2023-01-10
Carabinieri inferociti: «Costretti a fare anche i cameramen»
La riforma Cartabia prevede dei video a supporto dei verbali dei militari. Protestano anche gli avvocati: «Vittime danneggiate».Il 7 gennaio, dalle colonne di questo giornale, vi raccontavamo i primi effetti della riforma Cartabia. Al punto che perfino i ladri, colti quasi in flagranza di reato, non sono stati arrestati perché mancava la querela di parte. In questo caso quella del titolare di un hotel. È accaduto a Jesolo, nel veneziano. Questo prevede la nuova riforma entrata in vigore il 31 dicembre scorso: alcuni delitti contro la persona e contro il patrimonio, tra cui - per citarne alcuni - lesioni personali stradali fino a 40 giorni di prognosi, sequestro di persona non a scopo estorsivo, violenza privata, furto, che prima erano perseguibili d’ufficio, ora lo sono unicamente a querela della persona offesa.Senza quella: tana libera tutti.I commercianti e gli albergatori sono sul piede di guerra, preoccupati che l’Italia «diventi il Bengodi per i ladri dall’estero».Non va meglio alle forze dell’ordine, costrette a ottemperare a nuove prescrizioni che prevedono, oltre alla redazione di verbali, anche riproduzioni audiovisive e fonografiche. «L’entrata in vigore della riforma sulla Giustizia», si legge in una nota diffusa dal Nuovo sindacato carabinieri, sezione Emilia Romagna, «ha determinato che alla documentazione degli atti si procede mediante verbale, anche con riproduzione audiovisiva o fonografica, in alcuni casi a pena di inutilizzabilità. In determinate circostanze sussistono anche obblighi di trascrizione delle audio-videoregistrazioni prodotte e acquisite in tali ambiti». Tutte attività aggiuntive che i militari dell’Arma, già a corto di personale e costretti a lavorare in condizioni difficili in caserme spesso fatiscenti, si trovano a dover fare. Anche perché, questi agenti potrebbero essere utilizzati per fare ciò cui sono destinati, come per esempio presidiare il territorio, le città, le periferie. «È arcinoto», continua il sindacato, «che rispetto alla moltitudine di reparti e uffici dell’Arma che svolgono attività di polizia giudiziaria, sono pochissimi quelli in grado di soddisfare le innovate previsioni normative di documentazione dell’attività di polizia giudiziaria in parola, disponendo di mezzi tecnici sufficientemente adeguati». Nelle chat tra colleghi c’è anche chi ci scherza. «Presto in dotazione a tutti i carabinieri a seguito della riforma Cartabia», scrive qualcuno postando la foto del treppiede portatile con «supporto per smartphone, qualsiasi smartphone, videocamera con clip universale». Ma gli scherzi durano poco perché alla fine la realtà di chi lavora sul campo e ogni giorno combatte con imprevisti e rogne è ben diversa forse da quella di chi scrive le norme. «L’entrata in vigore della riforma sulla Giustizia vede in particolare difficoltà il personale dell’arma dei carabinieri addetto all’attività di polizia giudiziaria», dicono Massimiliano Zetti, segretario generale Nsc, e Giovanni Morgese, segretario dell’Emilia Romagna, «tutto ciò comporta l’utilizzo di strumenti che il personale non ha mai utilizzato finora e risulta impreparato. Abbiamo scritto al Comando generale affinché vengano predisposti dei corsi di aggiornamento professionale a tutela degli agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, al fine di garantire il buon andamento dell’attività di polizia giudiziaria e ottemperare alla nuova normativa». Insomma, una riforma che rischia di diventare un boomerang, anche perché il lavoro che viene richiesto è prettamente burocratico e, in una situazione di sotto organico, rischia di allungare i tempi che già sono lunghi. C’è poi la questione cui accennavamo prima, ovvero che se manca la querela di parte, anche i procedimenti aperti verranno archiviati. Elisabetta Aldrovandi, avvocato, nonché presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime, dice: «Costringere le vittime di violenza privata, di lesioni stradali gravi o gravissime, di truffa o di sequestro di persona a rivolgersi alle forze dell’ordine per presentare querela significa sobbarcarle di un sacrificio e un problema in più, oltre a quello derivante dalle conseguenze del reato subito. Pensiamo a una persona investita che finisce in ospedale con fratture multiple. Nonostante la degenza ospedaliera e tutti i problemi, dovrà ricordarsi di presentare querela entro tre mesi dal fatto, altrimenti il responsabile non sarà perseguibile penalmente. Una riforma che, se da un lato punta a snellire i carichi pendenti, dall’altro non tiene in considerazione la tutela della vittima del reato, che rischia di non ottenere giustizia».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)