2024-09-07
Cancelliere nel baratro. Flop produzione (-2,4%) e consumi fermi al palo
Due report indicano che il Pil non aumenterà durante l’anno. Male le industrie, sprofondate rispetto alla già nere previsioni.Non si ferma la raffica di dati negativi sull’andamento dell’economia tedesca. Dopo il report dell’Ifo (uno dei principali think tank economici tedeschi, ndr) che ha tagliato a zero le stime di crescita del Pil per quest’anno, dal +0,4 indicato in precedenza, e che ha rivisto al ribasso le previsioni per il 2025, su Berlino piove un’altra doccia fredda.La locomotiva dell’industria manifatturiera si è fermata. Secondo le informazioni preliminari dell’Ufficio federale di statistica (Destatis), la produzione reale (al netto dei prezzi) nel settore è diminuita a luglio del 2,4% rispetto a giugno. È un dato peggiore delle più fosche previsioni che avevano indicato, nella visione pessimistica, un -0,3%. Se si guardano i mesi precedenti emerge chiaramente che non si tratta di un fatto episodico ma è ormai un trend. Gli istituti economici parlano senza ombra di dubbio di stagnazione seguita alla recessione del 2023. Da maggio 2024 a luglio 2024 la produzione industriale è stata inferiore del 2,7% rispetto ai tre mesi precedenti. A luglio il calo è stato del 5,3% rispetto allo stesso mese del 2023. Il cuore del sistema tedesco ha rallentato. Non è tutto. Dopo i dati dell’Ifo, un altro centro di ricerche, l’istituto economico tedesco Diw, ha diramato ieri uno studio sullo stato di salute dell’economia tedesca. Come l’Ifo, ha abbassato le previsioni di crescita da 0,4% a 0. Nel report si precisa che «la speranza di una ripresa più rapida sta scomparendo.Le preoccupazioni per il futuro dovuto all’aumento della disoccupazione e all’incertezza del quadro di politica economica, hanno condizionato i consumatori». La direttrice economica dell’istituto, Geraldine Dany-Knedlik, ha sottolineato che «nemmeno gli Europei di calcio sono riusciti a rilanciare i consumi privati. I tedeschi risparmiano una quota maggiore del proprio reddito». È un segnale della scarsa fiducia in una ripresa a stretto giro e se, come è noto, il carburante dell’economia è l’ottimismo, c’è il rischio che questa situazione perduri a lungo. Attualmente il tasso di risparmio è all’11,3%, significativamente superiore alla media decennale del 10,1%.La spinta ai consumi non è venuta nemmeno dal calo dell’inflazione che, in agosto, per la prima volta in tre anni e mezzo, è scesa sotto la soglia del 2%. Bisognerà vedere se, anche con più soldi in tasca, i tedeschi ricominceranno a spendere. A fine anno ci sarà il rinnovo dei contratti del settore pubblico, dell’industria metalmeccanica e di quella elettrica che dovrebbero portare a un aumento consistente dei salari. La scommessa è se spingeranno i consumi o si tradurranno in maggiori risparmi.Diw mette l’accento sulla debolezza di altri due fronti. La domanda di beni industriali tedeschi, sia sul mercato interno sia all’estero, si è indebolita e la scarsità del portafoglio ordini delle aziende ha determinato una flessione degli investimenti privati. L’edilizia residenziale è in affanno e gli studiosi si attendono che ulteriori tagli dei tassi d’interesse, rendendo i prestiti più economici, possano risvegliare il settore. La curva discendente dell’economia potrebbe non essere finita. Il presidente del Diw, Marcel Fratzscher, dice che «non si possono escludere ulteriori battute d’arresto» e accenna alla guerra commerciale con la Cina.Sulla Germania si fa sentire, inoltre, la crisi demografica. Il calo della popolazione in età lavorativa atteso fino al 2030 (-0,4%) rende più difficile per le industrie reperire manodopera. Oggi la maggior parte della forza lavoro è costituita da baby boomer, cioè i nati tra il 1946 e il 1964, che andrà in pensione entro il 2035 e che difficilmente sarà sostituita dai giovani.Il presidente del Diw conclude ammettendo che «la crisi dell’economia tedesca sta rallentando la crescita dell’Eurozona». Da locomotiva a freno, è una metamorfosi che nessuno più mette in discussione.
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)