosse catene internazionali «La nuova normativa europea sulla certificazione energetica ha accentuato il divario nel mercato immobiliare, tra il valore del nuovo e quello del vecchio. Fino a qualche anno fa le quotazioni degli immobili degli anni Cinquanta e Sessanta non erano molto distanti da quelle delle nuove costruzioni. Ora con i criteri di sostenibilità europei tutti gli investitori guardano esclusivamente al patrimonio in linea con tali requisiti e se c’è qualche situazione che richiede la riqualificazione allora il prezzo sconta il costo dei lavori». Marco Tilesi, presidente e co-fondatore di Century 21 Italia, branch del colosso immobiliare americano, dice che le norme europee sulle case green stanno rivoluzionando le compravendite. «I costi delle riqualificazioni sono cresciuti in modo esponenziale nell’ultimo anno, sia per effetto dell’inflazione sia per l’effetto dopante dei bonus che hanno assorbito l’offerta di materie prima. È stato riqualificato solo il 2% del patrimonio immobiliare. L’obiettivo Ue sarebbe di raggiungere la classe E nel 2030 e la classe D nel 2033. Questo significa riqualificare il 61% di immobili di classe F e G, pena le sanzioni». In questa operazione si inseriscono gli investitori stranieri che, dotati di grandi capitali, approfittano del crollo del valore del patrimonio non a norma energetica, per acquistare a prezzi da saldo. «È un fenomeno» dice Tilesi, «che stiamo vedendo a Roma nel settore degli alberghi. La Capitale è entrata nel focus dei fondi di investimento e di grandi gruppi come Four Seasons, Nobu e Orient Express, attirati dalle ricadute economiche del Giubileo 2025 e dalla candidatura all’Expo del 2030 e che stanno approfittando dei prezzi vantaggiosi. Occasioni simili non ci sono in nessuna altra piazza europea». E fa alcuni esempi di grande operazioni: in piazza San Marcello, ha aperto il Six Senses, marchio del gruppo americano Ihg, in via Liguria c’è la prima sede italiana del W Hotels Worldwide di Marriott, mentre in via Piemonte, nei villini liberty un tempo di Unicredit e poi passati a vari fondi, sorgerà il Mandarin Oriental. L’Orient Express, con una partnership tra il gruppo francese Accor e Arsenale Group, si è invece aggiudicato l’Hotel de la Minerve nella piazza omonima dietro il Pantheon. La catena nordamericana di hotel di lusso Nobu Hotels, di proprietà dell’attore Robert de Niro, del produttore cinematografico Meir Teper e dello chef giapponese Nobu Matsuhisa, ha messo le sue insegne sul Grand Hotel in via Veneto. Milano, «dopo l’esplosione negli anni passati ora è in una fase di assestamento», afferma Tilesi. «È prossima l’apertura di Jk Place, nell’immobile di via Borgospesso, all’interno del Quadrilatero della Moda, acquisito nel 2021 dal gestore americano di fondi immobiliari, Hines, in joint venture con il gestore londinese Blue Noble». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/casa-fondi-esteri-speculazione-2662216298.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="il-mercato-degli-uffici-ristrutturazioni-del-30-piu-care-in-due-anni" data-post-id="2662216298" data-published-at="1688382438" data-use-pagination="False"> Il mercato degli uffici: Ristrutturazioni del 30% più care in due anni Il mercato degli uffici è da tempo sotto l’attenzione di investitori stranieri perché ha adottato prima del residenziale i criteri di riqualificazione energetica. «Nel giro di pochi anni la domanda è diventata sempre più esigente. Le aziende che prendono in affitto uno spazio per gli uffici, chiedono innanzitutto che l’immobile abbia le certificazioni con conseguente elevata performance di sostenibilità energetica. Non solo. La presenza di servizi fa la differenza. Quindi i vincoli che ha stabilito Bruxelles, nel mercato degli uffici sono già applicati perché è richiesto dai clienti. Ma per rispondere a nuovi standard ambientali e tecnologici occorrono investimenti importanti. Tant’è che le piccole società immobiliari si stanno ritirando dal settore, migrano sul residenziale e lasciano il posto a grandi investitori, spesso stranieri». È questo lo scenario tracciato dall’architetto Alessandro Adamo, partner di Lombardini22 e direttore di Degw, brand dedicato alla consulenza e alla progettazione integrata di ambienti per il lavoro. «Quando un’azienda cerca una nuova sede la prima cosa che guarda è la certificazione dell’asset, se consuma poca energia, se ha il fotovoltaico, se ha elevate performance ambientali e il livello del confort. Le regole varate da Bruxelles hanno accelerato un processo che nel mercato office era già attivo. Gli edifici destinati ad uffici sono riqualificati in modo importante con operazioni dal costo di almeno 2.500 euro al mq. Negli ultimi due anni il costo degli interventi è aumentato di ben il 30%. Ed è ovvio che l’affitto non può che essere in linea. Il tenant che si affaccia a questi immobili deve affrontare un affitto che non è inferiore a 500-650 euro al mq annuo per Milano e Roma». Il manager spiega che siccome è un onere che non tutte le aziende possono permettersi, spesso la scelta è per spazi meno ampi (grazie allo smart working) ma che garantiscono comunque alti livelli qualitativi dal punto di vista del risparmio energetico, del confort microclimatico, acustico, illuminotecnico e sicuramente di location. Ma la domanda sempre più esigente e gli alti costi hanno operato una scrematura del mercato e aperto la strada a grandi gruppi di investitori che acquistano palazzi vecchi, li riqualificano e li affittano. «L’Italia è sempre vista come un buon posto dove investire. Una delle criticità è nella gestione della parte amministrativa, un investitore straniero ha bisogno di certezze sui tempi e sui costi. A Roma maggior parte degli edifici in centro sono vincolati e i tempi per le pratiche di trasformazione non sempre sono facilmente certi e prevedibili. Milano da questo punto di vista presenta sicuramente meno vincoli».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.