2025-05-26
Caro Toninelli, è ribelle ma tacque sul Morandi
Caro Danilo Toninelli, caro ex ministro dei Trasporti, le scrivo questa cartolina perché mi hanno detto che ora lei si occupa di salute mentale, e incredibilmente non solo della sua. Infatti ha messo su una piattaforma online, «Basta pensieri», per aiutare il benessere psicologico altrui. E io credo di avere bisogno del suo aiuto perché sto diventando pazzo da quando l’ho sentita spiegare, durante 100 minuti, la bella inchiesta di Corrado Formigli dedicata ai Benetton, il motivo della mancata revoca della concessione di Autostrade dopo il crollo del ponte Morandi: ci fu una riunione, a inizio 2019, in cui il suo leader Giuseppe Conte le urlò in faccia che la revoca non si doveva fare.Lei non era d’accordo, ma tacque. E acconsentì. Ora io sarò pazzo ma mi domando: perché ce lo dice solo ora? Solo sei anni dopo? E solo perché ormai non conta più nulla? Va bene la salute mentale. Ma prima di dire «Basta pensieri», forse, occorrerebbe averne avuto uno.Lei invece quel pensiero non ce l’ha mai avuto. E in quell’occasione in particolare. Infatti non ha detto nulla. Anzi, è rimasto ancora ministro per quasi un anno, chinando la testa quando aveva il potere per fermare tutto. Marco Travaglio l’ha definita il «signor sì» («Ha detto troppi sì ad opere inutili, costose, dannose»). Adesso, passati sei anni, persa la poltrona da ministro, perso ogni ruolo nel movimento, perso ogni rapporto col leader, racconta che ci stavate prendendo in giro. Non avevamo dubbi, si capisce. Ma sentirlo dire fa andare ai pazzi. Perciò vorremmo ricorrere alla sua società di strizzacervelli. Basta pensieri. Vorremmo imparare a svuotare la testa, dal momento che non tutti hanno il dono di averla vuota per natura come lei.Cremonese di Soresina, 51 anni ad agosto, già ufficiale dei carabinieri, poi assicuratore, quindi deputato, ministro delle Infrastrutture nel primo governo Conte, oltre che per i sì, lei è infatti diventato famoso per le gaffe. Come quando si fece intervistare dal Tg2 motori per fare lo spot all’auto elettrica. «Comprate solo auto elettriche», diceva. Lei lo ha fatto?, chiese la giornalista. «No, io ho appena comprato un diesel». Dopo aver inventato il tunnel del Brennero e dopo aver abbattuto le barriere numeriche («il 48 per cento ha votato contro, il 58 per cento a favore»), si distinse proprio in occasione del crollo del ponte Morandi: pochi giorni dopo pubblicava selfie sorridenti dalla spiaggia («Qualche giorno di mare...»), poi fu colto a ridere davanti al plastico di Vespa. Quando le chiedevano della revoca delle concessioni, se la cavava con una battuta: «Ho revocato la concessione al mio parrucchiere». Sai le risate tra le tombe dei 43 morti. Adesso, sei anni dopo, ci viene a dire che la mancata revoca ai Benetton era tutta colpa di Conte. E che lei, sedicente ribelle, tacque perché rispettava la grammatica del potere assai più della grammatica italiana. In effetti anche quando Beppe Grillo voleva aiutare l’armatore Vincenzo Onorato, che aveva finanziato il suo blog, diceva: «Ho attivato Toninelli». E lei si faceva attivare. E l’onestà-onestà? E la pulizia? E la trasparenza? Sei anni dopo ci racconta che era tutta una burla. Una gigantesca presa per i fondelli. Dunque, non ci resta che farle gli auguri per la sua nuova attività: la salute mentale è proprio il suo campo. Ogni volta che la rivediamo infatti pensiamo: robe da matti.
Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)
Emanuele Fiano (Getty Images)