2021-03-26
I virologi debuttano in Serie A. «I protocolli? Tutti sbagliati»
Nella battaglia legale in Procura federale il club si affida al noto virologo e agli esperti: «Le norme della Lega non sono uniformi a quelle della Uefa». La società rischia 6 punti di penalità e l’inabilità del presidente LotitoIl nostro campionato di calcio non si è mai uniformato al protocollo Uefa per l’emergenza sanitaria. Lo ha fatto solo alla fine di novembre, dopo il caso del giocatore della Lazio, Ciro Immobile. Tra le pieghe della battaglia legale tra Claudio Lotito e la Figc, che si apre oggi di fronte alla Procura federale, spunta una carenza inquietante nel modo in cui il mondo del calcio italiano ha affrontato la crisi coronavirus nell’ultimo anno. Stando ai pareri di tre specialisti come Patrizio Rossi, sovrintendente sanitario centrale dell’Inail, Fabrizio Pregliasco, direttore dell’Irccs Istituto Galeazzi di Milano e Francesco Bondanini, direttore Uoc, laboratorio Hub 2, infatti, il comportamento dei biancocelesti non solo non ha violato alcun regolamento, ma anzi è stato di particolare prudenza nella vicenda di Ciro Immobile. La società infatti si sarebbe attenuta «a tutte le disposizioni per le competizioni internazionali e per quelle nazionali, dovendosi rilevare come le indicazioni, all’epoca dei fatti non risultassero allineate». Come mai non lo erano? I tre lo scrivono nero su bianco. «Il protocollo Figc non prevedeva la necessità di rifarsi a quanto previsto dall’Uefa protocol. Soltanto successivamente ai fatti de quibus con le raccomandazioni medico sanitarie per la Lega Serie A del 18 novembre 2020 della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), il tampone molecolare svolto durante i controlli Uefa è stato riconosciuto valido anche da parte della Lega». La Figc quindi, sin dalla ripresa del campionato a maggio 2020, non aveva mai pensato di uniformare i protocolli agli standard europei. È possibile che non sia stato fatto a maggio perché eravamo in piena emergenza sanitaria, ma il fatto che sia servito il caso Immobile per metterci una pezza non depone a favore della Federazione, che per di più avrebbe dovuto informare anche il Coni dell’introduzione del nuovo protocollo. Proprio su questo insiste la difesa della Lazio, spiegando che «la lacuna» della Figc viene colmata solo il 18 novembre, quando le raccomandazioni medico sanitarie per la Lega Serie A, elaborate dalla Federazione medico sportiva, indicano «che al fine di ottimizzare i processi e contenere i costi, viene riconosciuta da parte della Lega la validità, nell’ambito delle analisi obbligatorie per il campionato italiano, del tampone molecolare svolto durante i controlli Uefa obbligatori per la partecipazione alle competizioni internazionali». Una prescrizione al regolamento che non ha valenza retroattiva, secondo l’avvocato Gian Michele Gentile. Il caso Lotito quindi sembra molto più grande di quanto si possa pensare. Perché rischia di mettere sulla graticola tutto il sistema di prevenzione adottato nell’ultimo anno. Del resto, le falle appaiono evidenti anche da un punto di vista giuridico. Oggi il capo della Procura federale, Giuseppe Chinè, che è anche capo di gabinetto del ministero dell’Economia, contesterà sei capi di imputazione ai biancocelesti. Tra questi c’è l’omessa sottoposizione di Immobile a un periodo di isolamento di dieci giorni. Ma qui ci potrebbe essere un errore di valutazione giuridica perché doveva essere in teoria l’Asl a intervenire, non la società stessa, che comunque aveva previsto un isolamento precauzionale di sei giorni, proprio come fatto dalla Asl di Torino recentemente per i granata. La squadra di Lotito rischia 6 punti di penalizzazione in campionato e anche il presidente potrebbe essere inibito. Per la Lazio, quotata in Borsa, sarebbe un duro colpo da digerire. E soprattutto la possibile inagibilità di Lotito, anche in sede di assemblea di Serie A, potrebbe tagliare fuori il primo oppositore all’entrata dei fondi stranieri nel nostro campionato. Del resto domani in via Rosellini si dovrebbe chiudere la partita sui diritti televisivi. Poi si tornerà a discutere della creazione di una meda company con i fondi Cvc, Advent e Fsi. L’esclusione di Lotito sarebbe un assist a chi in questi mesi ha sempre sostenuto come inevitabile l’arrivo dei fondi esteri. Tra i primi Francesco Dal Pino, presidente della Serie A. A lato del futuro del nostro campionato, però, il caso Immobile rischia di gettare diverse ombre su come lo scorso anno proprio la Lega, la Figc e il Coni hanno gestito l’emergenza sanitaria. Del resto il caso dell’attaccante della Lazio mostra aspetti davvero inquietanti di gestione. Come è noto, Immobile aveva effettuato il tampone il 22 ottobre prima della partita con il Bologna e poi il 26 ottobre, prima di quella di Champions league con il Bruges. Quelli della Figc erano risultati negativi, mentre quello dell’Uefa era risultato positivo. A quel punto la squadra aveva messo il giocatore in isolamento e non lo aveva fatto giocato in Belgio. Nel tampone in Italia del 30 ottobre Immobile era risultato di nuovo negativo. Il primo novembre gioca contro il Torino e segna uno dei 4 gol che stendono la squadra di Urbano Cairo. C’è già chi parla di falsa positività, come anche accaduto al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ma i granata fanno ricorso anche perché prima della partita con lo Zenith in Europa, del 4 novembre, spuntano tre nuovi positivi, tra cui lo stesso Immobile. Peccato che secondo i laboratori Futura fossero negativi. Da lì il caso. E l’apertura del fascicolo in Procura federale. Ma alla fine Immobile è mai stato positivo? Con tutta probabilità no. Anche perché, come spiega sempre l’avvocato Gentile nella sua memoria, si sarebbe potuto sviluppare un focolaio a Formello, un fatto mai verificato.