2021-09-28
«Caos burocratico in Regione. Niente caccia per 54.000 lombardi»
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Ieri manifestazione a Milano contro lo stop dell'attività venatoria. La consigliera regionale di Fdi, Barbara Mazzali, chiede maggiore tutela: «La Lombardia è l'unica regione dove sono riusciti a far sospendere la caccia che non può essere declassata a mera passione. Rappresenta un importante indotto che genera migliaia di posti di lavoro e un'economia che produce quasi il 2% di Pil nazionale».«Mi occupo di caccia dal 1997, vengo da una famiglia a tradizione venatoria, un padre armiere, sono cresciuta non a pane e bambole ma a pane e fucili. Ho passato la mia infanzia nell'armeria di famiglia dove i racconti erano quelli dei compagni di caccia di mio padre».Detto questo, perché è così arrabbiata?«La Lombardia è l'unica regione in Italia dove sono riusciti a far sospendere la caccia».Cosa è accaduto?«Regione Lombardia ha chiesto, come ogni anno, il parere a Ispra, l'Istituto nazionale che rappresenta la parte tecnica del ministero dell'Ambiente, sul suo calendario venatorio. La risposta di Ispra è stata formalizzata il 12 di aprile lasciando perciò i tempi tecnici sufficienti a Regione per esaminarla ed eventualmente adottarne o meno i contenuti tenendo conto che il calendario deve, per legge, essere pubblicato entro il 15 di giugno».E quindi?«Sono trascorsi, invece, la bellezza di cinque mesi, essendo stato pubblicato il 17 settembre, due giorni prima dell' apertura della caccia come previsto dall'assessorato lombardo il quale non aveva accolto il parere di Ispra che rimandava l'apertura al 2 ottobre».Questo calendario è così impegnativo da richiedere molto tempo per la sua stesura?«Regione Lombardia ha un quadro normativo che disciplina l'attività venatoria molto complesso comprendente oltre al calendario altri otto allegati di decine e decine di pagine più ulteriori deliberazioni nonchè decreti dirigenziali».È così anche per le altre regioni.«No, almeno quelle a noi limitrofe, hanno quadri normativi molto più semplici, disposizioni ai calendari molto più chiare e lo dimostra il fatto che né in Piemonte, né Liguria e in Veneto si è verificato quello che è successo ai cacciatori lombardi». In pratica, la Lombardia, ha un calendario diverso dalle altre regioni?«Sì, ha un calendario definito dalla legge regionale n°17 del 2004».Chi ha bloccato la caccia?«Per la Lac, Lega abolizione della caccia, è stato molto semplice contestare tempi di pubblicazione del calendario e evidenziare il fatto che Regione Lombardia avesse disatteso completamente il parere di Ispra. Ciò che trovo sorprendete è il ricorso stesso della Lac, redatto in 40 pagine entrando nel merito di ogni punto del calendario in soli due giorni». Il parere di Ispra è così importante?«Non è vincolante ma la storia ci insegna che se non lo si accoglie c'è bisogno di motivare le scelte».E Regione non l'ha fatto?«Evidentemente no, altrimenti si sarebbe arrivati a un compromesso con Ispra stessa. Non so cosa sia avvenuto negli uffici dell'assessorato e quale sia stata la loro strategia, sta di fatto che è stata fallimentare nell'esito finale per i 54.000 cacciatori lombardi». Però, ora tutto bene, la caccia è stata riaperta?«Secondo il mio parere la soluzione che si è deciso di adottare per risolvere questo impasse è peggio del problema stesso e avrà ripercussioni sicuramente sui prossimi calendari lombardi ma con probabilità anche a livello nazionale».In che senso?«L'assessorato ha deciso di emettere una delibera con un nuovo calendario venatorio prendendo pedissequamente il tanto contestato parere di Ispra, fotocopiandolo e trasformandolo in una delibera di giunta per farlo diventare il nuovo calendario venatorio di Regione Lombardia 2021/2022».Questo cosa comporta?«Che il 7 di ottobre, data stabilita per entrare nel merito del ricorso presentato dalla Lac, l'avvocatura di Regione si troverà in difficoltà a motivare la difesa del calendario sospeso dopo che Regione, per poter riaprire immediatamente la caccia, ha adottato quello contestato di Ispra». Lei cosa avrebbe fatto al posto dei dirigenti dell'assessorato?«Mi sarei limitata a prendere i tre calendari venatori delle regioni confinanti e avrei fatto un copia e incolla per specie cacciabili visto che Ispra li aveva già approvati. Dico questo perché i cacciatori lombardi si trovano ad aprire, a esempio, la stagione di prelievo del tordo da appostamento fisso il 2 ottobre mentre Veneto, Piemonte e Liguria l'hanno aperta il 19 settembre». Lei ha inviato una lettera al presidente Fontana, cosa gli chiede?«La rimozione di tutto il personale dirigenziale della direzione generale dell'assessorato all'agricoltura perché ha dimostrato di non avere quelle competenze tecnico amministrative per affrontare un tema tanto importante come quello del mondo venatorio». Ma è davvero rilevante la caccia da un punto di vista economico?«L'attività venatoria non può essere declassata a mera passione in quanto rappresenta anche un importante indotto che genera migliaia di posti di lavoro e un'economia di eccellenza che produce quasi il 2% di pil nazionale. In Lombardia, la Val Trompia con le sue 120 aziende è la massima espressione imprenditoriale di questo settore». Cosa comprende questo comparto?«Parliamo di aziende di armi, abbigliamento, calzature, binocoli, armerie, imprese faunistico-venatorie, riserve, case di caccia, ripopolamento e produzione di selvaggina. Un indotto economico straordinario». Come si può chiamare passione uccidere degli animali?«Faccio io una domanda, Lei è vegetariana? Vegani e vegetariani, nel nostro paese non arrivano al 10%, gli altri mangiano una, due volte alla settimana, carne. È meno etico il mio pezzo di carne prelevato in natura che significa un animale, sempre in libertà, che non ha mai sofferto o il pezzo di carne acquistato al supermercato di un animale rinchiuso in un allevamento intensivo che ha passato tutta la sua vita soffrendo? È più etica la caccia o il banco frigo di un supermercato? Mi pare che la risposta sia ovvia».Già, ma non è che possiamo andarci a prendere la carne nei boschi.«Vero, ma chi punta il dito e chiama un cacciatore assassino dovrebbe prima riflettere. E nel momento in cui si preleva quell'animale in natura noi abbiamo una normativa venatoria in questo paese rigidissima. Non è che vai e spari a tutto quel che si muove, come spesso sento dire. Si possono prelevare solo quantitativi ben precisi in specie ben definite, talmente ridotti che rappresentano solo quello che si riesce a mangiare».Mi convinca meglio.«Ci sono specie che non avendo più predatori se non vengono prelevate non si riesce a mantenere più in equilibrio la biodiversità e questo è un altro ragionamento su cui la gente deve riflettere».In effetti, siamo invasi da cinghiali e nutrie.«Oggi la quantità di animali invasivi è enorme e c'è la necessità di prelevarli perché sono devastanti per l'agricoltura e per le infrastrutture. Sono fuori controllo e va fatto un prelievo ragionato e monitorato».Lei si occupa di caccia anche a livello nazionale, cosa bisogna fare nel nostro paese su questo tema?«Abbiamo bisogno di dare uniformità alla normativa nazionale in modo che sia uguale per tutte le regioni. E' importante oggi immaginare, come avviene in tutto il mondo, che l'attività venatoria sia considerata una componente importante per la tutela e conservazione dell'ambiente».Come può la caccia favorire questo?«I cacciatori nei decenni, hanno saputo mitigare dei posti inaccessibili all'uomo facendone aree e zone di caccia. Quindi le ha tenute pulite, monitorate, in ordine. Se un territorio non è pulito non c'è caccia. In questo paese abbiamo ascoltato un mondo animale-ambientalista che ha tenuto in scacco il governo per anni e anni. Abbiamo creato dei mostri veri chiamandoli parchi, parchi regionali, comunali dando declinazioni di ogni tipo e a parte qualche eccezione, a oggi questi sono diventati discariche a cielo aperto perchè lo stato non è in grado di fare monitoraggio, controllo e manutenzione lasciandoli diventare luoghi dove tutti buttano di tutto e lo si può vedere dalle migliaia di foto che ci arrivano ogni giorno». Forse si sa troppo poco sui cacciatori.«In Italia c'è un'ipocrisia sul mondo venatorio che è spaventosa. C'è un mondo animalista e ambientalista che negli anni si è radicato all'interno delle istituzioni e le utilizza. Quel mondo se non avesse un nemico probabilmente sparirebbe. E il nemico può essere solo il cacciatore. Quindi noi abbiamo un governo che con una legge, la 157 del 1992 da trent'anni governa il mondo venatorio e detta le regole a livello nazionale. Se avessimo un governo serio che affronta il problema della gestione ambientale in modo serio e concreto, dovrebbe tener conto della grande esperienza dei cacciatori e dei valori che sanno esprimere».Per concludere, cosa vuol dire a Regione Lombardia?«Le questioni vanno affrontate in maniera seria e con le persone competenti e che non si gioca a elaborare provvedimenti che hanno la solidità giuridica di un castello di sabbia».
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