2025-04-27
Dal capo dei gesuiti assist ai conservatori: «Ora agli errori bisogna rimediare»
Il superiore generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa Abascal, durante un incontro con Papa Francesco nel 2017 (Ansa)
Padre Sosa: «Il tema non è salvare la faccia a Francesco». Parolin ha un testo del Papa che può risolvere la grana Becciu.«L’ingresso di papa Francesco nella Grazia eterna chiude un capitolo e apre il Conclave». Quella del vecchio cardinale è una sentenza, nei sacri corridoi la partita è già cominciata. È ufficiosa, sotterranea, in penombra, ma importante quasi quanto quella che prenderà il via nella Cappella sistina, con lo Spirito santo come arbitro, il 5 o il 6 maggio. La sensazione del porporato è quella dominante in queste ore: le tre anime della Chiesa terremotata da Jorge Mario Bergoglio (tradizionalisti, progressisti e moderati) avvertono la necessità di trovare un nome che aiuti la pacificazione, la ricomposizione delle fratture ritenute perniciose per il futuro del cattolicesimo mondiale.«È fondamentale accendere la speranza», ha ripetuto ieri il cardinal Gerhard Müller, uno dei leader conservatori più autorevoli. Una mano tesa ai seguaci della revolución del pontefice defunto. «È importante che la dottrina della Chiesa rimanga al centro di tutto. La dottrina non è una sorta di teoria sul mondo, qualcosa di intra-mondano, ma è la confessione della fede, la liturgia, la pastorale. È un sentiero di verità rivelate da Dio, valido per offrire l’orientamento morale ai fedeli». Traduzione: per ora contano più le idee e le consonanze, dei nomi da portare in conclave. Un messaggio chiaro, un sasso nello stagno sul quale i progressisti stanno ragionando. Il fronte modernista è spaccato: c’è chi, come i cardinali Luis Antonio Gokim Tagle (filippino) e Jean Claude Hollerich (lussemburghese), vorrebbe continuare l’opera di distruzione delle fondamenta. E chi, come lo stesso cardinal Matteo Zuppi, è pronto al dialogo in nome del supremo valore dell’unità. Su questa strada sembra incamminarsi anche il fronte gesuita, reso potente da papa Francesco. Il superiore generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano padre Arturo Sosa Abascal, lo ha fatto chiaramente intendere in un’intervista a Catholic Pillar: «Non si tratta di salvare la faccia per ciò che ha fatto o non ha fatto Francesco, ma se ci sono stati errori. E se questi errori hanno avuto conseguenze, dobbiamo superarli». Faccia, errori: un ponte lanciato oltre le Mura leonine. Prosegue Sosa: «Non si tratta di dare al pontefice defunto una medaglia o un voto, ma di imparare da potenziali critiche ed errori».Parlare soprattutto ad agnostici e atei, smentirsi spesso per compiacere chi applaudiva gli strappi, ha creato una situazione insostenibile; ora la Casa ha bisogno di pietre angolari, la fuga dei fedeli va arginata. Nel colloquio con The Pillar, il numero uno dei gesuiti tende a prendere le distanze soprattutto sulla gestione dei casi di pedofilia che hanno coinvolto monsignor Gustavo Zanchetta (argentino, amico di Bergoglio) e il teologo Marko Rupnik (accusato di avere abusato di 30 suore), con le decisioni tardive e ambigue da parte del Santo Padre. «Però, per quanto riguarda i casi di abuso, credo che la Chiesa non sia nella stessa posizione di quando papa Francesco è stato eletto. Questo è indubbio. Non è stata una linea retta, ma la Chiesa ha fatto progressi in quella direzione». Non troppo velata neppure la critica per l’ambiguità nel condannare le dittature latinoamericane di Nicaragua, Venezuela e Cuba. Conclude Sosa: «È anche vero che tante vite sono state salvate grazie ad azioni segrete, perché non tutto si fa dal balcone di San Pietro. Non si tratta di dire se il Papa abbia ragione o torto, ma di come possiamo trovare una posizione migliore, un contributo migliore della Chiesa a questi processi». Un passo avanti insospettabile da parte di chi, con il pontefice in sella, non si faceva problemi nel vergare affermazioni da brivido, enormità destabilizzanti come «il diavolo è una realtà simbolica, non una realtà personale», e ancora «le parole di Gesù vanno contestualizzate perché a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderle». E infine: «L’omosessualità è un dono di Dio». Come dire che la parola del Signore in fondo era un optional.Derive inquietanti, anticattoliche, nel nome dell’originalità gesuitica. Ora la nuda terra è ancora smossa ma anche dentro il campo degli ultraprogressisti è già tutto un contrordine compagni. Alla ricerca di una «posizione migliore», le correnti sono impegnate a trovare un punto di contatto anche sull’intricato caso del cardinal Giovanni Angelo Becciu, lasciato a metà del guado. Mentre aleggia una lettera (sarebbe nelle mani del segretario di Stato, Pietro Parolin) di papa Francesco nella quale si chiede espressamente di escludere Becciu dal Conclave, la dialettica sul destino del porporato è aperta. I conservatori tengono il punto. E Müller, che li rappresenta, non ha problemi a sottolineare in un’intervista al Messaggero: «La mia opinione è che sia stato trattato assai male. L’ho anche detto pubblicamente diverse volte. Non si può maltrattare così un cardinale e Becciu non ha commesso un crimine come altri imputati in quel processo. La situazione giuridica non è chiara e sarà un caso da dipanare».Lo scoglio va superato, il rischio di spaccare la Chiesa in due gruppi ideologici è reale «e nessuno sembra volere il dominio dell’uno sull’altro», sussurra il vecchio cardinale. È questo il punto chiave di una trattativa sotterranea che diventa spinosa nel mondo dominato dai social. Con colpi a vuoto e colpi bassi. Da qualche giorno è virale in Rete un video che mostra uno dei candidati favoriti, proprio il cardinal Tagle, mentre canta allegramente Imagine di John Lennon. Lui piace ai giovani, da sempre è compulsivo su Facebook e Instagram, e l’esibizione viene considerata innocente dai suoi fedelissimi. Ma non lo è perché quel brano teorizza un mondo senza religione; dietro quelle note vellutate c’è una negazione forte del divino. Tagle canta l’inno all’ateismo. E chi si appresta a votarlo potrebbe tenerne conto. Le squadre non sono ancora entrare in campo, ma la partita (falli di reazione compresi) è già cominciata.
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