2022-05-30
Cardinali in Mongolia e a Como, ma Milano e Parigi restano fuori
Maxi infornata di porpore annunciata dal Papa che così blinda la nomina del suo successore. Dagli Usa un super progressista.L’ottavo concistoro di papa Francesco offrirà l’infornata di cardinali più numerosa del pontificato: ben 21 berrette rosse verranno create il 27 agosto e così il collegio cardinalizio assume la marcata impronta del regnante pontefice. Da quel 13 marzo 2013, in cui il Papa «venuto quasi dalla fine del mondo» si affacciò su piazza San Pietro, sono ben 121 i cardinali nominati da papa Bergoglio, di cui 95 elettori (al momento della nomina). «Lunedì e martedì 29 e 30 agosto si terrà una riunione di tutti i cardinali per riflettere sulla nuova Costituzione apostolica Praedicate evangelium e sabato 27 agosto terrò un concistoro per la creazione dei nuovi cardinali», ha detto ieri Francesco al termine della preghiera del Regina coeli. Così l’altra notizia è che finalmente (non accadeva dal 2014) i porporati di Santa romana chiesa potranno incontrarsi tutti a Roma. Dettaglio importante, visto che la maggioranza di loro non si sono mai realmente conosciuti. Francesco in questi anni non li ha mai convocati per il cosiddetto «concistoro segreto» e in diversi hanno lamentato il fatto che, paradossalmente, il Pontefice del dialogo e della sinodalità non fa incontrare i collaboratori più stretti.Il collegio salirà a 229 porporati, di cui 131 elettori (ben oltre il numero minimo di 120), 83 dei quali nominati da Francesco, che così avrà creato ben il 63% dei votanti in un ipotetico nuovo conclave. È un collegio sempre più nel suo stile: nomine dalle cosiddette periferie, tendenza a non prediligere diocesi tradizionalmente cardinalizie (restano a secco sedi come Milano, Parigi, Cracovia, Venezia), predilezione per vescovi dal profilo «pastorale» e «aperto».Tra le nuove porpore - 16 gli elettori e 5 ultraottantenni che non entreranno in un futuro conclave - spicca in quanto ad «apertura» il vescovo di San Diego (Usa) Robert McElroy, noto per essere sulla sponda opposta rispetto alle posizioni recentemente espresse dal vescovo di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone, che ha escluso dalla comunione la presidente della Camera, la dem Nancy Pelosi, per la sua posizione sull’aborto. Una «politica nazionale di esclusione dei leader politici pro-choice dall’Eucaristia costituirà un assalto all’unità», ha scritto sul giornale dei gesuiti americani lo scorso 5 maggio il prossimo cardinale, che è anche impegnato nell’inclusione delle persone Lgbt, aprendo a uno sviluppo non solo pastorale, ma dell’insegnamento della chiesa sull’omosessualità. Altro futuro cardinale «avanzato», sebbene in altro campo, quello liturgico, è l’attuale prefetto della Congregazione per il culto divino, l’irlandese Arthur Roche, che gli affezionati alla messa in latino liberalizzata da Benedetto XVI accusano di essere il regista del Motu proprio di Francesco Traditionis custodes. Tra gli uomini di curia saranno cardinali anche Lazzaro You Heung Sik, prefetto della Congregazione per il clero, sudcoreano, e Fernando Vergez, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, spagnolo.Dalle periferie arrivano molti degli altri nomi, alcuni interessanti e dal profilo non scontato: c’è il vescovo nigeriano Peter Ebere Okpaleke, sostenuto da Francesco quando nel 2018 si era dovuto dimettere dalla diocesi di Ahiara per questioni che il Papa definì di «appropriazione della Chiesa» da parte di alcuni gruppi; c’è l’italiano Giorgio Marengo, che il 7 giugno compie 48 anni e sarà il più giovane del collegio cardinalizio e svolge la sua missione come nunzio in Mongolia; da Timor Orientale c’è Virgilio Do Carmo Da Silva, un salesiano. Dalle «periferie» arrivano Richard Kuuia Baawobr, arcivescovo di Wa, Ghana, William Seng Chye Goh, arcivescovo di Singapore, Adalberto Martínez Flores, arcivescovo di Asuncion, Paraguay. Definiti «progressisti» i due nuovi porporati brasiliani, Leonardo Steiner, arcivescovo di Manaus, e Paulo César Costa di Brasilia. Due gli indiani: Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa e Damao, e Anthony Poola, di Hyderabad.Dalla provincia italiana verrà creato cardinale il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, una nomina a sorpresa che conferma la volontà di Francesco di prediligere sedi non tradizionalmente cardinalizie: la grande Milano resta senza porpora, ma la piccola Como avrà la berretta rossa. Il futuro porporato è noto anche per essere stato tirato in ballo come testimone al processo per le presunte violenze ai chierichetti del Papa nel Preseminario San Pio X gestito dall’Opera don Folci che dipende proprio dalla diocesi di Como, processo concluso nell’ottobre 2021 con l’assoluzione degli imputati. In Francia verrà creato cardinale Jean-Marc Avelin, arcivescovo di Marsiglia: Parigi ne resta priva. Il neo presidente della Cei, Matteo Zuppi, ha ringraziato il Papa per «i cinque nuovi cardinali, figli delle nostre Chiese». Oltre a Marengo e Cantoni, ci sono anche Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari; padre Gianfranco Ghirlanda, teologo, e monsignor Fortunato Frezza, canonico di San Pietro, tutti e tre ultraottantenni e non elettori.